I peggiori vizi dei peggiori ristoranti: Nonsololiguria

I peggiori vizi dei peggiori ristoranti: Nonsololiguria

La vacanza in Liguria non è più solo una cosa meravigliosa, indispensabile, che dà dipendenza: è diventato un gesto eroico. Si scendesse in piazza per manifestare contro la “tipica accoglienza ligure”, bisognerebbe snocciolare aneddoti. E luogocomunismi a parte, se lo dicono liguristi e liguri qualcosa di verò ci sarà. “Preferiamo che i turisti ci mandino i soldi direttamente da casa, senza venire qui a disturbarci”, ghigna il comico Vergassola.

Oggi il Corriere riprende il tormentone estivo anti Liguria, due video su negozianti svogliati e albergatori accidiosi, uno tratto da “Non è un paese per vecchi”, l’altro da “Nosferatu, il principe della notte” – montati dal cantautore Fabrizio Casalino e pubblicati su YouTube.

Nel primo, un cliente dice al titolare di un negozio “Vorrei dei pinoli”. Risposta che più svogliata non si può: “Non li teniamo”. “E io come lo faccio il pesto?”, domanda il cliente. “Mettici le noci”, suggerisce il proprietario, “Oppure compralo già fatto”.

Nell’altro, un viandante bussa a una porta, gli apre un uomo pallido. “Buonasera, posso mangiare qui da voi”, chiede il viandante con accento tedesco. “A quest’ora?”, domanda l’uomo pallido con accento vistosamente ligure. “Ma sono le otto!”, replica il primo. E alle rimostranze del cliente per l’illuminazione con le candele il titolare taglia corto: “Cos’hai nel belino, che spendiamo dei soldi di luce? Piuttosto, attento a non sporcare che ho appena passato lo straccio”.

Ma l’atteggiamento svogliato, mugugnante, micragnoso o furbetto nei confronti di clienti e turisti non è certo un’esclusiva regionale. Però possiamo usare il tormentone anti-ligure per aggiornare la nostra ciclica rubrica estiva sui “peggiori vizi dei peggiori ristoranti”. L’ultima volta che abbiamo chiesto aneddoti, non vi siete fatti pregare.

— Quelli che… dopo aver trovato un tassello di gomma nella zuppa si giustificano così: Sa, stiamo ristrutturando la cucina”.
— Quelli che… dopo aver dato un tavolo ad altri per 10 minuti di ritardo, e dopo un’attesa di 45 minuti, ti cacciano se quando se ne libera uno ci scappa un “era ora….”.
— Quelli che… o prendi il menu degustazione o niente (vabbè). E quando esci sei più affamato di quando sei entrato. Solo che hai pagato un patrimonio quattro cazzatelle in piatto graaandissssimo. E quindi?
— Quelli che… sai quando ti siedi ma non quando finisci perché “sa’ signora mia, facciamo tutto espresso”.
— Quelli che… portano il conto su un foglietto senza mettere il coperto ma, siccome  paghi con la carta di credito, lo fanno ricomparire magicamente tra le portate.
— Quelli che… girovagano con le pizze in mano senza trovare chi le ha ordinate e dopo venti minuti di pellegrinaggio capisci che sono proprio le tue, solo che nel menu hanno nomi diversi.
— Quelli che… entri, il locale è vuoto, il cameriere si guarda intorno sussiegoso (ca** ti guardi? Non c’è nessuno!) e immancabilmente ti piazza all’interno di una nicchia nel muro, non si sa mai arrivi un cliente importante cui dare i tavoli migliori. L’ultima volta ero prono sul tavolino perchè se mi raddrizzavo davo una craniata.
— Quelli che… se chiede una caraffa di vino della casa rispondono: “mi dispiace ma non possediamo vigneti”.

Quelli che…

[Crediti | Link: YouTube, Corriere, Dissapore, immagine: Corriere]