Guida Michelin New York 2014: tutte le 66 stelle

Guida Michelin New York 2014: tutte le 66 stelle

Esce la costellazione Michelin su New York City. Dopo la guida “Bib Gourmand” (buona cucina a prezzi ragionevoli), arrivano i ristoranti newyorkesi più chic e meritevoli delle preziosissime stelle internazionali. Siccome non passa giorno senza che qualcuno di voi, lettori di Dissapore, chieda ineffabile “un buon ristorante da consigliare a New York?”, abbiamo pensato di radunarli tutti in un post.

Una faticaccia, ma andava fatta. E sì, Gordon Ramsay at the London, il locale più importante nella galassia del telechef scozzese, ospitato in un vistoso hotel di Manhattan, ha perso le sue due stelle. Comunque, se soffrite di attacchi di portafoglio, vi sconsiglio la lettura.

Tre Stelle

Chef’s Table at Brooklyn Fare (Mike deleteyourself)

Chef’s Table at Brooklyn Fare: lunghissima lista d’attesa prenotare questo eccentrico ristorante con soli 18 posti a sedere. Lo Chef César Ramirez cambia menu continuamente, regalando portate stravaganti, elaborate e talvolta geniali. Sempre rigorosamente di ispirazione Giapponese. Menu degustazione attentamente coreografato e focalizzato sui frutti di mare, progettato per essere consumato senza distrazione (“Chiediamo di evitare foto e suggeriamo di non prendere appunti”, dice il menu). Quasi Zen. Locale piuttosto disadorno e poco curato. Prezzo complessivo 225 dollari circa. Bere escluso (da poco non vige più la regola del “Bring Your Own Bottle”).

danielok

Daniel: interni sfarzosi, ma con grazia. Confortevole. Piatti che mixano con maestria sapori familiari. Il menu a prezzo fisso comprende tre portate a 108 dollari; sei portate invece a 195 dollari; otto portate a 220 dollari. Consigliati Paupiette di branzino e costine brasate.

elevenok

Eleven Madison Park: lo Chef Daniel Humm, pluristellato e plurivincitore di qualsiasi premio, è notoriamente un grande sperimentatore. L’ultima pensata? Ha abbandonato il menu alla carta, in favore del menu a prezzo fisso: 195 dollari per 4 ore (avete capito bene) di portate. Il menù si focalizza su ingredienti più pregiati, come aragosta, fois gras, anatra, per garantire un prezzo equilibrato. I piatti consigliati? Ostriche, storione allo zabaione con erba cipollina, capesante con caviale e pera, aragosta con porri, anatra arrosto.

Jean Georges (Adam Goldberg ALifeWorthEating)

Jean Georges: proposte di matrimonio e festeggiamenti di anniversari sono qui all’ordine del giorno. Siete avvisati. Lo Chef Jean George Vongerichten non conosce piatto che non riesca a stupire:  dal più semplice “capesante con capperi ed emulsione di uva passa”, all’inaspettata combinazione di “animelle en cocotte con zenzero e liquirizia”. Prezzo fisso con due portate a pranzo: 38 dollari; ogni corso aggiuntivo, 19 dollari. La cena di tre portate costa 118 dollari. Sono disponibili anche due menù degustazione di sette portate, il menu Jean-Georges di piatti d’autore, e un menù stagionale con focus sui prodotti freschi a 198 dollari.

lebernardinok

Le Bernardin: ha subìto grandi cambiamenti in tempi recenti. Per esempio, ha inserito un lounge bar, prima ridotto ai minimi termini. Ora vi servono addirittura un lounge-menù, che può includere croque monsieur con caviale e salmone (35 dollari) e lobster-roll tartufato e servito “en brioche” (19 dollari). Più una selezione di ottimi cocktails. Idem per l’ambiente: tolte le pitture a olio tipiche della Bretagna, ora si adatta a una clientela giovane. Fortunatamente, però, nulla è cambiato nella leggendaria cucina di Ripert. Il nuovo menù a prezzo fisso, 120 dollari, vede piatti ancora divisi in categorie (quasi crudo, appena scottato, poco cotto) e un servizio immacolato. Insalata di granchio, polpo scottato, scampi, merluzzo, cioccolato cremoso. Aragosta tartufata (segno distintivo di Ripert), la migliore in città. Queste le portate da assaggiare assolutamente.

