15 euro spesi beni al Ketumbar ringraziando Roma di non essere Milano

15 euro spesi beni al Ketumbar ringraziando Roma di non essere Milano

Il mio ponte 25 aprile – 1 maggio: ho fatto un tour Milano-Roma-Piacenza-Milano-Roma-Milano diversamente agile e rilassante. Ma la conclusione gastronomica del 1 maggio è stata semplice quanto piacevole. E vagamente istruttiva.

Un semplice brunch, in buona compagnia, con area bambini (e animatori annessi), a 15 euro al Ketumbar di Testaccio.

Insomma il brunch intelligente (bella la gita fuori porta, ma mica per forza!), visto che uno dei quartieri più asfissianti di Roma per l’occasione era sgombro di macchine e umanità, tanto che pareva il set di un post-apocalittico. Magie del decisionismo personale, amplificato da sette anni milanesi e due paternità.

Il locale è bello, ampio e cantinesco nella temperatura – tanto da far prediligere l’interno all’esterno, nella caldana romana della giornata. Il menù ha un appeal bio che sulla carta veicola un pericoloso salutismo per le intenzioni dei commensali, mentre nella sostanza si gode e a lungo.

Segnalo il purè di ceci saltato con le cime, un’ottima insalatina con pomodori secchi, cetrioli e cipolla rossa caramellata e le mezze maniche al ragù. Ah c’erano anche le fave col pecorino che hanno sempre il loro perché.

E segnalo anche la teca a vista sui cocci di Testaccio. Roba datata II-III secolo d.C. in un locale privato. Altro che design minimalista!

Ketumbar

Buona la scelta di birre, mentre la carta dei vini non fa gridare al miracolo e i ricarichi non sono propriamente bassi, ma le scelte non sono male. L’unico eno-fissato/rompicazzo del gruppo ero io quindi ho imposto il Gewürztraminer di Elena Walch. Bello, succoso e minerale: un po’ giovane (il 2012) ma ce ne freghiamo.

Ketumbar

Questa però non vuole essere una recensione ma uno spunto/provocazione sulla distanza sempre incolmabile tra le due più importanti città italiane, visto che in una sono nato e nell’altra vivo.

Ogni piattino che riempivo e ogni visita che facevo all’area kids non riuscivo a non pensare che a Milano avrei mangiato meno, peggio e spendendo il doppio.

Dura farsene una ragione. Fanatismi da romano o pura realtà?