Le uova fanno male? Separiamo i falsi miti dalla realtà

I grassi fanno davvero male? Chi deve mangiare senza glutine? Dobbiamo consumare meno sale? Proviamo a separare il falsi miti dell'alimentazione dalla realtà

Le uova fanno male? Separiamo i falsi miti dalla realtà

Sapevate che il miele non è un dolcificante migliore dello zucchero bianco? Che i grassi delle uova non sono dannosi per la salute? E che le verdure surgelate contengono la stessa quantità di sostanze nutritive, se non di più, di quelle fresche?

Non lo sapevate? Tenete duro, tra pochi giorni una nuova scoperta scientifica potrebbe ribaltare la situazione.

Ancora ci ricordiamo di quando la carne rossa faceva bene e il cioccolato fondente male, il vino rosso era un toccasana per la salute e la pasta faceva ingrassare.

C’è di buono che oggi sappiamo molte cose in più sugli effetti provocati dal cibo nel nostro organismo.

Sappiamo per esempio che non tutti i cibi “light” fanno bene, non tutte le diete ipocaloriche fanno dimagrire, mangiare senza sale ci fa sentire spaesati, la carne non è necessariamente cancerogena, dire che tutti i grassi sono nocivi è solo una parte della storia.

Un momento, sappiamo davvero tutte queste cose?

Torniamo sui falsi miti dell’alimentazione da sfatare, e il Guardian ci aiuta a fare chiarezza.

I cibi light fanno bene?

Dieta a domicilio, diet to go

I rapporti con il vostro partner al terzo giorno di dieta basata su cibi super light, senza grassi e a zero carboidrati –in pratica insaporiti con aria frullata– si complicano a causa del suo palese malumore. Non preoccupatevi troppo, non è detto che sia colpa vostra e la relazione non è per forza in crisi. Probabilmente è stressato da tutto quel cibo insapore.

Prendiamo la maionese light. Quelle più famose promettono di tagliare addirittura il 60% dei grassi rispetto alla classica maionese da supermercato. Evviva: l’Eden delle calorie. Ma il sapore che fine fa?

Se non posso mangiare una maionese che sappia di maionese, tanto vale non mangiarla proprio. Il gusto viene rimpolpato, edulcorato dalla presenza massiccia di zuccheri e dolcificanti che certo, bene alla salute non fanno.

E nemmeno i cibi pronti a basso contenuto di grassi fanno bene. A parte che avendo un indice glicemico elevato saziano poco, ma per favorire il taglio delle calorie vengono drasticamente eliminati i grassi buoni, le fibre e i sali minerali portatori di valori nutrizionali importanti. Sono sì poche calorie, ma svuotate di buona parte dei benefici.

Se avete dei dubbi riguardo ai reali valori nutrizionali di qualcosa chiamato light, non compratelo. Mangiate la versione a calorie e valori nutrizionali normali, magari mangiatene meno, ma non privatevi  del gusto.

Quanto contano le calorie?

Ci piace assegnare pagelle a tutto, e ormai dividiamo il cibo tra buono e cattivo, alimenti da mangiare o da evitare.

Le calorie sono il metodo per misurare la quantità di cibo che ingeriamo ogni giorno.

Dal punto di vista scientifico, una caloria è l’energia che permette a un centimetro cubo d’acqua di aumentare la temperatura di un grado centigrado. Rapportando il concetto al nostro corpo, tutto sembra perfettamente sensato: più questo brucia, più calorie introduciamo e viceversa.

Peccato che il nostro corpo sia sì una macchina, ma non bruci tutto ciò che mangiamo come un becco Bunsen in un laboratorio chimico.

In realtà il nostro corpo non assorbe tutti i nutrienti dei cibi. Ad esempio, se mangiamo delle mandorle, non tutta l’energia delle mandorle viene assorbita dal nostro corpo. Questo accade perché una parte delle calorie ci serve per assimilare i nutrienti come gli acidi grassi buoni.