Masa

Masa: Masa Takayama. Il Dio del sushi from L.A. Ora a New York, per dimostrare che si è disposti a spendere qualsiasi prezzo per un pasto di qualità incommensurabile. Il suo è un eccentrico e sfarzoso piccolo ristorante, considerato ormai un’istituzione. Se puoi, siediti di fronte a lui, non te ne pentirai: avrai l’opportunità di goderti un vero e proprio spettacolo che vale (?) almeno 450 dollari (escluse tasse, mance, bere) . Le prenotazioni sono prese la prima settimana di ogni mese e solo per quello stesso mese (ovviamente DEVI prenotare il posto di fronte allo chef, altrimenti fai prima a stare a casa).

Per Se

Per Se: affacciato su Central Park, gode di una vista considerevole. Ma l’ambiente sembra un po’ asettico (così dicono). Staff attento, disponibile e decisamente informato, tutto firmato Armani. La teatralità e solennità sono compensate però dall’elegante cibo servito, vario, equilibrato e colorato. Il menu cambia ogni giorno, e il più modesto comprende 5 portate. Menù a prezzo fisso con 9 portate di verdure e 9 portate di piatti degustazione dello Chef a 295 dollari. Non dimenticare di assaggiare “ostriche e perle”, lasciandoti un piccolo spazio finale per “caffè e ciambelle”.

Due Stelle

Atera

Atera: un vero e proprio atelier di degustazione, al passo con i tempi in quel di New York (o anche San Francisco). Un fenomeno amplificato dal ronzio su web. Simulazione di una foresta, l’ambiente è costruito intorno a una cucina lucida e scintillante. L’executive Chef, Matthew Lightner, ha fatto proprie le esperienze al Noma e al Mugaritz. I piatti sono quindi divertenti, ma sofisticati, con nomi semplici, serviti su lastre di legno, pietre, fieno. Da provare? La barbabietola alla brace, il piccione, l’agnello e tutti gli snack.

jungsikok

Jungsik: aspira a diventare il primo ristorante moderno di alta cucina Coreana a New York. Qui, si possono assaggiare cocktails dagli ingredienti esotici (prugne verdi, vino di riso Coreano non filtrato chiamato makgeolli,…) a 17 dollari. Dalla parte food, godiamo solamente di due menù, ma elaborati: uno con tre portate a 80 dollari e uno con cinque portate a 115 dollari. Il giovane Chef Jung Sik Yim ha creato un ambiente moderno e raffinato, degno di nota.

momofuku ko

Momofuku Ko: lo aspettavo. Ed eccolo qui! Il ristorante dell’incredibile David Chang non può essere considerato un ristorante nel puro senso della parola. 12 posti a sedere. I fortunati futuri commensali sono scelti in base a un sistema computerizzato che, random, sceglie chi far entrare e chi no. Il tutto tramite Internet e tramite il sito internet del locale. Dentro, non esistono cameriere, nessuna decorazione e nemmeno menù scritti. Cena da dieci portate: 125 dollari. Costola brasata per diversi giorni, ricetta di famiglia, in salsa di soia, zucchero e mirin. Poi fritta. Apple Pie fritta. Cereal Milk Panna Cotta. Kimchee purée. Continuo?

marea

Marea: Michael White Chef. Specialità pesce (come suggerisce il nome italiano). Ambiente dalle grandi ambizioni. Piatti dall’ordinario al sublime. Menu fisso da due portate per il brunch domenicale, 45 dollari. Per i restanti giorni, piatti che variano tra i 30 dollari e i 50. Decine di liquori e centinaia di interessanti vini in lista.

soto

Soto: 42 posti. Nessuna insegna all’ingresso. Uno Chef, Sotohiro Kosugi, sempre indaffarato dietro al bancone del sushi bar, insieme ai suoi fidati assistenti. Notevoli i piatti, anche se, per lo standard di NYC, non favolosi. Prezzi? 8-28 dollari per ciascun piatto. Suggeriti: aji tataki, capesante e shiso agedashi, uni, calamari e shiso, platessa fritta.

