Il pranzo della Domenica | E finalmente venne il momento di ordinare il vino

Ti sei arreso alla modernità: invece di ciondolare per casa in uno stato vegetativo di coscienza, zappando tra le prove del motomondiale e il campionato mondiale di uomini forzuti su tv satellitari danesi, ti sei trascinato al ristorante in compagnia di amici & conoscenti, con una voglia nemmen troppo nascosta di rinchiuderti in un polemico mutismo di fronte agli esemplari di essere umano che hai attorno. Hai faticosamente partecipato all’ordalia dell’ordinazione, ed ora viene il momento di rispondere alla Fatidica Domanda.

Infatti il cameriere chiede qualcosa a proposito dell’acqua, e qui al massimo puoi assistere alla separazione in Partito della naturale e Partito della gasata. Naturalmente tu dici “frizzante” tanto per spiazzare un po’ tutti, forse memore delle zone dell’italia centrale dove non senza un vago senso di gioco ti si chiede “liscia o leggermente?”, e ti piace assai. Per fortuna non hai ancora trovato chi chieda “ma… non ha per caso quell’acqua di disgelo proveniente dall’artico?”

Ma poi arriva la Domanda e sulla canaglia (la canaille) cala un gelido silenzio. L’eco restituisce un senso di vuoto e d’abisso: “E… per il vino?” .

Ti sembrerà di essere a scuola quando il Prof chiedeva se c’era un volontario, e tu volevi portare l’Umbria. Chi guarda ostentatamente il display del cellulare, chi rimbocca la camicia al pargolo, chi tira su le calze, chi finge un attacco d’allergia. Anche perché nessuno vorrebbe trovarsi di fronte:

1. l’esperto. Per prima cosa gonfia i molli pettorali, quando gli sguardi calano su di lui, e cita un paio di sconosciuti vitigni autoctoni armeni tanto per scaldare l’ambiente. Poi dice che no, è impossibile trovare un vino che vada bene per tutti i piatti, e che come minimo bisogna ordinare un bianco, un rosso e un rosato. Ma lo sciampagn andrebbe bene per tutto…
2. il naturista. Rarissimo esemplare che si sta progressivamente diffondendo, ma ancora infrequente nella forma “io bevo solo vini naturali”. Da distinguere dalla versione endemica e perniciosa “io bevo solo i vini di mio zio Eracle, che pesta l’uva con i piedi”
3. Il generalista. Pericolosissimo, è quello a cui va bene tutto ma solo in apparenza. Anzi, avrà qualcosa da ridire su ogni bicchiere: troppo freddo, troppo alcool, troppo frizzante, troppo pesante, troppo leggero. Insomma, troppo.
4. Il qualunquista. Va amato, perché il WWF l’ha dichiarato specie a rischio d’estinzione. E’ quello che gli va bene tutto, anzi è contento di condividere un bicchiere in santa pace senza farla troppo lunga. E’ progressivamente sostituito dal tipo sub 1) l’esperto a causa dei troppi programmi divulgativi televisivi sul vino.
5. L’astemio. Non beve. E lo farà notare, al momento del conto.

Ma del conto parleremo in un altro momento.