Il mio grosso, grasso pranzo di matrimonio: nella buona ma soprattutto nella cattiva sorte

Il mio grosso, grasso pranzo di matrimonio: nella buona ma soprattutto nella cattiva sorte

Maratone di cibo, alcol e socialità forzata: la stagione dei matrimoni può regalare giornate inaspettatamente positive e divertenti, ma anche psicodrammi gastronomici da far accapponare la pelle. Per gli sposi, alle prese con il tentativo di accontentare più invitati possibili, tener conto di intolleranze collettive o idiosincrasie condivise, quindi studiare un menu per il giorno più romantico della vita è una fonte di stress notevole, e spesso questa voglia di piacere a tutti riesce nel risultato opposto di non riuscire ad accontentare nessuno.

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L’abbuffata fantozziana da competizione è un errore difficilmente evitabile, perché nel nostro DNA le nozze sono concepite come ostentazione di un fasto che le nuove generazioni cercano maldestramente di evitare, ma nel cui tranello cascano quasi tutti i neo-sposi. La vera tragedia è per chi, alzatosi dal letto alle 8 del mattino, viene travolto da una slavina informe di parrucchieri, famigliari improvvisati stylist, imprevisti dell’ultimo momento, poi catapultato in una cerimonia solenne e poi spedito forzosamente all’apocalittico ristorante da cerimonia, quelli filologicamente impeccabili hanno delle colonne rivestite di finto marmo in sala. Una volta messe le gambe sotto il tavolo (ma a volte anche prima) arrivano i veri dolori per quei commensali che si sono già impostati nella modalità “festeggiamo mangiando come manco a Natale”.

Festa di matrimonio

1. L’aperitivo che taglia le gambe.

Si inizia in piedi, in attesa dell’arrivo degli sposi al ristorante. Il Prosecco la fa da padrone, ma a volte il nostro stomaco vuoto risulta impreparato e il rischio è quello di iniziare in salita la maratona mangia-tutto. Altissimo, inoltre, il pericolo di imbattersi in azzardati intrugli dichiarati “poco alcolici” che di solito hanno come base del succo di frutta rosso fosforescente. Che “l’aperitivo acidissimo” apra le danze…

2. Primo giro di antipasti all’italiana.

Non è che basti nominare la patria del buona cucina per assicurarsi applausi scroscianti degli invitati. Fettine di prosciutto tagliate al laser, monoporzioni di lardo accartocciato come fossero post-it, crostini con salsine non identificate, il tutto adornato da assaggi di giardiniera industriale (quella con la rapa tagliata ad onda, per capirci).

3. Secondo giro di antipasti caldi.

Qui iniziano i deliri dei cuochi che vorrebbero distinguersi dalla massa, con tentativi poco riusciti di rivisitazioni di grandi classici. Ecco allora la mitica insalata di mare tiepidina (che a contatto col palato si trasforma in una Big Babol di surimi e cozza sgusciata: una tragedia). Ma è anche il momento dei bicchierini in salsa di qualcosa o dei bouquet vegetariano.

4. Il peggio è in arrivo.

In lontananza vedete arrivare i camerieri con vassoi stracolmi: ci siamo, temete il peggio, perché il peggio è in arrivo. I primi sono la grande disgrazia del banchetto da matrimonio, perché basterebbe poco per renderli “passabili”, ma proprio non ci riescono. Tra crespelle, risotti scotti, pasta ai frutti di mare, cavatelli ai funghi o tagliolini in salsa d’astice non se ne salva mai uno. Tutto deve sembrare patinatamente lussuoso, e la descrizione su carta del piatto crea una notevole aspettativa poi disattesa. Passare direttamente ai secondi, grazie.

5. Bianco o rosso?

Con la bellezza di 27 portate in media risulta assai difficile accompagnare al meglio il menu con un solo vino. Ecco, allora, che nascono le tragedie. Chi si vuole dare un tono da esperto riesce a seguire la regola basica (e a volte nemmeno corretta) del rosso con carne e bianco con pesce. I miscugli iniziano da questo momento del banchetto in avanti. Ove malgestiti sono dolori. Dopo aver mescolato il mescolabile qualcuno inizierà ad allentare la cravatta, le donne si toglieranno i tacchi sotto il tavolo e l’asticella del buongusto calerà vertiginosamente.

6. Pesciolini da ospedale.

Inevitabilmente preparare cibo per il reggimento numeroso di un matrimonio italico comporta delle difficoltà che i ristoratori cercano di ovviare con ricette sbrigative e necessariamente sciape. Uno dei casi eclatanti è quello del filetto di orata ai ferri. Incolore, insapore, spesso gettato nel piatto senza la minima cura: a volte il secondo di pesce da matrimonio assomiglia tragicamente ad un piatto da ricovero. A volte, invece, piovono cappesante gratinate (un vero must) e mazzancolle reali inondate di prezzemolo. Tutto da dimenticare.

7. Sorbetto al limone.

Facente le veci di un “Idraulico liquido”, il sorbetto di turno (al 90% si tratta di quello al limone) viene concepito come una sorta di panacea di tutti i mali della tavola che comunque non riesce mai a convincere. Dovrebbe sgrassare, rinfrescare e preparare la pancia al secondo round di maratona da cibo. In realtà trasporta virtualmente tutti alla fine del pasto, quando è già ora di lavare i piatti con il detersivo agrumato.

8. Secondo di carne.

Non chiamatelo filetto se non si tratta di filetto, per favore! Voi che cucinate dal giorno prima per accontentare in extra-quantità i commensali, fate un favore alla comunità di buongustai costretti a sorbirsi il banchetto triste: eliminate il secondo di carne. Giuro di non averne mai mangiato uno davvero convincete in nessun matrimonio con oltre 100 invitati. Altro che maialino laccato, preferirei delle polpette riscaldate.

9. Torta nuziale.

Lasciando da parte qualche orrido esemplare di cake design, abbiamo già il nostro bel da fare con le classiche torte della tradizione a 8 piani. Il pan di spagna e la pasta di zucchero sono fin troppo sopravvalutati, non siate timidi so che lo pensate tutti. Negli ultimi anni il buffet di dolci riesce in parte a sopperire allo strazio del momento della torta, offrendo in cambio qualche monoporzione più allettante. Ma l’assaggio della torta, se non si vuole essere maleducati, è d’obbligo. Come è uso, poi, fare qualche passo e dimenticare il piatto in qualche angolino buio.

10. Caffè incandescente.

Quando gli invitati cominciano a dare segni di squilibri psicofisico, la schiera di camerieri parte come un clan di posseduti all’attacco dei sopravvissuti, sferrando il colpo finale: il caffè preparato a catena di montaggio. Se sei tra gli sfortunati che lo bevono per ultimi, al nucleo il beverone sprigionerà la potenza infernale della reazione nucleare. Il che, per finire in bellezza, asfalterà le ultime papille gustative rimaste in vita dopo questa giornata. E figli maschi a tutti.

 

[Fotocrediti: Matrimoni Complicati]