Una Stella

15 East

15 East: ristorante Giapponese il cui Chef, Masato Shimizu, risulta un purista che non ama fronzoli in cucina. Prezzi che oscillano tra gli 85 e i 125 dollari per l’omakase.

aifiori

Ai Fiori: Vellutata d’aragosta, trofie nere, carré di agnello o guance di manzo, sformato caldo di cioccolato. Non li dimenticherete certo. Prezzi tra i 18 e i 55 dollari per ogni portata.

aldea

Aldea: nonostante un background esperienziale con Chef del calibro di Alain Ducasse, Kurt Gutenbrunner, David Bouley, il cuoco metà portoghese e metà americano George Mendes ha deciso di aprire un ristorante semplice, piccolo, silenzioso. Dalle grandi influenze mediterranee, il menu comprende toast di ricci di mare, gamberi Alhinho, Escolar o arroz de pato, budino di riso. Tutte portate dai 19 ai 27 dollari.

annisa

Annisa: calamari alla griglia, bignè salati e caramellati, pollo tostato in pentola. 21-38 dollari. Anita Lo, la Chef, affezionata alla cucina asiatica. Ambiente che segue le regole del feng shui.

aska

Aska: camicie e barbe da boscaiolo in perfetto stile Williamsburg. Chef scandinavo. Menu degustazione stagionale da sei portate a 65 dollari. Ma sofisticate. Esempi? Ostriche, aringhe, zampa di maiale con topinambur e mele, gnocchi di patate, gelato al cardamomo.

aquavit

Aquavit: tre portate per pranzo a 35 dollari e quattro portate per cena a 85 dollari. Anche lui scandinavo, come vuole il trend in corso. Nonostante un ambiente claustrofobicamente snob, il cibo rimane eccellente: aringhe, gravlax, e colpi di scena contemporanei come la tartare di cervo.

aureole

Aureole: Bar Room con snack, stuzzichini à la carte e antipasti, che vanno dai 14 ai 43 dollari. Il menu degustazione, 118 dollari, condensa otto portate in quattro, ponendo due pietanze diverse in un solo piatto. Lo chef Chris Lee interpreta sempre un tema diverso. Sono disponibili gli abbinamenti con il vino, aggiungendo un supplemento di 80 dollari a persona. Il menù Teatro, o meglio, pre-teatro, costa 55 dollari e viene servito ogni sera dalle 17:00 alle 18:00. Il pranzo concede la scelta del bar room (tre portate, 36 dollari) o della sala da pranzo (sempre tre portate, ma 43 dollari).

a voce columbus

A Voce Columbus: la nuova Chef, Missy Robbins, conserva l’impostazione del menù menu del precedente Chef, Andrew Carmellini, rendendolo però unico e decisamente “suo”. Semplici piatti italiani elevati ai massimi livelli di sofisticatezza. La pancetta di maiale con pistacchi e fichi, i “mezzaluna ravioli”, il coniglio con salsiccia, i bomboloni alla Toscana. Una grande lista di formaggi italiani. 19-34 dollari a piatto.

A Voce Madison

A Voce Madison: trattoria romana spinta verso il sublime. Immaginazione e creatività. Ma non tutti la pensano così. Questioni controverse lo riguardano: chi ne esce largamente soddisfatto, chi ampiamente deluso. Prezzo non pervenuti.

babbo

Babbo: italiano. Da qualcuno definito il più entusiasmante. Chef Mario Batali, lo conosciamo tutti, sempre pronto a stupire con tortelloni al formaggio di capra, spolverati di polline e finocchietto selvatico seccato. O salsiccia di agnello speziato, con menta e pasta di piselli dolci. Pasta tasting menu: 8 portate, 69 dollari. Traditional tasting menu: 8 portate, 75 dollari.

blanca

Blanca: altra boutique di degustazione. Molto fashion. Chef Carlo Mirarchi, detto anche “il mago della pasta”. Raccomandati uni con polenta, carpaccio di Wagyu con uovo di anatra, granchio della neve, agnello alla menta gelée, anatra arrosto, gelato alla mela con topinambur e semi di girasole. 180 dollari.

