Quando McDonald’s sfrutta l’Italia non dovrebbe pagare il copyright?

Quando McDonald’s sfrutta l’Italia non dovrebbe pagare il copyright?

Non è colpa nostra se McDonald’s fa di tutto per essere catalogato con intransigenza alla voce IL Male. Leso salutismo, lesa educazione alimentare, leso dialetto piemontese nello spot del nuovo panino. Ora, come riporta il Corriere della Sera (non online) pure leso paesaggio.

Tutto parte dal Gran Chianina di cui già vi avevamo detto. Il Consorzio del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha stretto un accordo con Mc Donald’s: per tre settimane nei locali italiani è stato venduto un hamburger con carne 100% chianina. Peccato che una volta stracotto e messo in mano a poveri ragazzi che sfornano panini al ritmo con cui Vendola esprime concetti enfatici, somigliava al resto del menu McDo. O almeno, a noi non è piaciuto.

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Nella pubblicità del Gran Chianina apparsa su siti, quotidiani, riviste si vedevano un tavolo di legno, il panino, dolci pendii verdi e in lontananza alcuni cipressi. Un’immagine così bucolicamente perfetta da sembrare finta. Peccato che non lo fosse, rappresentava infatti un paesaggio ben preciso, le colline di San Quirico d’Orcia, provincia di Siena.

mc_donalds_chianina

Non è la prima volta che San Quirico d’Orcia viene utilizzata a fini pubblicitari. Ricordo: una catena di alberghi tedeschi, poi l’acqua minerale umbra (?) Tione, perfino uno spot delle Poste. Sarà per questo che nel 2011 Roberto Rappuoli, sindaco del paese in val d’Orcia, ha detto basta. E imposto l’autorizzazione comunale per le riprese fotografiche, video e cinematografiche se usate a fini pubblicitari.

Autorizzazione che McDonald’s non ha chiesto, beccandosi una diffida. Poi tutto è rientrato perché la multinazionale si è scusata, non conosceva la storia dell’autorizzazione, voleva solo “omaggiare la Toscana e in generale le vallate in cui si alleva la Chianina”. Faccia tosta.

mulino chiusdino

Ma il cospicuo capitolo “paesaggi nelle pubblicità” non è fatto solo di lamentele. Prendi il Mulino delle Pile di Chiusdino, sempre nella campagna senese. Da noi tutti conosciuto come la casa della famiglia insopportabilmente perfetta griffata Mulino Bianco – e dici poco. Dopo anni di onorato servizio come testimonial pubblicitario è stato ristrutturato, trasformato in agriturismo e preso d’assalto dai turisti (cercheranno l’autoscatto con Banderas?).

Ma in genere i Comuni insorgono contro chi sfrutta il loro territorio per vendere di più.

E’ successo con Novi, che per ambientare la pubblicità delle sue tavolette liguri ha scelto come panorama le Tre cime di Lavaredo.

I faraglioni di Capri sono stati due giorni off-limit per le riprese degli spot di un profumo di Dolce & Gabbana con la modella Bianca Balti.

Gli investitori dell’outlet di Brugnato in provincia di La Spezia vogliono chiamarlo Cinque Terre. I comuni del paradiso ligure si sono opposti in mezzo alle polemiche.

Nei suoi manifesti pubblicitari una ditta di catering palermitana ha usato come sfondo il tempio grande di Segesta.

Tradizione vs innovazione, localismo vs globalizzazione, difesa dell’identità vs diffusione – della carne, del marchio, ora perfino del paesaggio.

A noi italiani piace mangiare bene e abbiamo alcuni dei paesaggi più belli del mondo. Svendere le due cose per quattro denari a McDonald’s continua a sembrarci un suicidio. O meglio, un regalo alla ricetta propagandistica della multinazionale. Eppure paesaggi e tradizioni gastronomiche non hanno copyright, ma che tristezza lasciarle impunemente sfruttare per vendere un hamburger in più.

[Crediti | Corriere, link: Dissapore, Libero, Repubblica. Immagini: McDonalds, Unpage]