Come uscire dalla zona comfort (food) al ristorante cinese

Come uscire dalla zona comfort (food) al ristorante cinese

Quanti piatti ha la cucina cinese tradizionale? Anzi, quanti piatti hanno le cucine tradizionali cinesi, che sono già 4 (Sichuan, Shandong, Jiangsu e Guangdong, qui per un ripasso) loro? Gli esperti concordano: tanti. Eppure ci sono persone con cui divido il desco (cinese) da più di 10 anni che mangiano sempre le stesse cose, sul genere ravioli di carne, riso bianco, maiale in agrodolce. E se provaste, per una volta, qualcosa che non avete mai mangiato?

Invece delle nuvole di drago, ordinate le arachidi lesse. 

Le nuvole di drago sono chips fritte fatte con farina di gamberi, fecola di tapioca e acqua, e vengono spesso portate in tavola non appena ci si siede. Anche se sono uno snack comune nel Sud-Est asiatico, gettando un’occhiata agli altri tavoli noterete che difficilmente gli avventori di origine cinese le stanno mangiando: preferiscono le arachidi lesse. Servite nel loro guscio, si mangiano come un’arachide cruda, ma gusto e consistenza mutano,  diventando più simili a un legume che a una nocciola.

Invece dell’involtino primavera, il toufu della casa. 

Il tofu (o toufu) è un alimento ottenuto tramite la cagliatura del latte di soia: il “formaggio”  viene poi pressato a forma di parallelepipedo. Caro a salutisti e vegani, viene perciò guardato con sospetto dai gaudenti, ma è anche uno dei cardini della cucina cinese. Invece del vostro solito involtino primavera, che vi costringerebbe a mettere da parte le bacchette e a chiedere le posate, provate a ordinare il toufu gan (ovvero secco). Il mio ristorante di fiducia lo serve saltato in padella con i cipollotti: forse all’inizio penserete che abbia l’aroma e la consistenza di un copertone, ma amarlo sarà il passo immediatamente successivo.

Invece degli spaghetti di riso con verdure, i lā miàn. 

Spaghetti di riso con verdure: si spiegano da soli. Abbandonateli, almeno temporaneamente, in favore dei lā miàn (“lā” significa “tirare”, “miàn” è il nome della pasta) una sorta di tagliatelle cinesi di pasta stirata e ripiegata, che hanno lunghezza e spessore differenti a seconda di quante volte viene ripiegato l’impasto. Si mangiano in un brodo di manzo o di montone, oppure con una salsa a base di pomodoro. C’è anche la versione acrobatica (bonus).

Invece dei gamberoni alla piastra, il granchio zenzero e cipollotti. 

Nessun avventore cinese ordina i gamberoni alla piastra. Nessuno. Sono sempre surgelati, e se vi troverete a dire “non sanno di niente” vi sarà già andata bene. Piuttosto, ordinate il granchio: con un po’ di ricerche, troverete un ristorante con l’acquario che contiene enormi esemplari dall’aria bellicosa. Io lo prediligo saltato con zenzero e cipollotti.

[Crediti | Link: Dissapore, immagine: Luxirare]