Blue Hill

Blue Hill: miglior ristorante di basso profilo di tutta la città. Silenziosa riverenza qui dentro. 4 portate, compreso il dessert, 145 dollari. Il menù cambia quotidianamente.

bouley

Bouley: David Bouley punta a superlativi ingredienti di stagione, come pesce al vapore con camomilla appena raccolta o l’organic baby agnello con moussaka di melanzane. Pranzo con 5 portate, 55 dollari. Cena con 6 portate, 175 dollari. Se abbinata ai vini, 256 dollari.

The Breslin (Eric Hsieh trickyech)

The Breslin: stile saloon con corna di cervi, teste di mucche, figure di maialini sulle pareti. Tavoli ricoperti da carta da macellaio. Fa parlare di sè, questo ristorante.  Portate dai 17 ai 32 dollari.

brushstroke

Brushstroke: Kaiseki tasting menu 85-135 dollari. À la carte bar menu, 8-24 dollari. Sushi, 5-28 dollari. Lo Chef è un giovane di nome Isao Yamada, quasi maestro di sushi, anche se la sua vera specialità è il kaiseki, metodo che ha avuto origine alla corte imperiale di Kyoto.

café boulud

Café Boulud: Daniel Boulud ha dato all’executive chef Jean Francois Bruel e allo chef Eddy Leroux la libertà di inventare una cucina tradizionale, di stagione, fresca, deviazione delle cucine straniere. 22-42 dollari.

cafè china

Café China: Xian Zhang e Wang Yiming hanno decorato il ristorante ricordando la Shanghai degli anni Trenta. Shaoyan è un cuoco di formazione classica dal Sichuan e il suo menu (lingua d’anatra con pepe, per esempio) è stato progettato per reintrodurre la cucina tradizionale cinese in occidente. Ma Po Tofu, agnello speziato con cumino, pollo piccante, pancetta di maiale brasato con senape sottaceto. 4-25 dollari.

carbone

Carbone: cestino di pane, ravioli “Caruso”, misto griglia alla cacciatora, vitello al parmigiano, tiramisù. Questo è chiò che non potete perdersi qui. 27-53 dollari. Come non potete perdervi i fantastici cocktails.

casa mono

Casa Mono: Andy Nusser, proprietario e Chef, predilige i sapori più semplici, ma forti. Uova d’anatra quasi immancabili, bistecca alla griglia con marmellata di cipolla, animelle in crosta. Sperimentare al bar il cibo a la plancha è vivamente consigliato. Dagli 8 ai 19 dollari il piatto.

Caviar Russe

Caviar Russe: i proprietari di questo sono anche importatori di caviale. Sandwich di foie gras con Armagnac intriso di fichi, o bistecca alla tartara con il barbabietola e insalata di tartufo nero. Tutto con 25-40 dollari.

Danji (Cheeryvisage)

Danji: cuoco-proprietario, Hooni Kim, coreano-americano cresciuto a New York. Ambiente umile, con mattoni bianchi e tavolini dotati di pratici cassetti per riporre i menu. 36 posti, dà spunti di cultura tradizionale coreana. 5-20 dollari per piatti come kimchee, tartare, costolette brasate, merluzzo in camicia.

Danny Brown Jay Pascual The Food Doc)

Danny Brown Wine Bar & Kitchen: tipicamente Soho style, 13-29 dollari di crocchette di prosciutto serrano, indivia e insalata con crescione, pollo biologico, bacon cheese burger con patatine fritte.

Del Posto (Cheeryvisage)

Del Posto: la cricca Batali-Bastianich tenta qui di portare la cucina italiana a un livello superiore. Non tutti sono d’accordo sulla buona riuscita dell’intento, ma una stella Michelin è guadagnata. Sette portate, tradizoinali o di pesce, 145 dollari. Con vino, 280.

dovetail

Dovetail: John Fraser Chef. Senza nulla togliere alle prelibate pietanze portate prima, sono i dolci a scatenare gioie impetuose e improvvise. Strudel con cioccolato e nocciole, Citrus Supremo, pudding di pan brioche a base di banane, sciroppo d’acero, gelato alla vaniglia e rum. Menu degustazione con 6 portate, 138 dollari.

