Confessioni caloriche | Elogio del gelato confezionato

Non leggete questo post. O almeno, non fatelo se avete una reputazione da difendere, se riuscite a sciorinate senza tentennamenti il rosario del gelato artigianale edizione “Summer 2010” (Il mio Gelato Naturale a Roma, Il Gelatone a Palermo, Carapina a Firenze), se non avete mai confessato in pubblico l’insana passione per i gelati confezionati. Una confessione esclusiva, calorica, e anche un tot fanatica. Orsù diteci: quale di questi totem estivi è stato motivo di culto per ragioni le più varie, e merita quindi la vostra eterna riconoscenza? Ne abbiamo dimenticato qualcuno?

Magnum Algida.

Il cioccolato lucido (ma è ripassato con la coppale?), il ripieno ogni anno più barocco – e grasso e pieno di zucchero ma non ce la menate – double… triple… di più, di più, di più… ahhh. Poche storie: il Magnum è la tentazione più irresistibile dell’estate.

Solero Algida.

Quante volte abbiamo finto di credere alla storia del sorbetto salutista con la frutta a pezzi pur di dissetarci (si dice così, no!) con uno dei gelati meglio nominati della storia?

Coppetta Häagen-Dazs.

Guardi la tua serie di riferimento nel tivù e la coppetta è lì. Passi al film yankee e di nuovo… Häagen Dazs. Poi dice che uno si fa condizionare. Eccielo, il gelato americano fa così snob!

Ghiacciolo Motta.

O mi tuffo o succhio un ghiacciolo, da quando è nato, il geniale pezzo di ghiaccio zeppo di coloranti è tra i rimedi anti-solleone prediletti degli italiani. Un tempo nello stecco c’era scritto se eri stato abbastanza fortunato da vincerne un altro. Glorioso!

Cornetto Algida.

Come la Settimana Enigmistica è il gelato che vanta innumerevoli tentativi di imitazione, ma l’unico tra gli industriali che ci permette di fare gli snob. Cornettone, cornettino, cornettuccio? No grazie, Cornetto e possibilmente Classico.

Maxibon Motta.

L’idea di racchiudere il gelato in un biscotto non è particolarmente originale, ma nessuno l’ha fatto meglio, aggiungendo la copertura al cioccolato perché “du gusti is meglio…”. Non mi risultano adepti che lo impugnano dalla parte del cioccolato così da lasciarla per ultima, ma potrei sbagliarmi.

Cocco Antica gelateria del corso.

A un certo punto, diciamo l’inizio dei ’90, non eri nessuno se non chiudevi la sosta al ristorante con il gelato alla frutta dell’Antica Gelateria del Corso, marchio che ha dato il via alla follia dell’antico (antico qui, antico lì, antico perfino il fruttivendolo). Le varianti? Limone e un mezzo guscio di noce di cocco con un bottone di cioccolato fondente al centro che costava un accidente.

Coppa del nonno Motta.

Un capolavoro di confezione o di packaging come dicono a Milano, alla stregua della bottiglia Contour di Coca Cola o giù di lì. Immutata nel tempo, nonostante il nome vagamente gerontocratico rimane l’alternativa al caffè più praticata dagli italiani. Vabbeh, dopo il caffè scecherato.

Viennetta Algida.

Il mito della Viennetta è cresciuto sul “Gli amici mi hanno invitato e non posso presentarmi a mani vuote, cosa porto?” Poi, la nazione, via via più ricca e decadente, si è assuefatta all’idea di avere in casa il dolce “per ogni evenienza”.

Fiordifragola Algida.

Un po’ più del ghiacciolo, un po’ meno del Solero. Fateci caso, è ancora un mito per le ragazze che negli anni ’80 chiedevano “fragole con panna” in qualsiasi posto le portavi.

Coppa Oro Sammontana.

Come sa ogni adepto degno di questo nome, il segreto sta nel pazientare qualche minuto dopo averla tirata fuori dal freezer. Il problema è resistere alle striature del variegato all’amarena, una delle tentazioni più ammalianti mai viste. Evitato l’effetto spezzadenti e nonostante l’età, la Coppa Oro continua ad avere il suo perché.

Tartufo Antica Gelateria del corso.

Diciamolo, i cuochi dei millemila ristoranti-pizzeria che hanno invaso l’Italia negli anni ’90 non avevano la più pallida idea di come si preparasse un tartufo. E’ così che il tartufo della Antica gelateria del corso ha potuto proliferare. La variante bizantina era il tartufo bianco affogato al caffè.

Croccante Algida.

Dopo l’ennesima replica televisiva di “Raccontami”, ‘nzomma, quando ti senti “in a Patty Pravo state of mind”, niente è meglio di un Concertino. Oh, scusate, della sua replica post-’70, il Croccante Algida.

Carte d’or Algida.

Curioso, la prima risposta italiana allo strapotere commerciale delle coppette Haagen Dazs, ha un nome francese, secondo molti il vero segreto del successo di queste vaschette. Abbastanza esclusivo da farci sorvolare sull’imbarazzante contenuto di emulsionanti e addensanti.

Barattolino Sammontana.

Pare sia il primo peccato di chi esce dalla dieta low-carb, la vera spiegazione del perdurare del costume intero. Miracoli del packaging, perfino le meringhe strombazzate nella confezione sono polverizzate. Degustibus…