Galateo a tavola: 8 regole per evitare figure di palta viaggiando all’estero

Galateo a tavola: 8 regole per evitare figure di palta viaggiando all’estero

Paese che vai, galateo che trovi. Come mangiare bene e spendere meglio in viaggio per il mondo ve lo abbiamo detto. Non paghi, visto che le vacanze si avvicinano e trovarsi senza preavviso davanti a un fufu (polenta caraibica) o a un tamale (involtino messicano) potrebbe esporvi a figure di palta internazionali, oggi allarghiamo il discorso alla cosiddetta eatiquette.

Se non volete vedere espressioni di sdegno sul volto degli autoctoni, come quando a fine pasto in un ristorante romagnolo i turisti intingono la piadina nel cappuccino, seguite con fiducia le nostre 8 regole, eviterete indicibili dilemmi gastro-esistenziali. E’ una promessa.

Iniziare dall’Italia è obbligatorio.

spaghetti, italia, etichetta

1. Come mangiare gli spaghetti in Italia.
Sapevate che ogni italiano in media ingloba 26 kg di pasta all’anno? Gli inglesi si fermano a un decimo, 2.5 kg all’anno. Ecco di cosa sono fatte quelle maniglie dell’amore (per la pasta) che tentate di nascondere sotto il risvolto della tovaglia.

Veniamo alla spaghetto, pasta per antonomasia: si arrotola sulla forchetta aiutandosi con il bordo del piatto; portate la forchettata alla bocca e masticate. Mai, e dico mai, tagliare gli spaghetti con il bordo della forchetta, o “risucchiarli” emettendo suoni inumani.

Lasciate che lo facciano agli orientali (vedi sotto).

aragosta, grecia, etichetta

Come mangiare l’aragosta o l’astice in Grecia.
Vale per la Grecia e per tutte le località dove trovate aragosta o astice sul menù. Il crostaceo oggi è simbolo di lusso gastronomico, ma fra il sedicesimo e diciassettesimo secolo erano così diffusi da essere usati come concime organico per fertilizzare il terreno.

L’idea di mangiare quel che un tempo era considerato concime spiega molte cose, tra queste l’acre retrogusto aragosteo cui non riuscirò mai ad abituarmi.

L’eatiquette esige che l’aragosta e l’astice vengano tagliati a metà nel senso della lunghezza; la carne del crostaceo va estratta aiutandosi con forchetta e coltello, mentre le chele (le zampe nel caso dell’aragosta) si devono triturare con l’apposita schiaccia-chele e svuotate con le pinzette d’ordinanza.

escargot, francia, etichetta

Come mangiare le escargot in Francia.
Beate le escargot invitate alla cena dei britannici: nel Regno Unito le chiocciole sono protette dalla legge, mentre aldilà della manica si pappano allegramente.

Strumento indispensabile sono le apposite pinze da escargot, progettate senza dubbio da un gastro sadico vista la precarietà della presa che esercitano. Qualora riusciste a trovare il giusto appiglio sulla chiocciola, bisogna lavorare di cesello, ma rapidamente, per estrarre il mollusco utilizzando le apposite forchettine.

Esultino gli amanti della scarpetta: siete invitati ad assorbire il delizioso intingolo burroso con il pane, impagabile alleato in questa degustazione transalpina.

aringa, olanda, etichetta

Come mangiare le aringhe crude in Olanda.
Lasciate coltello e forchetta sul tavolo: servono manualità e spirito di sacrificio. Non tanto per il pesce in sé, quanto per il quoziente di cipolla cruda da distribuire sull’aringa prima di afferrarla per la coda, sollevarla verso l’altro come un trofeo, abbassarla verso la vostra bocca e strapparne brani a morsi.

Chi vi sta intorno apprezzerà i silenzi inframezzati dalle zaffate di alito all’aringa aromatizzata alla cipolla che il vostro palato emetterà inevitabilmente.

TAPAS

Come mangiare le tapas in Spagna.
Protagoniste dell’aperitivo spagnolo la tapas (stuzzichino assortiti che accompagna la filosofia del drink ispanico) è l’apostrofo di gusto tra una sangria e l’altra.

E’ buona creanza non richiederle in modo esplicito (a meno che siano disponibili solo a pagamento) e lasciare che vengano a voi spontaneamente, con un aiutino da parte di chi vi consegna l’aperitivo.

Ora che le avete lì, davanti a voi, non fate gli ingordi: evitate di costruire il solito Everest di piattini vuoti. Siete italiani ma non siete in Italia.

fufu, caraibi, etichetta

Come mangiare il fufu ai Caraibi.
Da non confondere con la gufate di D’Alema, il fufu è una sorta di polenta elastica realizzata con la manioca e accompagnata da dense zuppe cui attingere.

L’eatiquette consiglia di appropriarsi di un brandello di fufu, appallottolarlo, dargli una forma a cucchiaio, raccogliere una generosa porzione di zuppa ed inghiottire tutto in un sol boccone.

Uno dei rari casi di posate edibili.

tamale, messico, etichetta

Come mangiare il tamale in Messico.
Tradizionale piatto messicano cucinato nel giorno dei Morti (El Dia De Los Muertos), consideriamo il tamale un simil involtino primavera avvolto da una foglia di mais.

Per gustarlo esistono due linee di pensiero: la prima, più elegante, chiede di rimuovere la foglia di mais e aggredire il tamale con coltello e forchetta.

L’altra, più godereccia, invita a “sbucciare” il tamale a guisa di banana e ad addentarlo direttamente.

ASADO, ETICHETTA

Come mangiare l’asado in America Latina.
L’asado (barbecue tipico delle zone del centro e sud America) sta all’America Latina come la pasta all’Italia: in Argentina ad esempio il consumo annuale pro capire di carne è di circa 58.5 kg. Gotta pro capite inclusa.

Rigorosi i passi da seguire con scrupolo cronologico: una volta nominato l’ “asador” (il signore della graticola), tenervi a debita distanza per non disturbarlo.

Morcilla (sanguinaccio) e provoleta (provola) saranno le prime vittime del vostro appetito, seguiti dal choripan, panino con chorizo (salamino) e salsa chimichurri (fatta con prezzemolo, peperoncino, olio e aglio).

A carne cotta, un bel applauso all’asador, come siete soliti fare quando l’aereo su cui volate atterra a destinazione.

ramen, oriente, etichetta

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Come mangiare il ramen in Oriente.
Non potevamo concludere il nostro corso accelerato di eatiquette senza il ramen, lo spaghetto in brodo dei cinesi giapponesi, che richiede un approccio opposto al nostro.

La ciotola di ramen va affrontata subito, calda e fumante; le forchette sono bandite, vostro unico alleato è quella coppia di bacchette appoggiate sul tavolo che sembrano osservarvi sbeffeggianti.

Impugnatele, affondatele nel brodo e fatele emergere con una generosa dose di spaghetti; ora decidete se portare gli spaghetti alla bocca o la bocca agli spaghetti, per “risucchiarli” rapidamente dal brodo.

Oltre a divertirvi, il rumore prodotto dal cosiddetto rifrullo (colonna sonora molesta di molti ristoranti orientali) serve a raffreddare gli spaghetti bollenti evitandovi ustioni di terzo grado.

Divorati gli spaghetti, bevete il brodo dalla ciotola. Rumorosamente se possibile.

[Crediti | Link: Dissapore, infografiche: Valentina Campus]