Esistono poi i cibi a calorie negative – che producono cioè un apporto calorico limitato per cui l’organismo impiega calorie pari se non superiori per assimilarne i nutrienti. Rientrano in questa categoria i cetrioli (16 kcal di sali minerali e effetti diuretici), sedano (16kcal di fibre) e pomodori (18kcal).

Riassumendo: una dieta ipocalorica, in caso di necessità, è l’inizio giusto per perdere peso. Ma dev’essere controllata affinché vengano apportati i giusti nutrienti.

Le 140 calorie di una lattina di Coca Cola sono diverse dalla stessa quantità apportata dai broccoli: mentre la prima contiene soltanto zuccheri e sazia poco o nulla, gli altri secondi saranno ricchi di fibre e sali minerali, oltre a saziarci più a lungo.

Dobbiamo diminuire il sale, sì o no?

sale

Il difetto del sale è di concorrere all’innalzamento della pressione sanguigna. Questo perché stimola il sistema nervoso simpatico, produttore di adrenalina, e quindi di conseguente ipertensione.

Ora: che sia sale rosa, sale dell’Himalaya, di salina del Mar Baltico o delle saline di Cervia, il nome in codice sarà sempre semplice cloruro di sodio.

Il sale rende il cibo buono, saporito, la percezione varia da persona a persona, così come i livelli tollerati. Ma salinità di un piatto è la prima cosa che si nota, e anche la prima che fa storcere il naso.

Il meccanismo che regola i rapporti tra sale e pressione sanguigna è molto complicato.

Per semplificare, fa bene ridurre l’apporto complessivo di sale senza focalizzarsi sui singoli alimenti, introducendo alimenti ricchi di potassio (che aiuta ad abbassare la pressione sanguigna) come funghi, spinaci e banane.

I grassi sono sempre nemici? 

La guerra inizia negli anni Cinquanta del secolo scorso. L’eccesso di grassi che si depositano nelle arterie causa le principali malattie cardiache. Si nota inoltre che i popoli del Mediterraneo – cioè quelli che consumano meno burro e più olio d’oliva, ricco di grassi insaturi, sono meno soggetti a disfunzioni dell’apparato circolatorio.

La risposta dell’industria alimentare al burro è l’introduzione dei grassi trans, negli anni Settanta, realizzati in laboratorio e semi-solidi a temperatura ambiente. Sono grassi che si prestava bene alla lavorazione dei prodotti da forno perché costano poco e garantiscono lievitazione e morbidezza.

Il problema sembra risolto: hip hip urrà, l’industria alimentare sembra salva.

Peccato solo per quel picco di infarti e ictus tra gli anni Ottanta e Novanta, con successiva incriminazione dei grassi trans. Eppure ancora non è obbligatorio indicare la quantità e la natura dei grassi trans in etichetta. I soliti sospetti sono: prodotti da forno, cibo take away e panetti di margarina.

D’altro canto, non è nemmeno auspicabile un totale ritorno al burro, visto l’elevato contenuto di grassi saturi. Nemmeno eliminarli completamente è auspicabile: come abbiamo visto i prodotti light contengono zuccheri e carboidrati in quantità.

La soluzione ideale sarebbe nutrirsi di cibo dal contenuto moderato di grassi insaturi – olio d’oliva, frutta secca – perché aiutano a tenere sotto controllo i livelli del colesterolo e a combattere stress e depressione.

Carni lavorate: cancro sì o cancro no?

carne rossa

L’allarme dell’OMS sulla carne lavorata ha avuto conseguenze sulla nostra vita quotidiana. Il consumo eccessivo sembra essere seriamente collegato a malattie degenerative come il cancro.

Ma le diverse carni lavorate incidono allo stesso modo? Una salsiccia ha la stessa pericolosità di un prosciutto iberico?

