Quando il gourmet va in vacanza: la dolorosa prova villaggio

Quando il gourmet va in vacanza: la dolorosa prova villaggio

Macchina venduta, bici riesumata. Non dato mance ai camerieri. Controllati sempre i conti, e senza nascondere la calcolatrice sotto il tovagliolo. Insistito con i negozianti che la banconota era da 50. Mangiato pochino, indossati abiti del mercatino, tagliati i capelli in casa, mai pagato da bere (toccava sempre agli altri).

Ma oggi, care italiane e cari italiani impegnati a mitigare l’effetto della crisi, arriva la prova più dura. Iniziano le vacanze, se così possiamo chiamare le poche ore sottratte all’afa della città, che nell’estate 2013, avendo noi sviluppato una dipendenza dal risparmio, passeremo in un villaggio vacanze.

Con gli amici se n’è concionato come se fosse una pausa piacevole, per quanto breve. Oggi cenare nei ristoranti stellati è complicato. Non è più tempo di fare gargarismi con l’Evian o dare voti anche all’igiene dentale del maitre di sala.

Sì, però: avete mai mangiato in un villaggio-vacanze all inclusive?

Vi siete mai aggirati in cerca della poca ispirazione possibile, tra i banchi stracolmi di pietanze anestetizzate, niente profumi né afrori, tutto cloroformizzato? Nessuno si aspetta la Boqueria di Barcellona o il mercato centrale di Firenze, dove per ritagliarsi un percorso ad hoc si consultano le narici, ma tutto quell’apparente bengodi selezionato, mondato e plasticamente disposto per il piacere del nostro sguardo, alla fine incupisce.

Colpa, forse, del menu nel ristorante da 300 coperti:

Pennette panna e funghi, trenette al pesto, lasagne, risotto alla pescatora, tonno e/o salmone alla brace o marinati, fritto di paranza, piselli e prosciutto, patate al forno, insalata, tiramisù, creme caramel. Mele, banane, kiwi e cocomero con rari sconfinamenti tropicali. Cotolette e patatine fritte per le frotte di bimbi in stile libro della giungla.

piatti, villaggio vacanze

Si cerca di evadere con il pensiero, l’assenza dell’auto ci ha reso stanziali: se intorno ci sono olivi secolari a perdita d’occhio perché mai l’olio sulla tavola dev’essere così?

Senza spauracchio della prova palloncino potrebbe essere un’idea tornare in branda alticci, ma i vini bianchi e rosati rigorosamente alla spina consigliano di girare al largo.

Del resto per tre pasti al giorno (colazione dalle 7.30 alle 9.30; pranzo dalle 13.00 alle 14.30; cena dalle 20.00 alle 21.30) spendiamo 50 euro, cosa volere di più da un’offerta last minute?

Forse qualche parola di consolazione, magari una rassicurante condivisone di esperienze, facciamolo per gli avventurosi vacanzieri che partono oggi.

[Crediti | Immagini: Francesca Ciancio]