Elogio del past food: 5 cibi che, se non vivessimo alla velocità della luce, faremmo ancora in casa

Elogio del past food: 5 cibi che, se non vivessimo alla velocità della luce, faremmo ancora in casa

Lo scorso fine settimana cercavo un po’ di tregua all’arsura estiva sui monti, e il dio della pioggia mi ha ricompensato con due giorni di rovesci temporaleschi senza precedenti. Che si sa, la montagna, con la pioggia, induce inesorabilmente al suicidio. Nel tentativo di arrivare viva e vegeta all’unico momento che ti salva la vita in montagna quando fa brutto, l’abbuffata in rifugio, mi sono ritrovata a visitare il museo dei mestieri contadini, uno di quei posti che stuzzicano l’animo bucolico anche di una cittadina corrotta dai piaceri della modernità come me.

Attraversando la latteria ricostruita e analizzando uno per uno gli stampi per il burro che riportavano un simbolo personalizzato per ogni famiglia ne ho rubato uno, e ho deciso che la prossima tappa della mia mania gastronomica sarebbe stata farsi il burro in casa.

Ecco, in realtà mio marito mi ha dissuaso dall’intento criminale, e abbiamo restituito lo stampo. Però, mentre mi tenevo lo stomaco tentando di non vomitare sui tornati che ci stavano riconducendo in città, ho pensato alle cose che un tempo si facevano in casa e che oggi compriamo senza nemmeno porci il problema. Beh, sono tante.

Ecco, a partire dal burro giallognolo d’alpeggio, tutte quelle che mi son venute in mente. Se me ne sono scordata qualcuna aiutatemi a ricordarmela. Insieme apriremo una nuova strada verso una decrescita sempre più militante e operosa.

Il burro.

stampo burro

Per fare il burro in casa bisogna partire dal latte intero, appena munto che va fatto riposare fino a che in superficie non affiora la panna. Dunque è abbastanza chiaro il motivo per cui al quarto piano del mio condomionio in centro non sia così facile farsi il burro in casa.

Però a tutto c’è rimedio: basta procurarsi della panna al supermercato e montarla fino a che la parte grassa non diventa dura e giallognola, e lascia del liquido sul fondo.

Conditio sine qua non: avere uno stampino da burro per dare una forma guardabile alla polpetta di grasso che avrete ottenuto.

Il caffè in polvere.

macina caffè

Il massimo della vita, quando ho voglia di investire un’ingente sommetta, è passare nel negozio di torrefazione più profumato della mia città e farmi macinare una miscela di chicchi scelti da me (Nespresso, tiè!).

Eppure, il caffè in polvere è un dato acquisito nel carrello della spesa solo da poche decine di anni, prima c’era il macinino.

Un ottimo modo per sapere se poi smettere per sempre di sentirti giovane è ammettere che ne hai usato uno.

La pasta.

pasta all'uovo

Non che negli anni Sessanta non ci fossero i maccheroni di grano duro, ma mia nonna mi ha sempre raccontato di impastare due uova ogni giorno, lasciava l’impasto a riposare sotto una ciotola capovolta, andava a recuperare mio padre a scuola, poi tornava a casa, tirava lo sfoglio, e mente l’acqua bolliva tagliava le tagliatelle.

Ecco che un piatto che oggi mi accingo a preparare due volte l’anno (per le feste comandate) era invece il pane quotidiano di un paio di generazioni fa.

L’ammazza caffè.

rosolio

In ogni vetrinetta polverosa di ogni salottino pieno di centrini fatti a mano e usati come poggia testa sul divano c’era una bottiglia di rosolio fatto in casa, coi limoni, i fiori e le erbe o i malli di noce ancora verdi.

Ma c’è di peggio: mio zio mi ha raccontato che pur di farsi il goccetto, quella volta mentre lavorava in Libia, si era preparato un’acquavite facendo fermentare una purea di patate.

Ecco, penso che lontano dalle corsie di distillati e liquori tassonomicamente rigorose dell’ipermercato sulla statale, molti oggi non saprebbero come cavarsela.

La granita.

granita

Quando si faceva la granita in casa era sempre la stagione sbagliata. Per granita in casa infatti si intendeva un po’ di neve raccolta in un bicchiere condita per lo più con del mosto cotto.

La prossima volta che vado a farmi un giro sul ghiacciaio per sfuggire alla calura ci penserò.

E adesso, artigiani casalinghi di tutto il mondo, unitevi. E’ il momento di dare un nuovo significato al “fatto in casa”. Solo così potremmo guardare dall’alto in basso novelli panificatori e marmellatari della porta accanto.

[foto crediti: nel legno, fragilissimo, la noce moscata, vascocesana, alice tv]