Pasticceria Marchesi con Prada: cosa c’è oltre il caffè a 5 €

Pasticceria Marchesi con Prada: cosa c’è oltre il caffè a 5 €

In via Montenapoleone a Milano ha aperto Marchesi 1824. L’anno, vezzosamente accostato al nome, ricorda la storica pasticceria Marchesi di via Santa Maria alla Porta (di fatto Corso Magenta), vicina al secondo secolo di vita (1824, appunto) e ancora tra le migliori della città. Una notizia nell’aria da tempo: come per le boutique di moda in estate si fanno i lavori per inaugurare a settembre, magari in concomitanza con la settimana della moda. Se a queste similitudini sartoriali, aggiungete che l’80% dell’insegna milanese appartiene a Prada da marzo 2014, e che Marchesi 1824 si trova nel quadrilatero della moda, sapete già cosa vi aspetta: il rumoroso abbraccio di fashion e macaron victim congiunti, oltre a stuoli di foodblogger.

Compresi i giornalisti a caccia di scoop. Dopo la nostra visita il settimanale DiPiù ha pubblicato questo scontrino: 10 € per due caffè serviti al tavolo (non ci eravamo accorti costasse così tanto, qualcuno di voi conferma?).

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Pasticceria Marchesi a Milano

Chi come me superati i 40 inizia a essere passatista professa il culto dell’originale pasticceria Marchesi. Ambienti ristretti, soffitti bassi e decorati, stile primo ottocento e molta sostanza, vedi i lievitati (specie i controversi panettoni) o anche il miglior budino di riso mai mangiato.

Ma è molta la curiosità di capire l’evoluzione di un marchio con una storia lunga così, venuto a patti con il diavolo (che com’è noto, veste Prada). Così mi dirigo spedito verso il nuovo negozio.

Pasticceria Marchesi Prada, Milano

Già da fuori una cosa è chiara: la notizia si é sparsa, non sono io il primo ad averlo saputo.

La sala interna di grande impatto si sviluppa in lunghezza, ingresso dominato da un ampio banco bar di marmo che diversamente dai banconi storici utilizza il fronte per esporre l’invitante mercanzia.

Attorno sberluccicano rientranze a muro con golosità assortite e illuminate tipo oggetti d’arte. Le vetrinette in legno rimandano ai fasti della sede principale, confortanti come ci si aspetta in un regno della consolazione glicemica. Il verde pistacchio che tiranneggia le pareti, a tinta unita o disegnato a fiori stile tappezzeria, crea un claustrofobico effetto scatola.

Pasticceria Prada Marchesi

Pasticceria Prada Marchesi, Milano

Di questo verde Prada si è parlato molto. Il tocco di Miuccia, si è detto. Sarà ma a me ricorda le tinte pastello di Ladurée, re francese dei macaron con dependance meneghina in via Spadari, e l’associazione di idee non mi piace.

Bello invece il soffitto a travi luminose che irradiano luce ovunque.

Pasticceria Marchesi 1824

Marchesi Montenapoleone, confetti

La cuccagna vera però é l’enorme vetrina con i profili in ciliegio, colma di vasi in vetro trasparente e coperchio dorato da dove occhieggiano confetti dall’effetto multicolor, amplificato da uno specchio strategico. Pura cromo terapia: di fronte alla cassa avrebbe alleviato quel filo d’ansia per il conto e l’attesa prolungata da una discreta fila.

E’ il primo test: ordino un caffè e un mini cornetto al banco.

Il personale sfodera sorrisi impeccabili e stirati come le divise, ma si nota più di una punta d’affanno. Una vetrinetta orizzontale e leggermente curva accanto al bancone del bar racchiude croissant salati e dolci, budini di riso (I BUDINI DI RISO!), frolle e mini frolle. Campionario che non ha bisogno di essere troppo vario o fantasioso purché sia fatto comme il faut.

Intanto: il cornetto è promosso su tutta la linea: superficie fragrante, interno morbido e sostanza “panosa” senza essere stopposa, in pratica l’identikit della buona pasticceria. A servirlo non è il barista che mi ha preparato il caffè ma una commessa addetta alle vetrinette, che ha il suo bel da fare a destreggiarsi tra gli avventori che si fiondano come cavallette.

Fatico a intercettarla, uno dei baristi rileva prontamente il sopracciglio alzato di chi mi accompagna e interviene, servendomi con accompagnamento di molti dica signore… prego signore… Tutto sommato una buona prova da stress test. L’espresso non svetta ma nemmeno delude, prezzo compreso: 1,10 euro.

Nel quadrilatero della moda si è visto di peggio. Non so dirvi ahimé se il caffè seduto al tavolo costi in effetti 5 €, tornerò per verificarlo.

Pasticceria Marchesi Prada, interno

Mi guardo attorno, più avanti lungo il corridoio c’è una piccola sala, in realtà una sorta di rientranza. Più avanti ancora ecco un’altra sala, grande e con poltroncine in tessuto dall’aria comoda. Colore pistacchio pure per loro, stavolta più scuro.

Esco e mi godo ancora l’esterno. Ci sono molte vetrine nella facciata e ancora di più sul lato; confetture, scatole di cioccolatini, selezioni accurate di tè e caffè, creme di cioccolato al latte da provare subito per scoprire se reggono il confronto con quelle di Gobino, pasticcere torinese con negozio a Milano.

Pasticceria Marchesi Prada, vetrine

Pasticceria Marchesi Prada, Milano

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A pochi metri da lì ecco la pasticceria Cova, o come direbbe qualcuno: Cová LVMH, altro storico marchio della pasticceria meneghina acquistato da capitali sartoriali, quelli di LVHM, grande brand francese del lusso.

La guerra dei cappuccini é aperta, e anche se la cosa ricorda un po’ Paperone vs. Rockerduck, sarà duello all’ultima schiuma. Vellutata, si capisce.

[Crediti | Link: Dissapore, Corriere. Immagini: Repubblica, Nena and chocolate factory, Dissapore, Roberto Magro]