Ostile e col naso arricciato dichiaro sopravvalutati questi 3 amori gastronomici, sbarazziamocene

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Ci sono torture autoinflitte che posso comprendere, come mangiare una pizza lessata in un box di cartone. A volte la stanchezza di un giorno difficile fa cadere l’occhio sul volantino della pizza a domicilio, dimenticato sul fondo del portalettere. Insomma, se vi ordinate una pizza sarò indulgente.

Anche per il McDonald posso chiudere un occhio (o in qualsiasi altro modo si chiami la vostra catena preferita che serve cibo cattivo in packaging divertente e low cost).

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In entrambi i casi il lato vantaggioso della proposta è cristallino. Ci sono però alcuni cibi che tutti cercano e che il 99,9% delle volte sono una delusione cocente. Per questo mi rivolgo a voi, pronta a subire la crocifissione.

Ditemi dunque: perché continuiamo?

Cupcake

cupcake

Siamo d’accordo: possono essere buonissimi. Ma i cupcake sono diventati (complice il preparato della Cameo) il terreno di battaglia di tutti gli aspiranti cake designer poco talentuosi, o così indigenti da non potersi permettere tutta la pasta di zucchero che ci vuole a ricoprire una torta intera.

Ne derivano una serie di pasticcini con un peso specifico assimilabile a quello del piombo, ricoperti da strati di zucchero colorato che si stacca in più punti o da glasse montate male che colano da ogni parte. Il costo, per di più, è sempre superiore a quello di un onesto bigné alla crema.

Sushi

sushi

Anche qui: mangiato nel posto giusto diventa un piatto interessante. Ma il fatto è che sappiamo bene che i due terzi del sushi consumato in Italia viene dal banco frigo della Conad, o dall’all you can eat del nostro vicino di casa cinese. E le catene dall’aspetto fashionista non mi pare si producano in vette qualitative superiori alla Conad di cui sopra. Il prezzo invece rimane superiore.

Uno studio di health.com riportato a luglio da Time ha anche dimostrato che il sushi, lungi dall’essere un prodotto dietetico, aumenta il bisogno di zuccheri nel sangue e quindi impedisce il senso di sazietà.

Insalatona

insalatona

“Non ho voglia di pizza, ‘sta sera prendo l’insalatona”. Se avessi un centesimo per tutte le volte che ho pronunciato questa frase… Ma quando arriva il ciotolone di insalata in busta mal lavata e mal asciugata, e a tratti un po’ marcita, mi pento.

Se si considera poi che nel novero dei prodotti adatti a guarnire l’insalatona si contano mais, tonni sott’olio, formaggi vari, il conto calorico potrebbe addirittura superare quello di una pizza Margherita.

Quando però ho letto della delusione di Sara Porro, editor di Dissapore, di fronte al cronut di Dominique Ansel (che non era dispiaciuto a un’altra editor, la modella Tanya Gervasi), mi sono detta: tutti possiamo innamorarci della persona sbagliata, quello che conta è avere la forza di ammetterlo. E andare avanti.

[foto crediti: sfgirlbybay, hungry happenings, training youth, helyn’s healthy kitchen]