Dopo le oliere anti-rabbocco, 5 divieti semiseri che aiuterebbero i ristoratori a diventare gentiluomini

Dopo le oliere anti-rabbocco, 5 divieti semiseri che aiuterebbero i ristoratori a diventare gentiluomini

E’ la notizia di ieri: niente più oliere senza tappo anti-rabbocco sul tavolo di ristoranti e pizzerie, lo chiede, come avevamo anticipato, una legge comunitaria. Ma c’è di più: le bottiglie d’olio dovranno avere etichette comprensibili e dichiarare attraverso l’impiego di colori se le olive provengono da diversi paesi e quali.

Si vieta la truffa insomma, che non significa automaticamente migliorare la qualità di ciò che mangiamo, ma è già qualcosa. Il fatto che una legge aiuti la consapevolezza dei consumatori è un bene di per sé, ma il modo migliore per non farsi fregare è scegliere un posto con cura, e se si vede qualcosa che non piace, bisogna avere il coraggio di alzare i tacchi e andarsene.

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Nessuno però (almeno così mi sembra) si è ancora chiesto che fine farà l’olio al peperoncino da mettere sulla pizza. Ci sarà solo quello industriale, oppure qualche pizzeria rischierà la multa (fino a 8000 euro) spacciando di nascosto una bottiglietta sotto banco?

Giusto per dare una mano al legislatore, propongo altre 5 occasioni in cui sarebbe il caso di legiferare.

1. VINO DELLA CASA

vino

La brocca di vino della casa sottopone il gestore di un locale alla più atroce delle tentazioni: allungare il suo rabosello alla spina con qualche vinaccio ai solfiti che gli costi ancora meno.

E’ però vero che in certi posti la clientela va molto più sul sottile riguardo alle quantità che alla qualità, e un bicchiere offerto potrebbe far dimenticare l’imbroglio.

La soluzione è lungi dal venire, dato che è fuori discussione imporre che nelle trattorie sia servito solo vino imbottigliato.

2. DOLCI FATTI IN CASA

tiramisù

Quante volte il tiramisù della casa somiglia in maniera preoccupante alle coppette di quella Vecchia (di più) Gelateria che sta nel Corso.

A prescindere dal fatto che a volte è molto meglio che dei dolci se ne occupi una buona industria che un cattivo pasticcere, come faremo a avere la certezza di chi ha confezionato quello che stiamo mangiando?

Forse che le singole fette andrebbero servite in appositi contenitori sigillati da un ente competente?

3. VINO ROSE’

rosè

Chi ordina il rosè in caraffa in pizzeria dev’essere consapevole di esporsi a un rischio e averne calcolato le possibili conseguenze.

Nel mio passato di studentessa e cameriera ho visto con le mie pupille creare un bel rosé unendo un po’ di bianco alla spina a un quarto di rosso: l’avventore al tavolo si è pure complimentato, e ciò prova che gli sta bene.

Propongo che l’avventore sia obbligato a visitare la cambusa prima di ordinare qualsivoglia bevanda.

4. AVANZI RICICLATI

sottoli

Tralasciando per un momento quelli che, per definizione, finiscono nelle polpette, ciascuno di noi dovrebbe essere a conoscenza che tutta una serie di stuzzichini, soprattutto sottoli e sottaceti, vengono rimessi nel barattolone, se qualcuno li lascia integri nel piatto.

La soluzione impegna tutto il tavolo: una piccola pattumiera sulla tovaglia candida che permetta di gettare via, sotto gli occhi di tutti, ogni cosa che avanza.

5. PARMIGIANO NELLA FORMAGGIERA

formaggiera

L’ho fatto anche io con qualche ospite antipatico, e ne faccio pubblica ammenda. La tentazione di “tagliare” il Parmigiano con qualche formaggio più economico, e mettere un bel mix nella formaggiera è un’occasione che alcuni non si lasciano sfuggire.

Proposta per il legislatore: dotare ogni tavolo di ottime grattugie e portare i pezzi di formaggio da grattugiare al momento, ancora con la crosta su cui devono essere ben visibili i relativi marchi.

[foto crediti: ehow, Nico Plotto @Flickr , steamykitchen, Conad, spigoloso, scattidigusto]