Ho comprato 10 vini buoni e convenienti alla Coop

Il rapporto tra vino di qualità e Grande Distribuzione è tutt'altro che buono. Ma chi cerca trova. Ecco i 10 vini migliori presenti negli scaffali dei punti vendita Coop, bottiglie che per il loro prezzo rappresentano dei veri affari

Ho comprato 10 vini buoni e convenienti alla Coop

Ritorniamo a bere (bene) tra le corsie dei supermercati. Ricominciamo a viaggiare tra gli scaffali con fare guardingo e indagatore, acquistando, toccando e fotografando di tutto.

Facendo, in sostanza, la figura del disadattato all’ultimo stadio. Il disagio mi appartiene.

Sintetizzare le migliori bottiglie presenti sugli scaffali Coop è impresa maggiore rispetto al modello Esselunga.

Non per il livello dei vini, spesso superiore all’ex impero di Bernardo Caprotti, ma per una maggiore diversificazione tra i singoli punti vendita.

Esistono infatti molte piccole Coop locali, magari gestite da malcelati enostrippati, generose di piccole chicche e vecchie annate, ma che non sono un campione rappresentativo su scala nazionale.

Nelle mie visite in molte Coop ho trovato però alcune costanti (troppi buchi regionali, poca diversificazione nei vini siciliani e sardi, una selezione mediocre dei metodo classico e il mio amato Verdicchio ancora condizionato dallo stereotipo estetico dei cloni a forma di anfora di Fazi Battaglia), ma una top ten, attenta a cercare qualcosa di meno ordinario, ci scappa.

Prosecco Superiore Extra Dry Giustino B – Cantina Ruggeri – € 14,49

Per orientarsi sul Prosecco in GDO ci vorrebbe un intero post e nemmeno alla Coop si imbatte in prodotti che spiccano per originalità. Scopro che ne esiste anche uno marchiato Fior Fiore. C’è poi il classico Mionetto e questo Giustino B che si fa bere pacificamente.

Piuttosto celebrato, è un Extra Dry con 16 grammi di zucchero, fortunatamente avaro di stucchevolezze, ma abbastanza appiattito dalla tecnica. Scende bene, ma costa parecchio rispetto alla tipologia.

Muller Thurgau – Cantina Bolzano – € 7,85

Le realtà cooperative in Alto Adige, come in molte altre regioni e zone settentrionali (no, non ho detto Oltrepò) sono un approdo sicuro. Il Muller non va più di moda quanto un decennio fa, e nel consumo aperitivistico indiscriminato è stato sottomesso dall’opulenza del Gewurztraminer, ma rimane una tipologia snella, pronta e trasversale.

Un vino democratico insomma, dalla precisione stilistica teutonica. Se si ama la tipologia (io faccio parecchia fatica, mentre il Traminer non riesco proprio a mandarlo giù) è una sicurezza a prezzi accettabili.

Blanc de Morgex e de La salle – Cave Mont Blanc Morgex – € 8,90

Ancora una realtà cooperativa nella regione che eleva la pratica sociale a necessità vitale, vista la quantità di piccoli conferitori privi dei numeri sufficienti per affrontare il mercato. Non mi aspettavo però di trovare un mio vitigno cult, il Prie blanc, che ho raccontato più volte, specie nella versione di Ermes Pavese.

Siamo tra le vigne più alte del mondo (sui 1000 metri!) e ci beviamo un bianco originalissimo, sottile, poco concentrato e molto longevo, con un profilo olfattivo molto peculiare. Gli amanti dei primi due vini menzionati potremmo essere un po’ disorientati.

Cinque terre – Cantina Cinque terre – € 7,15

Indovinate? Una cantina cooperativa (che vende anche online). E ancora una volta un buon compromesso per avvicinarsi a una tipologia affascinante quanto microscopica, considerando quanto sia impervia la viticoltura nelle Cinque terre.

Probabilmente il profilo del vino non è così rappresentativo del territorio (provate Luciano Capellini, se lo trovate), ma la tentazione di inserire un bianco ligure che non fosse Vermentino o Pigato mi solleticava troppo.

Muscadet sur lie 2012 – Chateau de la botinière – € 14,49

Non il massimo della tipologia, ma è una chicca vera visto che parliamo di Muscadet, il bianco da ostriche per eccellenza. La tipologia è ancora di nicchia in Italia, nonostante la Francia ormai non sia più rappresentata solo da Borgogna e Bordeaux.

Un vino succo di frutta, molto agrumato, sostenuto da una sapidità importante. Prendete e beveteni tutti (cit.).

Vecchia Modena Lambrusco di Modena – Chiarli – € 5

Solite referenze per quanto riguarda il Lambrusco, ma rispetto all’Esselunga alla Coop si trovano più comunemente le tipologie migliori dei vari giganti produttivi della tipologia come Ceci, Cavicchioli e Chiarli.

E Vecchia Modena vale sempre un giro. Con le sue bolle spumose e la sua acidità corroborante, è una sgrassatore perfetto per bilanciare la sostanziosa cucina emiliana.

Chianti Classico 2014 – Castellare di Castellina – € 12,59

L’annata è stata difficile, molto difficile, eppure (al netto di un po’ di diluizione) continua a regalare dei Chianti gustosi, più eleganti che ciccioni, più pensosi che fruttati, più sapidi che concentrati.

E ad avvicinare chi ama questo modello anche ad aziende come Castellare, che nelle annate più calde pecca fin troppo di potenza ed esuberanza.

Barbaresco Santo Stefano Albesani 2011 – Castello di Neive – € 25,90

Scavando bene alcune Coop hanno una discreta profondità di annate, ma non rischierei molto viste le condizioni di conservazione (parliamo sempre di bottiglie esposti alla la luce per 18 ore al giorno). L’Albesani però non lo si deve lasciare lì.

Attualmente sono fuori con l’annata 2013 (splendida!), ma anche questa 2011 non scherza e ha già un filo di evoluzione fondamentale per apprezzare un nebbiolo di tale caratura. Frutto, spessore, densità e salinità. Potete anche dimenticarlo in cantina una ventina di anni.

Aglianico Sannio 2013 – La guardiense – € 4,59

È inverno, sarebbe anche tempo che vi buttiate su qualche rosso massiccio. Il sacro tannico chiama Aglianico.

Quello più autentico vive in altri luoghi e in altre cantine, ma La Guardiense assicura discreta qualità a prezzi contenuti e un primo approccio per avvicinarsi a uno dei migliori rossi italiani.

Barolo Marcenasco 2011 – Renato Ratti – € 36,90

Il Barolo al supermercato, come un po’ tutti i rossi di altissimo profilo, è spesso un cattivo affare. Non in termini economici quanto come reale comprensione di cosa possa essere questo vino. Con Ratti però capitate bene e scoprite anche uno dei produttori più illuminati nel racconto del territorio.

In scaffale c’era l’annata 2011 e la 2012, sono entrambi massicce e inferiori alla 2010 e alla prossima 2013, ma scegliete la prima. Decidete voi se stapparla e metterci sopra un bel brasato o attendere qualche lustro per goderlo a pieno.

Lo so, eccedo sempre con i nebbioli, fatevene una ragione. E salute.

[Crediti | Link: Dissapore, immagine di copertina: Lifephoto]