Trattorie e osterie: le 10 decisioni migliori per una domenica fuori porta

Trattorie e osterie: le 10 decisioni migliori per una domenica fuori porta

Una buona playlist in macchina. Poi quando si fanno le domeniche fuori porta di solto si è in tanti. Allora uno spera di finire nella macchina giusta. La domenica si presta alle frasi sconclusionate, serve un buon piatto di sostanza per riappacificarsi con la grammatica. E comunque ci siamo quasi, è marzo. Quindi è bene iniziare a fantasticare sulle prossime venture domeniche soleggiate, in cui si inforcano gli occhiali e via, tutto ciò che si desidera ormai è lasciarsi alle spalle il caos cittadino, infognarsi in tangenziale per un ultimo quarto d’ora e approdare prima possibile sotto un pergolato a gustare buon cibo.

Per evitare di dover dar retta all’amico di turno – il famoso Esperto della Domenica, che magari ha letto una recensione al volo durante la toeletta mattutina ma lì su due piedi è l’unico abile ad articolare una frase di senso compiuto che includa la parola “porchetta” – seguite i suggerimenti di Dissapore.

La Brinca1. La Brinca, Via Campo di Ne, 58 – 16040 – Ne (Genova).
Come mettere in banca una meravigliosa domenica ligure spingendosi in Val Graveglia, zona nell’entroterra del Levante poco nota ai più. Per il suo campionario di cucina ligure La Brinca è una scelta non negoziabile. Piatti chiari e amicizia lunga: testarolo con il pesto al mortaio, ravioli di borragine cu tuccu, gnocchetti di castagna, un superclassico: il gnocco al pesto, gli introvabili formaggi locali (il caprino stagionato di Sopralacroce su tutti), fritti e dolci abbinati a una ricca cantina. Ma non si esce dalla Brinca senza aver assaggiato il preboggion di Ne, un antipasto di patate e cavolo nero bolliti insieme con olio extravergine e aglio. Conto medio: 25/40 euro.


E Curti2. E Curti, via Garibaldi, 57, Sant’anastasia (Napoli).
E Curti erano Luigi e Antonio Ceriello, due fratelli afflitti da nanismo ipofisario innamorati della buona cucina. Oggi, quella che per tutti è la “migliore trattoria campana”, aperta in un paesino della cintura vesuviana nel 1952, è condotta da Angelina Ceriello dentro uno stanzone ordinato con bancone da mescita in fondo, dove tutto sa di casalingo e rassicurante. Paccheri e stoccafisso, agnello sambucano con i piselli e crocchè di patate sono i classici, davvero imperdibili, della sua amorevole cucina. Gran finale: un bicchiere di Nucillo, liquore digestivo preparato in casa. Conto Medio: 25/40 euro.


Oste della Bon'Ora3. Oste della Bon’Ora, viale Vittorio Veneto 133 I – Grottaferrata (Roma).
Schietto, infaticabile, prodigo di suggerimenti, Massimo Pulicati, al secolo l’oste della bon’ora, è di una simpatia contagiosa, ma non fatevi idee sbagliate. Devota alla cucina romana, sua moglie Maria Luisa ne rispetta il repertorio come pochi, carbonare, amatriciane e fettuccine broccoli e arzilla sono ai massimi livelli. Un posto fuori dal tempo con otto tavoli lungo le strade raggomitolate dei Castelli e l’inevitabile vinile in sottofondo, l’oste è un appassionato collezionista. Conto medio: 35/40 euro.


La ragnatela4. La Ragnatela, via Caltana, 79 – Scaltenigo di Mirano (Venezia).
Venticinque chilometri da Venezia eppure anni luce dai fastosi riti della laguna. Trenta posti al piano terra e un salone da ottanta qualche scala all’insù, La Ragnatela proprone una serie di menu enciclopedici: “la tradizione” conta 6 antipasti, 5 primi e 7 secondi, tutti abbondanti, “il mercato e la ricerca” altrettanti, poi ci sono 3 menu sul tema Presidi Slow Food così buoni puliti e giusti che Carlin Petrini, se andasse in cucina, non riuscirebbe a far meglio. Ma sarebbe contento di quell’euro donato ad Emergency per ogni piatto di sarde in saor consumato.


