Reati: io non scrivo recensioni false su TripAdvisor, smetti anche tu

Reati: io non scrivo recensioni false su TripAdvisor, smetti anche tu

Non vorrei dire: io l’avevo detto, ma ecco, io l’avevo detto.

Se scrivete recensioni su TripAdvisor (e Google, Yahoo, Amazon, Yelp, Citysearch) spietate, offensive, inaffidabili, quasi sempre anonime, a volte addirittura false, capace che qualche procura si mette a indagare.

Perché non è il caso di avere dubbi: oltre che poco etico, scrivere recensioni false è un reato.

[Sto per usare una parola complicata, ASTROTURFING, fate finta di niente e continuate a leggere, la spiegazione è semplice]

Eric Schneiderman, procuratore generale di New York, ha indagato sull’astroturfing.

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— Allora, cos’è questo astroturfing?
Una tecnica per alterare la percezione che abbiamo di un certo prodotto.

— Su cosa si basa l’astroturfing?
Sull’idea che molti giudizi positivi o lusinghieri influenzino le scelte dei consumatori.

Okay, vi ricorda qualcosa? No? Riproviamo.

Astroturfing uguale false impressioni positive su contenuti pubblicati in rete. Una tecnica affidata spesso a persone retribuite per produrre artificialmente un’aura positiva intorno al bene da promuovere.

Okay. E cosa è venuto fuori dall’inchiesta del giudice americano?

1) Diciannove società sono state colte, come dire, con le recensioni nel sacco. Multate non solo loro che si occupano di reputazione online e posizionamento sui motori di ricerca, ma pure i clienti: ristoranti, società di trasporti, dentisti, night club.Multa complessivamente patteggiata: 350mila dollari, circa 260mila euro.

2) A scrivere la maggior parte delle recensioni false, per una cifra compresa tra uno e dieci dollari a recensione, sono cittadini di paesi asiatici tipo Bangladesh e Filippine (hey, con tutti i tagli degli ultimi tempi, ci avviciniamo al compenso di un critico gastronomico).

Curiosità: come hanno fatto a smascherarli i segugi della polizia newyorkese? Con un trucchetto non proprio originale: hanno finto di aprire una yogurteria a Brooklyn, e poi contattato diverse agenzie. Quelle inconsapevoli, si sono affrettate a proporre recensioni favorevoli sui social media.

Se vi state chiedendo come mai a New York non abbiano di meglio da fare, datevi bassi voti in frodi sul web. Il fenomeno negli Stati Uniti sta assumendo proporzioni inquietanti. Capita sempre più spesso di leggere annunci del tipo:

“Abbiamo bisogno di qualcuno che scriva 2-3 recensioni al giorno. Il lavoro durerà almeno tre settimane. Offriamo un dollaro a recensione”

Secondo i capoccioni della società di consulenza Gartner, entro il 2014 una recensione su sette pubblicata sui social media sarà falsa. Ma l’intervento della procura di New York e il deterrente delle multe, potrebbero segnare un giro di vite nella battaglia contro la falsificazione dei contenuti online.

State sbadigliando? Trattasi di cose americane, pensate, trattenendovi garbatamente dal farlo notare?

Scambio dolce recensione

Ecco, prima di liquidare la questione con il classico “Da noi non accadrebbe mai”, siete proprio sicuri che non ci riguardi?

[Crediti | Grazie alla lettrice Kamila per la segnalazione. Link: La Stampa, Wikipedia. Immagini: Business Week, Dissapore]