Masterchef Italia 4 | 5 febbraio 2015. La Twittercronaca

Masterchef Italia 4 | 5 febbraio 2015. La Twittercronaca

Fuori nevica tantissimo, cenato ho cenato, mi spalmo sul divano e subito Twitter mi ricorda che anche questa settimana a MasterChef i giudici cattivi ne elimineranno due anche stavolta. Iniziano a scarseggiare i brocchi, quindi concentro le mie energie zen al contrario su di loro, sperando che il fato, altresì detto ai giorni nostri mistery box, mi venga in aiuto.

(Per farla breve, secondo i miei calcoli di merito stavolta sarebbe ora di mandare a casa Arianna e Federica).

Si inizia con la prova del mistero, che ha come filo conduttore la curiosità. In pratica tutti i nostri eroi hanno in dote lo stesso preoccupante ingrediente principale, il pesce spatola, che già da solo provoca enormi turbamenti.

Ma poi, in puro stile gioco del 7 e mezzo, bisogna rischiare e dire che gli ingredienti non sono mai abbastanza.

In quel caso, poi, osando per curiosità e senso della sfida, ci si mette nella scomoda situazione di dover usare tutti gli ingredienti, anche i più strani.

 

 

Tra le padelle spuntano le cose meno abbinabili sulla faccia del pianeta gourmet: mascarpone, pinoli, ‘nduja, origano, olive, aglio nero, scarola, basilico, acqua al pomodoro… Su quest’ultima chef Barbieri non ha dubbi: “State attenti, non è un ingrediente facile”.

Ah no? Ed ecco carrellata sui porimi piani sgomenti dei concorrenti, con sottofondo di musica epifanica.

 

 

Iniziano le sudate collettive, molto diffuse in questa edizione, insieme al solito parapiglia di gente che cerca di ovviare all’inaspettato pesce spatola cercando di sviare l’attenzione sul companatico.

Si assaggiano solo i piatti migliori della prova, quelli di Arianna, Stefano e Maria.

Su Maria niente da dire, la saccenza delle prime puntate non è sparita, ma le si è addolcita la figura, o almeno così mi pare. Stefano, invece, continua a non convincere.

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A metà strada tra un piagnone e un pappamolla, ecco che lui stesso dichiara di aver cucinato il piatto con la sua parte femminile, mi sa che è uno di quelli che Edipo lo conosce da vicino.

Poi il coming out: si dichiara un “mammone” davanti alle telecamere. 40 anni suonati e mammone.

 

 

E poi c’è Arianna, la negazione della cucina, che stavolta sembra aver partorito un piatto degno della stima dei tre giudici. E forse è vero, forse il suo piatto è buono, ma se ripenso alle esterne delle scorse settimane e al suo livore assassino mi pare difficile.

Anche lei, comunque, ha un punto debole: Carluccio nostro, occhio languido, che passano gli anni ma non perde il tocco. E riesce a far arrossire anche quelle come Arianna.

 

 

E ala fine vince proprio Arianna, migliore nella cucina della spatola. Non ci sono più certezze in questo mondo. E anche i cinguettii si chiedono su chi riversare l’odio.

 

E Antonino Cannavacciuolo, annunciato con fremito dalla scorsa settimana, arriva davvero. Bisogna ammetterlo: in passato già lo dissi e qui continuo a sostenerlo: Cannavacciuolo, pure con qualche chilo in più, è il mio tipo.

Simpatico ma tenebroso, fisico ma delicato, rassicurante e con l’occhio furbo. In più metteteci pure che cucina da due stelle, insomma un uomo perfetto.

 

 

 

Cannavacciuolo porta in dote tre sui piatti, anzi la spesa per realizzarli.

 

Arianna sceglie la triglia con melanzana e colatura di provola affumicata. Alla faccia. Cioè per dire che sembra un piattino facile facile, con tre cose buttate lì, ma non poi tanto elaborate, fino a che Antonino nostro non prende in mano le padelle e inizia a dimostrare come si fa.

Ecco, non è che propriamente sarebbe una piatto definibile “semplice”.

 

 

 

Dopo aver assistito alla preparazione completa del piatto, Arianna può giocarsela sporca con gli altri concorrenti.

Tra loro, come se non bastasse, due fortunelli prescelti non potranno nemmeno assaggiare il piatto di chef Cannavacciuolo per cercare di intuire di cosa diavolo si tratti. Facile, no?

 

 

Si va beh, ma non è giusto dai. Questa è cattiveria. A non poter assaggiare il piatto saranno Maria e Stefano, che non la prendono bene. Soprattutto Stefano. Non lo facevo così incazzoso e vendicativo.

 

 

Mentre i concorrenti riprendono a sudare copiosamente, cercano di spiare Arianna che ha ricevuto i consigli dello chef e non azzeccano la doppia cottura della melanzana (era così chiara alla vista, che sprovveduti!), su Twitter impazza il gossip da toto-giudice.

