Pizzeria Lievito Madre al Duomo di Gino Sorbillo, vuoi adottarmi?

Pizzeria Lievito Madre al Duomo di Gino Sorbillo, vuoi adottarmi?

Mi sento pronta per Lievito Madre al DuomoHo studiato su internet, ho spiato sui social, insomma ho fatto tutti i compiti a casa e alla fine, dopo qualche settimana, sono finalmente preparata. La pizza di Gino Sorbillo (re dei pizzaioli napoletani di via Tribunali e vincitore del campionato della pizza di Dissapore) in declinazione milanese mi chiamava sorniona come una sirena, mi si presentava in tutta la sua sfacciata bellezza sul web sussurrandomi frasi dolci e io non ho grande resistenza a questo tipo di provocazioni, anzi per dire la verità non le combatto nemmeno più.

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Senza indugio, che tanto non ce n’é bisogno, la pizza é buona, molto buona. Per capirci, potrei mangiarne anche una adesso, anche se sono decisamente in fase digestiva. E questo perché, tra le altre cose positive, la digestione del gioiello sorbilliano é semplice, veloce, liscia e soprattutto non corredata da malefica arsura.

Gino Sorbillo, pizzeria lievito madre al duomo di Milano

A chi interpreta il nome della pizzeria letteralmente, va detto che non mangerete una margherita all’ombra della Madunina, ma dal Duomo, esagerando, ci vogliono 3 minuti di cammino. Centro che più centro non si può, eppure sembra una piazzetta di periferia se non fosse che, prima dell’apertura c’é già un capannello di clienti indiavolati.

D’altronde qui si fanno 400 pizze al giorno, né una di più né una di meno e la gente vuole la propria fetta di Sorbillo ed è disposta a fare la coda anche per una bella mezzora.

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L’arredamento é carino, con un carettere non troppo marcato e, nel panorama della città della moda, degli hipster, della fighettitudine neo-minimal-radical-raw, non si distingue. Ma non é un male: siamo in una pizzeria, quello che conta é la pizza, l’ambiente é luminoso e i tavolini sobri. E comunque io non le vedo fino all’uscita queste cose, perché sono in ansia da prestazione.

Da quando sono partita da casa un’ora fa non faccio che pensare alla pizza da scegliere.

Al tavolo siamo in 5, anzi in 6, ma il mio nipotino non ha ancora un nome lá dentro, quindi non mangia ancora una pizza tutta da solo. Ne ordiniamo 5 diverse e, anche se di solito mi accompagno con detrattori della condivisione, stavolta tutto viene naturale.

Sarà che tutti abbiamo voglia di assaggiare tutto, sarà che ho fame, sarà che la lista é stringata e concentrata (solo 7 pizze più 4 per storie di cabala) e ti fa venire la voglia di assaggiarle tutte.

impasto pizzeria lievito madre al duomoimpasto pizzeria Sorbillo al Duomo di Milano

La pasta é morbida ma mai chewing-gum, soffice, direi meravigliosa. Il mix di farina biologica e integrale bio assicura una nottata piena di sogni con unicorni e arcobaleni, niente a che vedere con gli incubi delle lievitazioni frettolose. Il lievito naturale e l’impastatura a mano accontentano anche i sognatori e gli idealisti della pizza. 

pizza Margherita, Sorbillo al DuomoFetta pizza margherita Sorbillo al Duomo

La vincitrice assoluta della nostra maratona dello scambio fetta, alla faccia della semplicitá, é la Margherita Bufala DOP “Libera” (pomodoro San Marzano DOP, mozzarella di bufala DOP “Ass. Terre Libere dalle Mafie di Don Peppe Diana”, Parmigiano Reggiano di montagna 36 mesi Malandrone 1477, olio extra vergine d’oliva italiano bio, basilico fresco.)

Notevole anche la Margherita gialla con pomodorini gialli al naturale, provola misto bufala, Conciato romano (si dice il formaggio più antico d’Italia), olio evo bio e basilico: dolcezza e sapidità dosate alla perfezione.

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Buonissma anche la cicoli, ricotta e pepe, ma non butterei via neanche la pesto (con il pesto fresco dei fratelli Rossi e la provola affumicata). Menzione speciale per la Cetara che mette insieme in un’olimpiade di ingredienti caduti dal cielo come i pomodorini del Piennolo, olive neredel Matese, capperi, provola affumicata misto bufala, origano e alici di Cetara.

C’é in carta, ma oggi manca, la pizza dell’alleanza dei Presidi Slow Food: almeno avrò altre fette da scambiare la prossima volta. Bibite bio (la cola é zuccherina, ma piacevole), birra Karma Alvignano al frumento della casa e, per non farci mancare niente, anche un’ottima Falanghina Irpina Grandilla per qualitá/prezzo.

Sui dolci, non indimenticabili, spicca la cheesecake. La ventata napoletana a Milano non si conclude con la classica tazzuriella, perché il caffé da Sorbillo non lo fanno. Non ho capito il perché, ma quando uno fa una cosa bene, anzi più che bene gli si perdona anche qualche vezzo da star.

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Lo amerete anche voi, come mi ha confessato una signora mentre facevamo la coda in bagno: “questa è la mia seconda volta, e mi é sembrata anche meglio della prima.” Magari un giorno dirà la stessa cosa anche il sesto ospite senza sedia al mio tavolo.

Anzi, forse si chiamerà Gino.

[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Scatti di Gusto]