Qualcuno spieghi a Licia Granello che sta scrivendo per internet, maledizione

Licia GranelloRiavvolgi. Play. Parliamo di critici e ristoranti. Nooo! Okay, no. Anzi, se prima di 24 ore ci ricasco mandatemi pure al diavolo. Allora… parliamo di giornalisti e ristoranti. Magari di Licia Granello, la prima sciura di Repubblica che ieri ha scritto al sito Food&Wine dell’Espresso la sua memorabile incazzatura con i cuochi italiani. “Che delusione il vostro silenzio” mentre Striscia la Notizia attaccava “con patetica ignoranza” colleghi come Ferran Adria e Massimo Bottura. “Alla faccia del movimento, del tutti per uno”, il vostro silenzio è stato “assordante”.

Ora, detto che sei fai la giornalista probabilmente non spetta a te chiamare altri settori all’unità professionale, e che se davvero ti scatta la carogna infiorettarla con francesismi tipo: “allure mediatico” o “entr’amitié” non aiuta la credibilità, lo sfogo di una che è più adrianista di Adria, potrebbe starci.

Il punto non è il merito, ma il metodo.

Scrivere in un sito internet dell’attacco sferrato da Striscia la Notizia alla cucina molecolare—nessuno può saperlo meglio di Dissapore—richiede la ricostruzione di fatti e circostanze, un tot di riferimenti scientifici, e poi analisi, interpretazioni. Soprattutto link agli altri siti. Tutte cose ignorate nella lettera di Licia Granello. Se è la giornalista a dimenticare la centralità dei fatti, in altre parole, se non ci viene spiegato perché e percome Striscia racconta balle, noi lettori come possiamo formarci un’opinione?

Altro punto, i tempi.

Possibile che la prima firma gastronomica di Repubblica (DI REPUBBLICA!) intervenga sulla vicenda con un un ritardo di settimane? E che in piena era internet si giustifichi scrivendo: “In quei giorni ero all’estero, mi hanno informato father&son Grigliatti, un paio di ristoratori”? Ci sono connessioni internet anche all’estero, e un computer portatile ormai, rientra nella dotazione minima del bravo giornalista.

Ho un paio di domande per i lettori di Dissapore? Si può ancora pretendere di fare giornalismo in questa maniera? Che senso ha fregarsene del mezzo e scrivere per il web come fosse carta stampata?