Maso Cantaghel5. Maso Cantaghel, Via Madonnina, 33 – Civezzano (Trento).
Trattoria ambientata in una casa di campagna del Settecento circondata da vigneti, menu fisso che la signora della casa, Lucia Gius, 65 anni trentina trapiantata in Val di Non, cambia ogni giorno, anche se i suoi piatti simbolo non mancano mai: canederli, orzetto, involtini di verza, bollito di manzo e gli squisiti knodel tirolesi, palline di pane secco ammollate nel latte, impastate con uova, farina e pancetta cotti nel brodo.


Sora Maria e Arcangelo6. Sora Maria e Arcangelo, via Roma, 42 – Olevano romano (Roma).
Per non sbagliare, scese le scale di un vecchio granaio pieno di atmosfera a Olevano, sulla strada per Palestrina e il bellissimo Palazzo Barberini-Colonna, chiedete subito i cannelloni della Sora Maria ripieni al pasticcio di vitellone, gratinati con il pomodoro e la mozzarella dell’agro pontino, almeno una volta nella vita bisogna provarli. Qui il verbo sono la cucina laziale e gli ingredienti della campagna romana con menu tradizionale a 27 euro, carta dei vini con centinaia di etichette e un bel campionario di birre artigianali. Conto medio: 25/40 euro.


Foro dei baroni7. Foro dei baroni, Piazza chiesa, 2 – Puglianello (Benevento).
Dal martedì alla domenica sala gourmet con pochi coperti solo su prenotazione e menu degustazione da quattro portate a 25 euro focalizzato sui sapori del Sannio. Di fianco, ristorante/pizzeria dove più informalmente si serve una rispettabile cucina pop. Tutto in una assolata piazza della provincia di Benevento che sconfina nel Casertano tra luce, tufo e buone bottiglie. Conto Medio: 25 euro.


Locanda Mariella8. Locanda Mariella, Localita’ fragno, 59 – fragnolo – Calestano (Parma).
Quanti buoni motivi servono per affrontare il lungo cavatappi stradale che porta a Fragnolo, località di Fragno, frazione di Calestano, provincia di Parma? Decidete voi, Mariella & Guido mettono in tavola piccole variazioni dei piatti di casa, dai ravioli di anatra in brodo di ceci ai cappelletti di radicchio e ricotta oltre alla mortadella più profumata del mondo. Non basta? Allora c’è la carta dei vini, di per sè una vertigine: cinque tometti scritti fitti di cose semplici o impossibili alla portata dei più. Conto medio: 20/40 euro.


Oasi degli Angeli9. Oasi degli Angeli, C. da S.Egidio, 50 – Cupra Marittima (Ascoli Piceno).
Il vino che fa il marito di Eleonora Rossi è famoso, si chiama Kurni. Ma l’agriturismo dell’azienda agricola Oasi degli Angeli di Cupra Marittima, aperto solo dal venerdì alla domenica, poggia sulle spalle minute della cuoca, un vero talento. E insomma, ecco, se vi consigliamo il posto più introvabile d’Italia, perso tra campagne e sentieri polverosi, è perché il pollo cresciuto e cucinato al forno da lei non ha proprio rivali. Conto medio: 25/40 euro.


Il Conte Matto10. Il Conte Matto, Via Taverne 40, Trequanda (Siena).
Quaranta coperti e una veranda estiva con vista sulle colline del Chianti in un piccolo, immutabile borgo in cima alla collina, inevitabilmente roccamunito, raggiungibile dall’uscita Valdichiana dell’A1. Nel menu i classici di questa porzione di Toscana, crostini con patè di fegato, pici al ragù di cinghiale e smisurate bistecche. Per chi vuole vedere Pienza, Montepulciano e le crete Senesi sonbo disponibili alcune camere. Conto Medio: 25/40 euro.