Le 5 pubblicità più imbarazzanti mai fatte dagli chef

Chef e spot pubblicitari: un rapporto molto stretto. Per pagare i conti in perdita dei ristoranti stellati gli chef si prestano a pubblicità di prodotti dal dubbio valore nutritivo. Quali sono le 5 pubblicità più imbarazzanti mai fatte dagli chef?

Le 5 pubblicità più imbarazzanti mai fatte dagli chef

I ristoranti stellati costano troppo. Gli chef sono costretti e fare la pubblicità in tv e quindi il mestiere viene svilito: si può ridurre a questo pensiero basico (e frettoloso, diciamocelo) il contributo dato dall’articolo di Lettera 43 sugli spot fatti dai cuochi.

Fermi tutti: ricontestualizziamo.

Da tempo, ormai, le mascelle da macho degli chef hanno sostituito quelle di sportivi e attori pensionabili nella promozione di generi dalla diversa natura. Si era iniziato con il metodo osmotico: chef chiama cucina, dunque è il testimonial ideale per cibi e affini.

Ma oggi lo stellato è sdoganato come VIP anche alle folle non proprio gourmet: per questo vediamo la sagoma di Davide Oldani che si staglia sui cieli milanesi munito di cellulare e aria da yuppie.

Ma ci siamo anche abituati a un Carlo Cracco intento a passeggiare nella casa più amata dagli italiani mostrando le bellezze delle ceramiche da wc, o di un soggiorno post-moderno.

Ora, se da una parte andrebbero fatti i conti in tasca agli chef e alle loro carriere da testimonial per capire se servono soltanto a tappare i buchi neri dei ristoranti troppo costosi, mi pare più interessante la questione della presunta perdita di credibilità come professionisti.

Oggi, anche chi non ha mai mangiato da Cracco si fa bello dicendo che “dopo le patatine, non è più lui”: pratica da bar dello sport, verissimo, ma che ben rappresenta la presunta questione dello sputtanamento di un cuoco professionista.

Così abbiamo raccolto 5 spot che hanno fatto gridare allo scandalo, quelli che “ah, adesso hanno perso ogni credibilità.

#5 BARBIERI E AMADORI 

Aria da bello e maledetto, un tocco di splatter che con la carne (pur bianca) ci sta sempre: Bruno Barbieri è stato il tormentone delle pubblicità all’interno delle puntate di MasterChef qualche anno fa.

Ce ne vuole di credibilità per sostituire il signor “parola di Sergio Amadori” spiaggiato su qualche divano. Ma il nostro lo fece con onore, e come testimonial sembrava crederci davvero: sarà per questo che si è gridato allo scandalo.

Si sa: gli chef mangiano solo da allevamenti di polli bio, con domatore che li faccia anche volare. Loro non sono umani, il supermercato non lo vedono mai.

#4 BASTIANICH E BUITONI

Joe Bastianich recita Joe Bastianich (con annesse imperfezioni grammaticali) nello spot della sfoglia Buitoni: apriti cielo.

Pur non essendo un vero uomo da fornello, ha infranto i cuori delle massaie italiane puriste della sfoglia fatta in casa.

#3 CANNAVACCIUOLO E IL GORGONZOLA DOP

Pare che uno chef campano non possa essersi innamorato d’altro che della zizzona, in vita sua. Lesa maestà per la DOP più amata della Campania da parte di Antonino che, invece, dichiara il suo flirt con il gorgonzola.

Da un anno, ormai, all’uscita dell’autostrada A8 a Milano, mi imbatto nel faccione gigante di Cannavacciuolo che sponsorizza il gorgonzola: forse è anche la cartellonistica ad accendere gli animi degli anti-spot.

#2 CRACCO E LE PATATINE SAN CARLO

San Cracco e le patatine: una storia vecchia, che ancora gira di bocca in bocca a sottolineare l’inganno dello chef stellato che “certe cose non dovrebbe farle”.

In effetti, la quota pop dei nostri aperitivi, chips in primis, ha tentato il colpo di coda della gourmetizzazione sfruttando la beltà e la nomea di chef Cracco. C’è riuscita, secondo voi?

#1 GUALTIERO MARCHESI E MC DONALD’S

Due mondi agli antipodi che si incontrano per marketing. Chi è riuscito a strappare la firma di Gualtiero Marchesi sul contratto con McDonald’s meriterebbe un premio: nessuno di noi avrebbe mai creduto al matrimonio di una coppia più strampalata. Invece è successo: anche se molti di noi vorrebbero dimenticarlo, per qualche settimana è successo davvero.

Insomma, col marketing non bisognerebbe scendere a compromessi, se fai una professione in vista come lo chef.

Invece, così per dire, i calciatori possono fare quello che vogliono, compreso mettersi le calze di spugna della Nike, e sono pure più fughi se sono testimonial.

Chissà perché.