gotham bar

Gotham Bar and Grill: Alfred Portale ricerca la perfezione in cucina. Un servizio informale ma educato all’ingresso e in sala. Risotto con rape dolci e confit d’anatra, da provare. 33 dollari un pranzo con tre portate.

gramercy tavern

Gramercy Tavern: Michael Anthony chef. Sottili creazioni come l’aragosta leggermente affumicata, zuppe deliziose, cavolfiore cremoso, trota affumicata, arrosto di carne di maiale e pancetta brasata o spalla di agnello brasato. Cena con tre portate, 88 dollari. Tra i 98 e i 116 dollari gli altri menu degustazione.

hakkasan

Hakkasan: definito “London Chinese Restaurant”, viene considerato eccessivamente caro. 888 dollari per un Japanese Abalone con tartufo nero, 345 dollari per una versione elaborata dell’anatra alla Pechinese guarnita con Kaluga (caviale). Il pasto ideale comprende hakka dim-sum al vapore, toast di gamberi al sesamo, costine di maiale affumicate al tè al gelsomino, capesante saltate in padella con erba cipollina cinese, Tarte Tatin. Dai 10 ai 888 dollari. Direi che esiste una vasta scelta di piatti.

Ichimura

Ichimura at Brushstroke:  sushi ultratradizionali nel ristorante di Bouley. 160 dollari non saranno un grande affare, ma la curiosità è tanta.

jewel bako

Jewel Bako: gustare sushi in questo ristorante è un vero piacere. Speciale, romantico, ti fa sentire come in una scatola di gioielli (appunto). Nonostante l’aria di un locale davvero lussuoso, una cena qui non è impossibile: 26-50 dollari a portata.

junoon

Junoon: Adraki bater (quaglia), pollo tandoori Malvan, costolette di agnello, cestino di pane, pudding. 16-36 dollari. Servizio francese, stile Indiano. Così amano autodefinirsi.

kajitsu

Kajitsu: la Shojin è una antica tradizione Giapponese che riguarda il modo di esaltare le verdure, stagionali ovviamente. Chef Masato Nishihara padroneggia questa tradizione, incorporando prodotti americani nei suoi menù fissi (50 e 70 dollari). 28 posti, evoca le sale da tè cerimoniali di Kyoto.

kyo ya

Kyo Ya: ramen, yakitori e tanti altri piatti tipicamente Giapponesi. Ma anche l’elaborato kaiseki. 120 dollari per il plus-menu. Delicato fegato di rana pescatrice, spesso descritto come il foie gras del mare, bozushi (un tipo di sushi pressato) e altri piatti prelibati lo rendono un locale alla moda e accessibile a quasi tutti.

Le Restaurant

Le Restaurant: no scelta, no sostituzioni, prezzo fisso di 100 dollari. Questo tutto ciò che compare sul sito internet.

The Lincoln

Lincoln: il menu cambia ogni tre mesi, per focalizzarsi sempre su una regione diversa d’Italia. Burrata, spaghetti al pomodoro, agnello al forno, crostata di mele sono vivamente consigliati. 18-130 dollari.

minetta tavern

Minetta Tavern: menu estremamente curato, con tariffe da taverna vecchio stile. Hipsters sempre in agguato. 16-28 dollari.

The Modern

The Modern: due ristoranti in uno. Un caffé sofisticato e una tradizionale sala da pranzo. Pranzo con tre portate, 55 dollari; quattro portate,70 dollari; cena con quattro portate, 98 dollari; menù degustazione dello chef, 155 dollari. Piatti consigliati sono salsiccia di fegato, merluzzo, anatra arrosto, cioccolato al latte e hazelnut dacquoise.

The Musket Room

The Musket Room: piccolo e sofisticato, il cui chef Matt Lambert pare abbia una vera ossessione per la coltivazione dell’orto e del giardino. Pollame e selvaggina i suoi piatti forti. Niente di eccezionale nel complesso, ma bisogna tenerlo d’occhio. 12-32 dollari.

nomad

NoMad: nuovo ristorante di Daniel Humm. Miscuglio di stili diversi, cocktails su misura e vini francesi,  più vari spuntini nella Library. 14-78 dollari tra antipasti ed entrées.

