Che condanna stare a tavola (cafonismi intollerabili)

Niente di sacro tranne il cibo: il claim di Dissapore parla chiaro. Vuol dire che qui dentro la maggior parte appartiene alla categoria “maniaci del gusto” per i quali a essere sacro non è solo il cibo, ma anche stare a tavola. Dopo dolorosa autocritica, con l’aiuto di un gruppo composito di amici, ho individuato i difetti più fastidiosi, a quanto pare.

Il Parlare
Non c’è niente di più bello di una conversazione stimolante a tavola. Certo, c’è differenza tra un armonioso scambio di battute e opinioni, e il continuo ciarlare con conseguente alienazione dei nostri commensali. Poco tollerata è l’eccessiva analisi del piatto appena arrivato in tavola, magari urlata affinché si senta in cucina. L’allegria è una cosa meravigliosa, ma sembra sia disdicevole ridere in modo rumoroso e scomposto. Quest’ultima vale per me.

La tecnologia
Telefonini: parliamone. Una cosa veramente insopportabile, soprattutto quando si è in due, è rispondere al telefono durante il pasto e parlare per mezz’ora. L’altro sta lì che ci guarda, non sa se aspettare prima di iniziare la pietanza ormai gelida e ha finito il repertorio delle espressioni di disagio. E poi loro: le famigerate macchinette fotografiche. Pare sia fastidioso avere una come me a tavola che blocca l’attacco di qualsiasi portata da parte di tutto il gruppo perché deve scattar di foto. Mi scuso per questo, ma temo che non smetterò, voi cominciate.

L’arte del mangiare
Risucchi, cucchiaiate sui denti, masticazioni a vista, sputacchi vari non sono graditi e questo è intuibile. Ma anche una certa cura nel tenere le posate, mi insegnava mia madre, può essere sintomo di rispetto per i nostri commensali e per il cibo stesso. Il coltello, per esempio, non si impugna come farebbe Indiana Jones nel Tempio Maledetto e il cibo non andrebbe vivisezionato nel piatto. Voglio dire, ‘sti poveri cuochi stanno un’ora lì ad impiattarcelo, e non è carino sventrare il loro lavoro come ho fatto io al Pagliaccio di Anthony Genovese con il kebab di agnello, ridotto irrimediabilmente in brandelli. Infine occhio al tovagliolo: spesso finisce in terra o sbattuto sul tavolo con l’angolino immerso nel piatto del vicino. Agghiacciante.

La postura
I gomiti sul tavolo, oltre ad occupare spazio nelle tavolate numerose, sono considerati brutti da vedere. Sotto al tavolo, le gambe stese e in continuo movimento provocano calci, ginocchiate e pestate di piedi: disdicevole. Per le signore: se non state belle dritte con la schiena, occhio alle collane lunghe. Finiscono regolarmente nella zuppa inorridendo il timido commensale che vi siede accanto. Consiglio anche di non muoversi troppo e in modo sconsiderato, può succedere di beccare in pieno le parti intime di un cameriere in educato e silenzioso avvicinamento. L’ho fatto al pranzo di gala della guida Michelin, lui parla ancora due ottave sopra.

La disattenzione
Esistono i distratti cronici: tutt’intorno al loro posto è un florilegio di molliche di pane, macchie di vino, pezzetti di cibo. Rompono il costoso calice, impecettano i propri e altrui pantaloni, tirano le zuppe sulla tovaglia ricamata e trasformano il tavolo (sopra e sotto) in un inferno tipo Vietnam. Io personalmente ero talmente esperta nel rovesciamento del vino rosso su indumenti chiari, che chi sedeva accanto a me preferiva rovesciarselo da solo ad inizio pasto, così per non rovinarsi la cena. Ora sto più attenta.

La maleducazione
Qui voglio intendere quella verso i camerieri. Anche quando non siamo contenti di una cena, e lo so che paghiamo e che i soldi non ce li regalano e bla bla, vale sempre la pena essere gentili piuttosto che alzare la voce producendosi in scenate imbarazzanti sotto gli occhi di tutti. Cambia poco, basta non tornarci più da quelle parti. E infine una dritta per i fumatori come me: resistiamo! Non alziamoci ogni 5 minuti per fumare. In ristoranti di alto livello, ho assistito a scene di panico tra sala e cucina per coordinare l’uscita dei piatti causate dalla continua assenza degli ospiti. E se lo fate, non vi stupide di trovarvi un tizio vestito di nero accanto al tavolo che nell’auricolare dice piano “ok, manda la tartare, ci sono tutti” o cose così.

Dài, fate un po’ di autocritica che fa bene o, se preferite, fate pure i criticoni. Quali difetti non riuscite davvero a tollerare quando si sta a tavola?

[Immagine: Easy and elegant life]