“Mentre un cuneese (Farinetti) apre Eataly Roma, un altro (Briatore) chiude il Billionaire. Non so per cosa essere più felice”

“Mentre un cuneese (Farinetti) apre Eataly Roma, un altro (Briatore) chiude il Billionaire. Non so per cosa essere più felice”

— Oscar Farinetti è di Novello, provincia di Cuneo.
— Flavio Briatore è di Verzuolo, provincia di Cuneo.

— Oscar Farinetti sta per aprire Eataly Roma. Roba da ricchi, senza esagerare.
— Flavio Briatore sta per chiudere il Billionaire a Porto Cervo. Roba da ricchi.

— Il lusso perbene.
— Il lusso permale.

— Al Billionaire di Porto Cervo lavorano (in estate) 240 persone.
— A Eataly Roma lavorano 557 persone.

— Per Flavio Briatore il modello è Marrakesh. Il Billionaire è un night terrazzato con piscina ottagonale decorato in stile etnico, genere harem. “Simbolo imperituro di cafonaggine internazionale”, ha scritto ieri sul Corriere Aldo Grasso.
— Per Oscar Farinetti il modello è il bazar di Istanbul. Sapori, profumi e armonia. Mescolato con la praticità e il senso per l’economia del Salone del Gusto di Carlin Petrini.

— A proposito, l’altro giorno il fondatore di Slow Food, che guarda caso è di Bra, provincia di Cuneo, ha detto: “Mentre un cuneese apre Eataly, un altro cuneese chiude il Billionaire. Non so per cosa essere più felice”.

— Eccitato dalla bellezza Farinetti ha detto che con Eataly Roma punta all’orgasmo.
— Ma Briatore ha sempre puntato all’orgasmo.

— Con il Billionaire Briatore ha scolpito l’idea del vuoto: parvenu, mezze calzette, cafonerie, volgarità, tronisti, arrampicatrici, soldi facili e trash. Per qualcuno la quintessenza del berlusconismo.
— Del resto, il figlio di Briatore si chiama Flavio Nathan Falco, quelli di Farinetti Nicola e Francesco.

— A destra, di questo grandioso dibattito tra l’alfa e l’omega del lusso –Briatore vs. Farinetti– dicono che chiude un posto per ricchi cafoni e ne apre uno per ricchi e colti bon vivant. Insomma, prima c’erano “i soRdi”, ora c’è “il denaVo”.
— A sinistra rispondono che Briatore ha costruito la carriera da imprenditore su sponsor, amicizie politiche e mignotte.

— A destra fanno intransigenti considerazioni sul brodo di cultura di Farinetti: Slow Food, la gauche caviar, il pesante sostegnodella costellazione Coop. Ma quale salvaguardia del territorio, quale cultura enogastronomica, quale difesa del lavoro dei contadini. E’ solo business.
— La sinistra sbatte in faccia all’accusa l’impegno di Farinetti, con la testa, il cuore, la passione, l’intelligenza. I soldi soprattutto. Lui non scappa all’estero per paura delle tasse.

— Già, perché per Flavio Briatore il nemico è la burocrazia.
— Anche per Oscar Farinetti è il nemico: politici incompetenti creano burocrati onnipotenti.
— Solo che il marchio Billionaire continuerà a vivere a Montecarlo, Marbella, Istanbul, Ibiza e perfino Bodrum, in Turchia, e “presto anche Dubai e Las Vegas”, ma non in Italia.
— Mentre Eataly è a Torino, Roma, e “presto a Milano”.

Ma prima di fare carne di porco dell’uno o dell’altro avrei una cosa da chiedervi. Dobbiamo concludere che essere pro Farinetti o pro Briatore dipende dall’occhio di chi guarda più che dalle cose che si vedono?

O questa volta possiamo dire che è diverso. Che tra l’uno e l’altro ci sono effettive differenze. E allora, cos’ha Briatore che manca a Farinetti e cos’ha Farinetti che manca a Briatore?

[Crediti | Link: Dissapore, La Stampa, Corriere]