Pranzo di Natale: diversifichiamo. Il vino giusto per tutti

Pranzo di Natale: diversifichiamo. Il vino giusto per tutti

Pranzo di Natale ultimo atto: dopo antipasti, primi, secondi, contorni, dolci e biscotti fai da te, più la versione con ricette low cost, tocca ai vini.

È festa, si beve (per fortuna), quindi facciamola breve: nel vostro supermercato di fiducia campeggiano spumanti di ogni provenienza e risma, alcuni dei quali vi faranno rivalutare l’astemia. La raccolta vetro ha un sussulto, il fegato vacilla e anche l’enoteca fighetta sotto casa è improvvisamente sovrastata dal lavoro.

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E da clienti che chiedono cose tipo:« Ciao, cercavo un vino per Natale buono per tutto il pasto che mi ricordi la Finlandia, non abbia solfiti e sia come quello che ho bevuto al mare. Ah, e che mi faccia superare indenne la tombola».

Ora diversifichiamo. Chi, come il sottoscritto, si prodiga con spirito sociale e pedagogico a bere per se stesso e per gli altri, può immaginare alcuni tipi di Natale con relativi menù. Ognuno con la sua tipologia di vino.

Proviamo?

brindisi, champagne

NATALE VERSIONE MATTANZA PARENTALE
Tracotanza alimentare, alti decibel, regali a profusione, caos tematico (sport, Renzi, tasse, lavoro, Benigni, da qualche tempo anche Masterchef), ma anche sano calore domestico.

Non è il contesto per sfoggiare bottiglie importanti: portate vini e soprattutto vitigni riconoscibili, vi sedete vicino al più vagamente vinocentrico per scambiare qualche parola su quello che avete riversato in tavola e per giustificare la situazione in cui la vostra media alcolica sia una bottiglia ogni bicchiere dei commensali.

Gli antipasti possono essere momento seriamente trionfante. Ci vuole una bolla bella secca ma ampiamente riconoscibile. Berlucchi e Ferrari fanno il loro dovere, altrimenti Champagne! Qui la suggestione può permettervi qualche minimo volo pindarico, ma non esagerate. Puntate sulla rotondità, anche visiva con il brut di Ruinart e godetevi quel misto di severità e celebrità che si affaccerà nello sguardo dei dirimpettai.

Non in tutte le case a Natale i primi piatti sono il punto forte, ma voi comunque portate avanti il programma alta riconoscibilità. Niente autoctoni da 300 bottiglie di produzione, ma nemmeno banalità assolute. Provate il 
Pinot bianco 
riserva Vorberg di Terlano.Non ha la purezza e la pulizia dei tempi andati ma è un buon bere, solido e apprezzato. Ci potete mangiare anche la successiva pietanza se è a base di pesce.

Per i secondi di carne puntate sulla struttura magari senza produrvi nelle stereotipo dell’ospite che porta sempre Nero d’Avola. Proviamo con un Barbaresco? Qui la buona figura la fate con il carisma di Mr. Nebbiolo, quindi potete muovervi in tranquillità sulla cantina. Andate sul sicuro con Rizzi.

«Chi vuole il vino dolce e chi quello secco?» L’alzata di mano in famiglia è l’unica occasione in cui si rischia di decretare la vittoria del vino dolce, da abbinare a pandoro, panettone, varie ed eventuali. Eppure hanno ragione loro, benché non sarei un talebano dell’abbinamento. Siete già saturi di alcool, procedete con un bel Moscato d’Asti fresco e beverino. Provate La morandina, farete arretrare su posizioni più concilianti anche chi disdegna la tipologia.

Vini per il pranzo di Natale

AMICIZIA RICCA E ALCOLICA
Poche persone, bottiglie importanti e ricercate, un menù gourmet casalingo e divieto di alzarsi da tavola per mezza giornata.  Volendo la stessa situazione potete mutuarla in un pranzo a un ristorante con diritto di tappo, così date fondo al meglio della cantina senza dover rinunciare a qualche mese di stipendio.

Mentre cucinate e sbocconcellate qualsiasi cosa vi dissetate con l’unico italiano del lotto perché oggi sarete sanamente esterofili. Buona bevuta con Leclisse, delizioso Lambrusco di Sorbara di Paltrinieri. Poi aprite le danze con un Muscadet-Sèvre et Maine Domaine de l’ Écu per sturarvi qualche simpatica ostrica. Intanto preparate un risotto di pesce con tutti i crismi e ci appoggiate una o più bocce di Champagne Rene Geoffroy Extra Brut.

Qualcuno ha portato un Pinot nero di Borgogna? Magari un Clos de La Roche di Armand Rousseau. Mangiateci quello che volete, il protagonista sarà lui, il vino.

Tempo di dolce. Qualunque cosa decidiate è tempo di Rieseling auslese. Provate Ayler Kupp Riesling Faß 10,  con uve botritizzate e 110 grammi di zucchero residuo: un connubio di freschezza, opulenza, lunghezza e longevità assolute.

Brindisi, spumante

OLIMPIADI DEL SESSO
La soluzione domestica e solitaria nella versione stordimento alcolico con la partner ha il suo perché. Qui tutto si fa semplice: burro, alici, pesce crudo, formaggi, una pasta e vongole e due magnum di champagne ( o quattro bottiglie se la reperibilità dei grandi formati vi crea problemi) sono tutto quello che vi serve.

Provate un capolavoro di finezza, eleganza e bevibilità come il Perrier Jouët Belle Epoque. Vi meritate anche sua maestà il Salon . Troppo esoso? Rimanete lì: stessa azienda, stesso importatore (famiglia Ceretto), stesso stile tutto croccantezza, verticalità e frutta bianca: Delamotte Blanc de Blancs. Dall’antipasto al dolce e buonanotte.