 

Regressione alle scuole medie con cambio di posto e indice puntato per chi copia la versione.

 

 

Ma ce n’è per tutti: per chi ha cucinato male, chi ha rovinato la materia prima e chi non ha osato.

 

 

 

 

L’assaggio dei piatti è un’ecatombe. I giudici si schifano, borbottano, scuotono la testa, si disgustano. La triglia non era facile, la melanzana nemmeno, il guazzetto con la provola non ne parliamo.

E, rullo di tamburi, Arianna ha fatto una sonora e solenne schifezza. Proprio lei che doveva fare meglio degli altri Serve altro? Non possiamo spedirla a casa senza pietà? Guardatela, vi prego: ha delle mollettone in testa, aiutateci.

 

Vince Simone, in effetti il suo guazzetto convinceva di più dai pixel della mia tv. Se Barbieri ha dato il suo ok, proprio stasera che sembra avere il ciclo, allora ci credo.

 

 

La peggiore della prova, invece è… Valentina. Ma, ma, ma! Ma come? E quella roba nel piatto di Arianna non era peggio? Ecco, la delusione.

 

 

 

Comunque me ne farò una ragione, la cosa basilare è che non esca il mio pupillo, Nicolò. Pubblicità, appena un attimo per raccapezzarmi dallo choc di rivedere ancora Arianna dentro la cucina di MasterChef 4, che siamo già all’esterna.

Stavolta, dopo mare, città e luoghi incantati, eccoci “in mezzo al nulla” (cit. Bastianich). Potremmo essere in una qualunque delle nostri Alpi: intorno è solo montagna, verde e cielo. E nessun fornello all’orizzonte, né per la squadra rossa, né per la blu.

 

 

La prova, questa volta, è minimal e quasi primitiva. Fare il fuoco, dotazione basica di strumentazione, fiammiferi, padelle. Ingredienti d’altura carnivora, quali controfiletto di cervo e sella di capriolo.

Si cucina per i giudici, con aggiunta di chef Cannavacciulo che ha sfidato il freddo e la nebbia per venire a dispensare voti e pacche sulle spalle ai concorrenti.

 

 

 

 

La sfida è combattuta e di buon livello. Le ricette delle squadre appaiono anche estrose per il poco che hanno a disposizione, poi il mio preferito Nicolò, dimostrandosi anche questa volta più avanti degli altri, decide di buttarsi nel foraging, pratica in voghissima di recente.

Raccoglie ortiche per gli gnocchi, che detta così sembra l’ennesima turbata, invece è foraggino e non azzardatevi a dirne male, che venite subito bannati nei commenti.

La squadra blu, nel frattempo, si perde in un bicchier di polenta, dannandosi l’anima per qualcosa che (diciamocelo) Cannavacciuolo non apprezzerebbe nemmeno a queste latitudini.

 

 

Intanto le dinamiche da squadra si sviluppano anche in mezzo ai monti e alla pace bucolica notturna (perché lo avete capito che si fermano qui a dormire vero?)

 

 

Eccoci all’assaggio, tutti splendidi anche in versione montanara. Compreso Cracco e i suoi occhiali futuristi.

 

 

 

Inutile dire che anche i giudici sono trendy e che il foraging vince su tutto quest’anno. E la squadra rossa porta a casa il risultato, meritatissimo. Anche perché i blu ci mettono del loro proponendo delle simpatiche patate crude di contorno.

 

 

Simone, Maria, Stefano e Paolo vanno al pressure: prevedo litri di sudore nei piatti. E stasera si gioca con una scatola nera che nasconde un ingrediente multiplo e, per alcuni, decisamente ostico se non sconvolgente: la testa di maiale.

 

 

 

 

Maria, vegetariana, presa dallo sconforto piange, ma poi si fa coraggio, soprattutto quando le dicono che sotto i fornelli troveranno già pronti all’uso lingua, guance, orecchie e altro.

Ora, facendo un breve calcolo facilone: Maria è penalizzata dal suo essere vegetariana. Arianna, però, è in posizione ancora più buia vista la sua inabilità quasi assoluta ai fornelli. Scatta il toto uscita.

 

Tutti optano per la lingua, alcuni mescolandola con la guancetta. Insomma, una prova difficile, niente da dire.

 

 

Finale a sorpresa: Paolo è il migliore, segue Arianna (gulp, sì Arianna!).

E tra Simone e Stefano è scoccata l’ora di Simone. No, non sono d’accordo, ma in effetti la cotoletta di lingua di maiale era difficile da immaginare.

 

 

Le mie previsioni iniziali si sono dimostrate campate per aria. Mi consolerò sognando di andare a cena con Cannavacciuolo, che mi versa da bere e mi fa stramazzare a suon di calamarata. Ognuno ha le sue perversioni, a giovedì!