La realtà è che non lo sappiamo con assoluta certezza. Esistono evidenze che collegano l’abuso di carni lavorate allo sviluppo di tumori al colon. Principali responsabili le cotture improprie e prolungate. Meglio contenere l’apporto di carne giornaliero entro i 70grammi al giorno e a cottura media.

Non è neanche detto che la colpa sia tutta delle carni lavorate: di solito, ad consumi elevati di questo tipo di carne si associano stili di vita impropri e altre carenze.

Un carrello della spesa diversificato, con presenza di pesce, frutta secca e legumi farebbe bene non solo alla salute ma anche alle tasche. Senza contare che, togliere dalla tavola la carne per qualche giorno al mese fa bene anche all’ambiente, visto la percentuale di ossigeno necessaria per produrla.

La mania del senza glutine

Le etichette strillano senza sosta il senza glutine. L’impennata delle persone con ipersensibilità al glutine e celiachia dell’ultimo decennio è probabilmente da imputare all’eccessiva raffinazione dei cereali e a tecniche di produzione sempre più artificiali.

Eliminare il glutine è indispensabile per i celiaci, che altrimenti incorrono nella distruzione dei villi intestinali; va limitare nei casi di ipersensibilità, annunciata da affaticamento e dolori addominali.

Ma è il caso di eliminare il glutine dalle diete di chi non ha problemi particolari?

Una bella fetta di popolazione acquista prodotti senza glutine apparentemente senza motivo. Ma i prodotti privi di glutine sono destinati a coloro che soffrono di ipersensibilità e di celiachia; a chi non soffre di disturbi, pane, pasta e prodotti da forno senza glutine non apportano nessun beneficio. Oltre a costare di più sono ricchi di zuccheri raffinati.

Gli amanti delle tendenze se non sono celiaci, farebbero bene a non nutrirsi di prodotti senza glutine. Per i celiaci: se il tempo lo permette provate a fare le cose da voi e a non acquistarle. Potreste scoprirvi piccoli chef.

Colesterolo: capirlo e controllarlo

Uova sode, non sgusciare l'uovo caldo

Il colesterolo è uno dei demoni alimentari del ventunesimo secolo.

Per controllarlo, bisogna in realtà prima capire cos’è.

Il colesterolo è una sostanza che non può dissolversi nel sangue. Di solito, “viaggia” insieme a proteine e grassi, contribuendo alle reazioni chimiche del nostro corpo. Purtroppo, non sempre questi viaggi hanno vita facile e il colesterolo “cattivo”  ha l’abitudine di attaccarsi alle pareti di arterie e vene, formando delle placche.

Da qui, l’insorgere di malattie e disturbi cardiovascolari.

Il colesterolo “buono” aiuta invece a portare via le scorie dalle arterie. Basterebbe questa piccola semplificazione per capire che la semplice dicitura “livello di colesterolo nel sangue” è impropria.

In linea di massima, a un alto livello di colesterolo cattivo si abbina un basso livello di colesterolo buono. Ma la bella notizia è che i profili si possono facilmente invertire cambiando stile di vita, anziché prendere pillole per regolarli.

Ma quali sono gli alimenti ricchi di colesterolo?

A differenza della percezione comune, alimenti come le uova contengono percentuali di colesterolo normali (e poi è evidente che non ci si nutre esclusivamente di uova, giusto?) e si possono consumare senza problemi un paio di volte alla settimana.

Da evitare, invece, gli eccessi di zuccheri raffinati: il fegato risponde trasformando gli zuccheri in eccesso in trigliceridi e colesterolo cattivo. Ridurre le quantità di alcol è sempre consigliabile. La priorità va data ai grassi insaturi – quindi a olio di oliva, frutta secca, cibi integrali.

Inoltre, lo stile di vita è fondamentale: mangiare piano riduce i picchi di zucchero nel sangue, evitando di sovrastimolare il fegato, e l’attività fisica aiuta a regolare ulteriormente i livelli del colesterolo nel sangue.

[Crediti | Link: Guardian]