La condanna della blogger per la recensione negativa di un ristorante introduce il reato che non ti aspetti: essere ben indicizzati su Google

La condanna della blogger per la recensione negativa di un ristorante introduce il reato che non ti aspetti: essere ben indicizzati su Google

Ci supera a sinistra. Ci scavalca mentre noi inciampiamo. Cornuti e mazziati dal Post che incamera 250 commenti e una discussione a volte di risulta, secondaria, ma anche minuziosa e appassionante sulla notizia di una blogger francese, la 35enne insegnante di liceo Caroline Doudet, condannata a pagare 1500 euro di multa più 1000 euro di spese processuali per aver diffamato con un post nel suo blog un ristorante italiano di Cap Ferret, in Aquitania, Il Giardino.

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Attenzione, non una stroncatura in senso stretto, di quelle che lasciano nella reputazione di un locale una macchia indelebile. Qual è allora il motivo della condanna? Il giudice ha accolto la tesi della proprietaria del ristorante che ha sporto querela, ovvero che la buona indicizzazione del blog sui motori di ricerca è un’aggravante. Complicata dal fatto Cultur’Elle, il blog della Doudet, avesse oltre 3.000 iscritti tra Twitter e Facebook, una cifra ritenuta considerevole. 

Infatti, digitando il nome del locale nella ricerca di Google, la recensione incriminata appariva come quarto risultato, troppo in vista secondo il giudice, che ha intimato alla blogger di cambiare il titolo, “Il posto da evitare a Cap-Ferret: Il Giardino“, ma non il contenuto del post.

A questo punto diventa interessante leggere la recensione:

«La prima cameriera non ci chiede, come si usa fare, se vogliamo un aperitivo. (…) Arriva una seconda cameriera che prende il nostro ordine, ma non ci chiede se vogliamo un aperitivo (è logico: pensava l’avesse fatto la sua collega) e siamo quindi obbligate a chiederlo noi (lo volevamo).

Passano dieci minuti e ancora nessuna traccia né del nostro aperitivo né della nostra bottiglia di vino. Così chiedo a un terzo cameriere: sarebbe bello se ci servisse ora un aperitivo, altrimenti i nostri piatti potrebbero arrivare prima. Bingo, mentre il cameriere numero 3 ci porta (finalmente) i nostri aperitivi, i nostri piatti ci vengono serviti dalla cameriera numero 1.

Piatti che noi rimandiamo indietro, perché accidenti, siamo solo all’aperitivo (per colpa loro) e il pastis si accompagna male con la bistecca. La cameriera mugugna. Mentre stiamo bevendo arriva la proprietaria, scostante (…), e ci chiede di far loro sapere quando vogliamo i nostri piatti (…)».

Come prevedibile, la decisione del giudice ha scatenato molte critiche, anche da parte della blogger francese condannata: “Capisco che l’articolo abbia turbato la proprietaria, ma le conseguenze sono sproporzionate. Scrivere di un ristorante solo cose positive non ha senso, i blogger devono avere la libertà di fare recensioni negative”.

Anche se non riguarda direttamente l’Italia, questa vicenda sull’esercizio della critica gastronomica in rete ci sembra assai interessante, specie per le connessioni con temi molto discussi: la libertà di opinione, TripAdvisor, l’anonimato delle recensioni, l’opportunità di sporgere denuncia e il nuovo reato, quello che non ti aspetti: essere ben indicizzati su Google.

[Crediti | Link: Il Post, Bbc, Google +]