I 10 comandamenti della neo fondata setta in difesa della Patata Fritta DOP, della quale, per ora, faccio parte solo io

I 10 comandamenti della neo fondata setta in difesa della Patata Fritta DOP, della quale, per ora, faccio parte solo io

Non serve una difesa d’ufficio per uno dei cibi cult degli ultimi 100 anni, ma un accorato appello di salvaguardia della specie in estinzione. Se qualcuno di Slow Food mi stesse leggendo, chiederei di istituire uno speciale presidio per non perdere la Patata Fritta, bistrattata e ripudiata dai più in questi ultimi anni di trend post-carboidrato.

Perché, è innegabile, quando si parla di Bitto ci sono fior fior di consorzi, contro-consorzi, “talebani” del latte crudo e intere schiere in difesa della qualità e veridicità di un formaggio, ma poi si aprono le gabbie al grido di “liberi tutti” quando si tratta di french fries.

Chi è lo sconsiderato che avrebbe deciso che questo piatto non va annoverato nell’olimpo delle 7 meraviglie della cucina?

Patate fritte

Si fa presto a dire topinambur, a imbellettare nel piatto altri tuberi dall’aura più esotica e poi non accorgersi che stanno distruggendo il mito della Patata Fritta. Questo appello accorato, dettato dalla pancia più che dal buon senso salutista lo ammetto, nasce da una controversia nata oggi a tavola.

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Durante la pausa pranzo mi viene recapitata una informe massa di patate fritte fredde, ovviamente surgelate, dal colore sgargiante tendente al limone e dal gusto opinabile (ma al ribasso, ossia tendente allo schifo). Mi viene da pensare che non sia giusto trattare la materia prima in questo modo, e mi viene da incattivirmi perché la patata è facile (astenersi burloni), ha un buon ricarico al ristorante e piace a tutti.

Patate tagliate

Il mondo gastronomico che conta fa finta di non vedere la brutalità inflitta alla patata fritta, che non sarà il Bitto da reverenza e nemmeno la carbonara che vive un ritorno in auge come accade per gli anni ’80, ma scommetto che anche in questa sede trova diversi simpatizzanti.

Patate fritte in vasetti

D’altra parte il mondo gastronomico che conta è troppo spesso impegnato a sbrodolarsi addosso o a impataccarsi la camicia di paroloni e recensioni di superstelle per capire che noi umani abbiamo un rapporto denso di significato con delle semplici, banali patatine fritte.

E io, che mi intendo più di sbrodolamenti di sugo al pomodoro, amo le patate fritte e me ne vanto, controcorrente ma anche populista.

Patate fritte

Ecco, allora, i comandamenti dalla neo-fondata setta in difesa della Patata Fritta DOP, della quale faccio parte solo io ma che conto di portare presto nel mondo. Il fine supremo, è giusto dirlo da subito, è tendere al punto G della faccenda, ossia all’equilibrio sottile e magico tra croccantezza esterna e morbidezza interna.

  1. Mai surgelata
  2. Non farla raffreddare troppo
  3. Non esagerare con la doratura
  4. Meglio se in bastoncini
  5. Vietati gli spicchi, concesse le chips
  6. Sì alla buccia
  7. No all’olio EVO (ma come vi può saltare in mente?)
  8. No al ketchup (si apra il dibattito)
  9. Sale q.p.p. (quanto più possibile)
  10. Contenitore singolo, non contaminato da altri cibi (specie se caldi)

A quelli che “il web è troppo democratico, tutti possono bla bla bla” auguriamo patatine mosce.

Tutti d’accordo? Amen.