L’estate sta finendo: quando tutto ciò che contava veramente era decidere la merenda da portare a scuola per la ricreazione

L’estate sta finendo: quando tutto ciò che contava veramente era decidere la merenda da portare a scuola per la ricreazione

Ogni anno per me ragazzina la fine delle vacanze era sancita dalle pubblicità degli zaini in tv, che sostituivano le gag di Bim Bum Bam tra un cartone e l’altro del pomeriggio. A settembre, insieme alla spedizione in cartoleria per gli acquisti di diari su cui non avrei mai scritto e calcolatrici con cui non avrei mai contato, arrivava il momento della questione più spinosa: “Quest’anno cosa vuoi portarti per la ricreazione?”

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Ancora libera da tutte le paranoie salutiste e dietiste, scegliere la merenda per la ricreazione era il momento più voluttuoso di tutta la carriera scolastica.

Per questo ho provato a fare un riassunto di quello che mangiavo a scuola e che i miei genitori prima di me raccontavano di aver mangiato. Per il cibo dagli anni 2000 in poi vi lascio la parola, che io ero già entrata nel vortice del dietismo adolescenziale foraggiato da tutte le puntate di Nonèlarai subite quando la mente era ancora troppo giovane.

Anni 70

Il pane salato. 

pane salato

Quando la mamma non aveva tempo mi dava il necessario per comprare la merenda. Lungo tutta la strada pensavo a come sfruttare il denaro al meglio per comprarmi più cose.

Alla fine la scelta ricadeva sempre su un enorme rettangolo di focaccia salata che ungeva la carta, le mani e pure le pagine del sussidiario.

Il latte venduto dal bidello.

secchio di latte

La prof del ginnasio ci raccontava sempre del bidello Fausto, di nome e di fatto, che arrivava puntuale al suono della campanella col bidone di latta di latte fresco e il mestolo.

Il bicchiere, credo, te lo portavi da casa.

Il panino al salame.

panino col salame

Anche io qualche volta sono arrivata a scuola con il panino col salame, nascosto nella tasca davanti dell’Invicta Fluo. Non riuscivi a tenerlo nascosto a lungo: il profumo ti tradiva già prima che scoccasse la prima ora.

Anni 80

Fonzies.

fonzies

Prima dello slogan vagamente libertino “se non ti lecchi le dita godi solo a metà”, prima delle ibridazioni al cioccolato, mi ricordo che i bastoncini al formaggio erano stati un’innovazione nella merenda scolastica, presenti solo nella cartella dei tipi a cui ci si doveva accodare.

Più che una merenda uno status symbol.

Il brick di succo alla pera.

succo di pera

Sotto agli 8 anni non c’era succo paragonabile a quello alla pera. La pesca e l’albicocca, gli unici altri due gusti in cui si produceva l’industria, erano troppo acidi se paragonati al gusto rotondo e zuccherino del gusto di pera.

Delle percentuali di frutta non ce ne poteva importare di meno.

Doribar.

doribar

Il mondo non si divide tra chi ama i cani e chi ama i gatti, ma tra chi comprava i Giambonetti e chi preferiva i Doribar.

Io appartenevo al mainstreaming del Giambonetto.

Anni 90

Cipster.

cipster

Dopo i Fonzies, a stretto giro, arrivarono le Cipster, che passarono dalla scatola parallelepipedo al mini sacchetto taglia ricreazione.

Ti si appiccicavano alla lingua come tanate ventose e l’unico modo per mangiarle masticandole era ficcarsene in bocca una manciata e cominciare a darci dentro di mascella come un roditore.

Freeky fries.

freeky fries

Roba da intenditori.

Avevano lo stesso gusto delle Cipster, ma sembravano le patatine del McDonald, quando il McDonald nella provincia italiana era ancora un miraggio.

Mini Ritz.

mini ritz

Quelli della Tuc non c’erano ancora arrivati a fare i pacchetti piccoli formato bambino, ci arrivarono prima quelli dei Ritz, che seguendo la rotta tracciata dalle Cipster, trasformarono il parallelepipedo in cartone in tanti sacchettini di plastica.

Erano anni di marketing architettonico.

Sesamini.

sesamini

Nella mia scuola, o meglio nella mia cartella, avevano cominciato a fare la loro comparsa gli aggregati di sesamo e miele. Smisi subito appena il bullo della scuola mi disse che stavo mangiando il cibo del suo canarino.

Ero diventata grande, per merenda d’ora in avanti mi sarebbe bastato un caffè ristretto.

[foto crediti: icviagentile40, in cucina con sara, lattenews, marketing trade, more than greens, giustopeso, caffè mazzini, meriamber, iperamati, itsmagic]