Gualtiero Marchesi e altre calamità: “Redzepi non ha senso e la cucina di Bottura non è la mia”

Gualtiero Marchesi e altre calamità: “Redzepi non ha senso e la cucina di Bottura non è la mia”

“Massimo Bottura? La materia prima non va stravolta, di cosa ha bisogno? Gioca intorno al prodotto per tornare al punto di partenza, quindi non è la mia cucina”. L’intervista data da Gualtiero Marchesi a Style, inserto del Giornale, si potrebbe definire divertente, ficcante, sorprendente, utile. Ma solo al quinto Moscow mule. Che evidentemente, il cuoco ribattezzato “il padre della cucina italiana” o “divin Marchesi” gradisce sorseggiare prima di mettersi davanti al microfono dell’intervistatore.

Ma per certi versi l’arzillo ottuagenario è impagabile. La dimostrazione vivente che un film tipo “Non è un paese per vecchi”, i fratelli Coen non l’avrebbero mai potuto girare in Italia.

Primo: la situazione dell’attuale cucina italiana è sostanzialmente riassumibile con il motto di Luigi XV. “Après moi le déluge”. Nessuno fa niente di interessante tranne lui. Eccovi un esempio. Riferito al rumoroso flop dei suoi panini per McDonald’s commenta: “Nessuno ha capito che un hamburger poteva servire anche a far scoprire il piacere della verdura ai più giovani che tanto la disdegnano?” (Che faccia tosta, emana talmente tanta luce che ormai si abbaglia da solo).

Secondo: il silenzio è d’oro tranne quando Marchesi, nei panni del grande vecchio, sparge veleno sui suoi allievi e colleghi chef. Amabilmente si capisce.

RENE REDZEPI, chef del ristorante Noma di Copenhagen.
“Cosa sta costruendo? Cosa resterà? La cucina è tempo e memoria, tanta gente non si ricorda un solo piatto di locali stellati dove ha cenato: per me non ha senso”.

ENRICO CRIPPA, chef del ristorante Piazza Duomo di Alba.
“Non ha gradito un mio giudizio. Ho detto che la sua cucina è fredda come la sua personalità, non è un passionale ma è bravissimo, è forse una critica negativa?”

PAOLO LOPRIORE, chef del ristorante Il Canto di Maggiano (Siena).
“Sento dire che ho un debole per lui. Mi piace il suo entusiasmo, è sanguigno”.

DAVIDE OLDANI, chef del ristorante D’O di Crornaredo (MI).
“Di Oldani non posso parlare”.

FERRAN ADRIA’
“Si è guadagnato un sacco di fama con le sue stranezze e poi ha chiuso il locale all’apice del successo. Magari era stufo di perdere i soldi”.

Forte no? Infatti.

Mi sto ancora maledicendo per aver chiesto all’edicolante di tenere da parte la rivista. Ogni volta che parla Marchesi penso che in quel che dice ci sia qualcosa di davvero interessante. E ogni volta sbaglio.

[Crediti | Style/Il Giornale, immagine: Style]