Ma quale Nigella Lawson, quale Alessandro Borghese, è il cibo il viagra dello share

Dalla tv nazionalpopolare a quella nutrizionalpopolare, è stato detto. O dal tubo catodico al canale digerente, se preferite. Cotto e Mangiato, Cucina con Ale, Il Boss delle torte, Cuochi e fiamme, Hell’s Kitchen, I menù di Benedetta, Le mani in pasta, Ti ci porto io, Master chef… armi di nutrizione di massa senza soluzione di continuità. Da La7 a Cielo a Raiuno: mattino, pomeriggio e (prima) serata: mangio dopo il Tiggì. L’XLFactor più che l’XFactor.

Ciononostante –inteso come nonostante l’indigestione di saccaposci, padelle bruciacchiate, pasta di zucchero, frigoriferi pornografici, macaron multicolor– cibo&cucina continuano a eccitare lo share. Antonella Clerici e La Prova del cuoco, nella loro quotidiana kitscheria, diventano modelli per più raffinati programmi dagli ascolti però vagamente stitici (le nostre amate Invasioni Barbariche).

Ed ecco, improvvisa, la teoria. La teoria che trasforma Dissapore, qui e subito, in una fanzine del critico televisivo Riccardo Bocca.

Non sarebbero Nigella, Antonella, Jamie, Benedetta, Alessandro o Gordon le ragioni del travolgente successo tv, ma proprio lui: il cibo.

Attenzione: il vero cibo.

Non gli ingredienti trattati da Benedetta Parodi come banale strumento di share, inzuppato di una praticità che ne svilisce l’animo e il cuore. Ma gli imperiali frutti di terra e di mare che trovano degna ospitalità nel baraccone festoso di Antonella Clerici.

Attovagiados seguitemi, non mollate proprio ora che l’affascinante teoria sta per essere spiegata in tutta la sua scottante (è il caso di dirlo) verità.

Enorme, per non dire spropositato, è l’impatto che la materia culinaria, illustrata con il dovuto affetto, sa trasmettere a casa. Alla “Prova del cuoco”, parole antiche come radicchio, ombrina, ravioli, e -perché no- anche pomodoro, raggiungono l’apice del loro senso nelle mani di cucinieri che amano ciò che toccano, e toccano ciò che amano. Una popolarità terragna che relega in secondo piano la gara tra due piatti, e antepone alla stupideria del chi è più bravo i sapori e profumi delle origini. Materia viva da cui trarre puro beneficio regalando applausi e share.

Ora, a parte aver fornito alla nostra bulimia televisiva una giustificazione di parecchio superiore a tutte le altre (“stai sempre a rimirare la balconata di Nigella Lawson”, “quando mai, sbavo per i pettorali dell’ombrina), vi rendete conto di quanto l’illuminata teoria dica di noi? O sbaglio?

[Crediti | Link: L’Espresso, immagine: Telegiornaliste]