Oceana (Cheeryvisage)

Oceana: il menùuè qui diviso in due. “Semplici” piatti e “Composti”, quelli ovviamente elaborati. Tutti tra i 26 e i 48 dollari. Includono il gravlax, la seviche fumosa, la salsiccia, i garganelli con i gamberi.

peter luger (Gayot)

Peter Luger: non particolarmente bello, né accogliente. Personale cordiale. Bisteccche spettacolari. Soprattutto il manzo. Con 75-95 dollari ce la si può cavare.

public (cheeryvisage)

Public: Tasmania e Nuova Zelanda in un unico posto. Ma anche cucina americana, ingredienti freschi di fattoria, e spezie e gusti internazionali. Consigliate le capesante alla griglia, a soli 15 dollari.

Rosanjin (jessicaplin)

Rosanjin: kaiseki ancora presente. Anche qui. Cucina quindi Giapponese. 150 dollari per un pasto completo, sembra essere un vero affare.

Rouge Tomate

Rouge Tomate: salutari, salutisti, menu aiutati da un vero e proprio esperto di nutrizione. Succhi freschi e cocktails artigianali nel juice bar.

seasonal

Seäsonal: chef e menu sono austriaci, senza però fronzoli e asburgici ornamenti superflui. Capesante, pancetta di maiale, Zwiebelrostbraten, ravioli Topfennockerl. 21-32 dollari. Dessert deliziosi.

spotted pig

Spotted Pig: menu similmente italiano creato da un inglese, ci troviamo qui in un gastro-pub, bar che serve cibo semplice. Atmosfera quindi a metà tra l’inglese e l’irlandese, con un accento americano. Buoni hamburger a 20 dollari.

sushi azabu

Sushi Azabu: per mangiare qui, bisogna chiedere di essere postati nel sushi-seminterrato-speakeasy al di sotto del Greenwich Grill. Un soffitto di bambù e pavimenti in ciottoli, più un menù di pesci semi-sconosciuti e piatti più semplici, ma ottimamente cucinati. 20-40 dollari.

sushi of gari

Sushi of Gari: Masatoshi “Gari” Sugio sembra una rock star, con scia di groupies al seguito. Più gruppetto di gastro-snob. Marina pesce crudo nel sake. Innova continuamente e impareggiabilmente bene. 25-70 dollari di benessere.

tamarind tribeca

Tamarind Tribeca: gamberetti freschi in salsa di cocco e cumino. Gnocchi bagnati con zafferano e acqua di rose. 24 dollari, massimo 30.

telepan

Telepan: Bill Telepan e il suo menu rilassante, così come l’ambiente del suo ristorante. Importante, ma molto buono. Quattro portate, 69 dollari, con l’abbinamento dei vini, 125. Piatto consigliato, la trota di ruscello affumicata.

tori shin

Tori Shin: bar yakitori, avventura culinaria e culturale. Polli freschi e verdura direttamente dal Giappone. Anatra e polpette di pollo, petto di quaglia, porri croccanti. La cena omakase è da provare: 55 dollari.

torrisi italian

Torrisi Italian Specialities: molto diversa come esperienza rispetto a tutti gli altri ristoranti italiani. Alle 18:00 di ogni giorno cambia faccia: non più semi-gastronomia, ma lavagnette che compaiono con un menù che cambia quotidianamente. Cena a 45 dollari, un grande affare, poiché deliziosa.

Tulsi

Tulsi: delizioso e creativo per meritare gli elevati prezzi che lo contraddistinguono? Purtroppo no. Questo indiano stellato rimane un mistero. Fino ai 32 dollari per un piatto.

Wallsé

Wallsé: chef e proprietario, Kurt Gutenbrunner, austriaco. Astice cotto con spaetzle, strudel friabili ripieni di salmone. Grande tradizione europea, per una volta non francese o italiana. 30-35 dollari.

wd-50

wd-50: menu ambizioso e studiato. Zuppa di carciofi, tuilé fatta di chorizo, ​​uovo di quaglia. Ispirazione sicuramente Ferran Adrià. Reinterpretazione anche dei dolci più classici: unae crème brûlée, contenente budino di riso o cioccolato e zafferano. 24-35 dollari.

[Crediti | Link: Grub Street, Guardian, immagini: Flickr, Chicago Tribune]