Quando prenotare vuol dire bidonare: come si difende Claudio Sadler dai clienti maleducati

Quando prenotare vuol dire bidonare: come si difende Claudio Sadler dai clienti maleducati

“Adesso basta! Anche ieri sera due tavoli di 7 e 4 persone non si sono presentati, questa maleducazione deve finire”. Il grido di rabbia arriva su Facebook dal noto chef milanese Claudio Sadler e fa subito notizia. In poco più di due giorni il post raccoglie 300 mi piace e un centinaio di commenti.

Il problema è noto: quello del no show.

Che si voglia chiamarlo bidone o pacco, non presentarsi dopo aver prenotato è il modo migliore per far andare su tutte le furie chef e ristoratori . “Come quando hai un appuntamento e la tua fidanzata ti dà buca senza neanche avvisare, non so se mi spiego”.

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Si potrebbe dire che Claudio Sadler ci rida per non piangere.

Perché questo fenomeno, sempre più diffuso con l’arrivo del nuovo turismo da paesi come Russia e Cina, porta in gioco tante questioni. Prima tra tutte la maleducazione del cliente.

Il problema si ripete frequentemente. E i campioni in questo sport sono i russi – spiega Sadler con disappunto – succede ogni settimana che 3 o 4 tavoli non si presentino. Fino a quando sono piccoli è un conto, ma quanto è successo sabato sera, quando hanno dato buca prima un tavolo di 4 russi e poi un altro di 7 ispaniche, è inaccettabile. Non tanto per il danno economico, che già da solo basterebbe, ma perché si tratta di rispetto, di mortificare il lavoro di chi si impegna per fare del suo meglio”.

Per fugare eventuali accuse di razzismo o pregiudizio ci siamo chiesti se ci sia una ragione dietro al protagonismo degli stranieri nei casi di bidonate clamorose.

È inutile dire che non si fa nessuna differenza tra clienti stranieri e italiani, perché anche molti nostri connazionali si comportano così. Semplicemente succede più spesso con gli stranieri perché abitudini diverse si scontrano con le nostre.

In Russia così come in Cina, i ristoranti, anche quelli di alto livello, sono molto più grandi di quelli italiani, e quando il locale è enorme il danno è relativo. C’è un tale ricambio (sarà che in questi paesi è molto sviluppata la classe di ricchi sempre più ricchi?) che, quando qualcuno non si presenta, il tavolo sarà preso da un altro”.

In effetti il Sadler non è proprio il tipo di locale che fa il doppio turno. In ristoranti del genere si va non solo per mangiare bene, ma anche per passare una bella serata. Quindi una prenotazione che salta è un tavolo perso.

Che cosa fare allora?

Tra chi suggerisce la fantasiosa ipotesi di creare un guestadvisor (possibilità improbabile, ma chi lo sa? Nessuno vent’anni fa avrebbe immaginato il fenomeno Tripadvisor), l’attenzione dei commenti sul post di Claudio Sadler si concentra sulla richiesta del numero di carta di credito ai clienti, in modo da poter applicare una penale nel caso di pacco.

Il problema è che oggi in Italia non esiste un modo per recuperare quanto perso. A differenza degli alberghi, che sono una categoria più potente”. Non si può dire che Claudio Sadler non tenga alla questione. Per essere sicuri che le persone si presentino, ogni giorno chiama i prenotati per ulteriore conferma. Ma, come è successo sabato, dicono di sì e poi non vengono.

Ho cercato diverse volte di sollevare l’attenzione sull’argomento, anche quando sono stato membro della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi). La Fipe, però, è un’associazione che raccoglie diversi soggetti, dalle tabaccherie alle pizzerie, e tutti abbiamo esigenze diverse. Manca un organo che ci tuteli”.

Sembra che, in ogni caso, qualcosa si stia muovendo. “Assieme a Savino Vurchio della Uir (Unione Italiana Ristoratori) stiamo cercando di creare accordi con le banche in modo che, tramite la carta di credito, si possa recuperare quel minimo di costi persi, che riguardano il coperto e il servizio”.

Un altro tema emerge dunque, destinato a suscitare diverse polemiche se la cosa andasse in porto: quello del giusto valore per la penale. Come dice Sadler, “Con un costo medio a cliente di 120-130 euro io dovrei far pagare almeno i costi del servizio che sono di circa 50 euro”.

Quello che si augura Sadler, e probabilmente con lui tanti altri ristoratori “bidonati”,  è di riuscire a realizzare un accordo prima dell’Expo.

Di sicuro lavoreremo di più, perché durante ogni evento il carico di lavoro aumenta e quella del 2015 sarà una fiera permanente di sei mesi”. Certo è che, con l’aumento dei clienti provenienti da tutto il mondo, aumenterà in modo esponenziale anche la possibilità di “pacchi”.

[Crediti | Link: Facebook, Dissapore, immagini: Altissimo Ceto, Vanity Fair]