E fu così che il gastrofighettismo sbarcò all’Università

Ci scrive Luca Meneghel, studente della Facoltà di Design e Arti dell’Università di Bolzano. “Questo semestre ho svolto un progetto sul tema del gastrofighettismo e volevo chiedere se vi interessa pubblicarlo”. Certo che ci interessa, eccolo pubblicato.

Il mio progetto parla di cibo o meglio di un contrasto riguardante il cibo che è sempre più evidente. Negli ultimi anni infatti furoreggia, prima in America e a seguire nel resto del mondo, la cosiddetta “moda del food”. Si discute sempre più di cibo sia per una crescente attenzione verso ciò che mangiamo che per moda; ovunque nascono happening gastronomici e foodblog. Ecco, soprattutto nel campo dei foodblog, il cibo perde la valenza di bisogno primario per diventare qualcosa che va mostrato e discusso, c’è chi come Dissapore parla di gourmet 2.0 o gastrofighettismo, ironizzando sull’improvviso bisogno collettivo di essere chef e su come il cibo sia un argomento sempre più chiacchierato. Proprio su questo tema è incentrato il mio progetto.

Con l’obiettivo di estremizzare il concetto cibo/oggetto, ho preso spunto dal massimo dell’apparenza, cioè il mondo dei gioielli e degli accessori. Oggetti il cui unico scopo, a parte la rappresentazione di uno status symbol, è valorizzare chi li indossa. Se pensiamo alla moda, alle foto pubblicitarie, il messaggio veicolato è piuttosto semplice, in pratica è la promessa che comprando un certo oggetto si diventerà belli (variante: di successo) come i protagonisti delle foto. L’oggetto pubblicizzato diventa solo un tramite per vendere questo sogno.

Allora sapete cos’ho fatto? Ho isolato delle pubblicità da alcune riviste di moda, ho tolto alle foto l’oggetto per il quale erano state scattate rimpiazzandolo con il cibo. Beh, giudicate voi, dal punto di vista concettuale, sostituire dei gioielli di Bulgari indossati da Kate Moss con le uova di Parisi non ha cambiato granché. Resta lo stesso immaginario, lo stesso messaggio, solo che a identificare uno status non sono più gioielli da centinaia di euro bensì un uovo da 1.10 €.

Ho scelto 5 diversi tipi di cibo per rappresentare una scala che andasse dal più popolare a quello incredibilmente elitario. Così, partendo dalle cose massificate anche se invitanti di una catena come Starbucks, sono passato ai macaron, quindi al cibo bio, un vero trend degli ultimi anni, spostandomi infine su prodotti sempre più elitari tipo l’uovo di Parisi per arrivare all’eccesso, mangiare oro. Esempi tutti diversi tra loro: Starbucks è un marchio, i macaron devono la loro fortuna al’aspetto, il cibo bio è un processo di produzione, l’oro ovviamente un materiale mentre nel caso dell’uovo di Parisi è il cibo stesso che crea lo status.

Ora gli abbinamenti.

Starbucks. Per la catena di caffetterie una copertina della rivista americana ID con Anja Rubik. Volevo dare l’idea del casual legato al movimento hipster in qualche modo alternativo. La foto ritrae una ragazza con un tatuaggio di
Starbucks (è il marchio che creare la moda), l’immaginario è un misto tra lo chic-punk e l’hipster, il cibo sta nel logo e in parte nel make-up realizzato con polvere di caffè.

Macaron. la copertina di un Cd della cantante Katy Perry. Con i colori forti e la forma gioiosa, i famosi dolcetti rimandano al mondo di Barbie, bello, rosa e finto, rintracciabile anche nel dna espressivo della cantante australiana. La copertina del Cd diventa un poster dove spiccano collana e anello fatti con i macaron.

Cibo biologico. La sua forza è la naturalezza, stesso messaggio di una pubblicità dello stilista statunitense Narciso Rodriguez che ha per protagonista la modella Carmen Kass. Anche in questo caso il profumo è stato sostituito dal cibo, cibo biologico, cioè orecchini di insalata.

Uovo di Parisi. Simbolo di benessere e attenzione verso un’alimentazione consapevole, l’uovo di Parisi è l’emblema del cibo alla moda, ostentato da chef e grandi ristoranti. Mi sono ispirato a una pubblicità di Bulgari, però la modella che sostituisce Kate Moss non indossa preziosi gioielli ma appunto un uovo dell’allevatore toscano.

Oro. L’oro è l’estremo, è mangiare qualcosa solo per dimostrare che si può, visto che non apporta benefici nutritivi (citando Dissapore: “l’oro si può associare a qualunque cibo, non li rovina in quanto non ne intacca il sapore”). L’immagine doveva trasmette snobismo e raffinatezza per cui sono partito da una pubblicità YSL con la supermodella canadese Coco Rocha. Mi sono limitato ad aggiungere una collana il cui ciondolo è un cioccolatino (Orogourmet) ricoperto d’oro.

Ad ogni immagine ho associato un poster tipografico che riprendendo il colore del cibo prova a spiegare la foto. E’ composto da un insieme di definizioni e parole chiave che spesso i foodblog collegano a quel cibo. L’idea è rendere visivamente ea massa di informazioni dinamica anche se spesso caotica che Internet restituisce.

Ho svolto l’intero progetto per un lettore informato sulle tendenze gastronomiche del momento, evitando i cliché quali aragosta o caviale ma scegliendo cibi legati alle tendenze di oggi. Spero vi sia piaciuto.

[Crediti | Link: Luca Meneghel, Giulia Davolo make up artist, Veronica Covi hair stylist]