Manuale di sopravvivenza per le sagre di paese: 8 nefandezze da levare dal menu

Manuale di sopravvivenza per le sagre di paese: 8 nefandezze da levare dal menu

Consapevole di fare parte di una sparuta minoranza, sono pronta ad immolarmi per la causa anti-sagra. So che non avrete pietà. A me le sagre non piacciono, e non parlo di quelle bucoliche dove si vendono e si degustano le primizie di stagione o i piatti tipici di un territorio, a quelle ogni tanto ci vado. Parlo delle adunate oceaniche sotto tendoni bianchi a nolo, che da maggio a settembre sorgono come funghi nei quartieri e nelle parrocchie.

[related_posts]

Ne sono ingredienti fondamentali i tavolacci di legno da festa della birra, i piatti di plastica non riciclabili e i vassoi di finto legno sempre bagnati o lasciati sporchi dalla poca creanza dell’ospite precedente. Altro ingrediente fondamentale: la fila per mangiare.

Ecco, di queste sagre qui, in cui il menu è cosa già scritta, tanto che da qualche parte sono certa che esista un capitolare della sagra paesana, io mi tengo alla larga per una serie di motivi, tutti gastronomici, che provo ad elencare qui.

GNOCCHI DEL SUPERMERCATO.

gnocchi al pomodoro

Qualche informatore ben selezionato mi aggiorna su quali sagre hanno ancora le signore di buona volontà che producono gnocchi di patate fatti in casa. Il più delle volte però il piatto di gnocchi caserecci, immancabile, viene dal supermercato dietro l’angolo. Quando va male anche dal discount. Li riconosci per la consistenza gommosa.

SUGO DI POMODORO ARANCIONE.

sugo di pomodoro

Tratto tipico della cucina delle nonne, e soprattutto di quelle poco sagge, il sugo di pomodoro che assume un colore arancione è il chiaro segnale che è stato preparato con troppo olio.

Lo si riconosce perché lascia una sgommata scivolosa nel piatto e dalla scarpetta che a lungo andare nausea un po’.

PANE DI IERI.

pane

Pur rappresentando un elemento fondamentale nella cucina di una volta, il pane raffermo non è l’ideale se viene servito spacciandolo per fresco, e soprattutto non è funzionale se devo fare la scarpetta con il sugo di cui sopra.

MATTONELLA DI POLENTA ALLA GRIGLIA.

polenta

Tutti sapete di cosa sto parlando: quel parallelepipedo giallo o bianco, sottovuoto, che si compra al supermercato al posto della polenta. Sarà anche utile a far venire le fette regolari, ma non potete infilarmela nel piatto, non con la mia complicità almeno.

GRIGLIATINA.

grigliata mista

Lo sappiamo che lo fate per guadagnare qualcosa da spendere poi in un progetto per la comunità, e ve ne siamo grati. Ma una o due costicine, mezza salsiccia e due fette di polenta non sono definibili una grigliata. Diamo alle cose il nome che si meritano: quello è uno spuntino.

PIADINA ROMAGNOLA IN BUSTA

 

piadina romagnola in busta

Cara sagra della piadina romagnola e [inserire companatico a casaccio], se vieni intitolata all’involto caldo e colante squacquerone che evoca brividi di piacere mugolante davanti a un chiosco fronte mare, mi aspetto da te, almeno da te, la vera piadina romagnola.

Non la plasticosa versione confezionata che teniamo in freezer per le emergenze, frigo vuoto e nessuna voglia di cucinare. Eddai!

CAPPELLETTI IN BUSTA

Cappelletti in busta

Come sopra. Il motivo fondante di una sagra che si chiama dei cappelletti (con varianti locali tipo anolini, tortellini, marubini…) non possono essere, mi dispiace, i tortellini confezionati in atmosfera modificata e/o con l’aggiunta di alcol naturale.

Eh no, come minimo mi aspetto che le donne il sabato stringano i cappelletti, magari aiutate dagli uomini invece di giocare a briscola.

FRAGOLE MACERATE.

fragole macerate

Le fragole macerate nello zucchero e nel succo di limone sono un’abitudine dura a morire, e a molti piacciono così. Certo a volte tale macerazione è indispensabile per conferire un qualche sapore a quelle fragole di serra che solitamente mostrano un centimetro di bianco subito sotto il picciolo.

PANNA SPRAY.

panna spray

La cosa meno divertente è quel ricciolo di panna spray, sempre troppo zuccherata, che ci spruzzate sopra direttamente dalla bomboletta. La prima cosa che mi viene in mente è che qualcuno della cucina non abbia resistito alla tentazione di spararsi la panna direttamente sulla lingua (chi resisterebbe?).

Il pensiero della bava del cuoco che scende assieme alla panna industriale sulle mie fragole macerate mi farà venire gli incubi per i prossimi tre mesi.

[foto crediti: ricette senza crudeltà, i dolci di dani, panella Roma, le recensioni di Lory, eco di bergamo, limone & caffè, cibo e tradizioni]