Un grande classico di tutte le sfide tra i caffè più belli di Roma | Caffè Propaganda vs Settembrini

Un grande classico di tutte le sfide tra i caffè più belli di Roma | Caffè Propaganda vs Settembrini

CAFFE’ PROPAGANDA. Questa Roma non sembra avere così paura della crisi, se le nuove aperture non si fermano, e comprendono anche luoghi ambiziosissimi che vogliono coniugare coolness e genuinità, come il Caffè Propaganda, che potrebbe clamorosamente mettere d’accordo i tromboni gastrofanatici e le garrule voci di chi vuole solo spassarsela.

SETTEMBRINI. Per capire il successo di Settembrini è bene andarlo a vedere da vicino: sembra facile apparecchiare tutti i giorni un caffé, un ristorante di livello, una pasticceria di qualità servendo vini non banali e avere successo. Di pubblico, di critica, economico.

CAFFE’ PROPAGANDA. La posizione non potrebbe essere più strategica: il Colosseo è a due passi e parcheggiare nei dintorni non è un problema. Il posto è splendido, ampio, luminoso, ceramiche in stile metropolitana di Parigi (che scopriamo essere in realtà italianissime) e dosi di sfarzo e fighetteria che ci fanno girare la testa. Non c’è dubbio, questo è uno dei locali più belli di Roma, se non il più bello in assoluto!

SETTEMBRINI. Il lavoro non si ferma qui, c’è già una libreria “vera” che ha aperto di fronte con il cibo di Settembrini, a seguire ci saranno panini, insomma menti fervide che aguzzano l’ingegno e decidono di portare avanti progetti che non restano isolati.

CAFFE’ PROPAGANDA. La prima anima del Caffè Propaganda alberga in un lungo, splendido bancone di rovere e zinco, dietro al quale si muove un team di mixologist e bartender acrobatici guidato da Emanuele Broccatelli, tornato alle origini dopo un’esperienza a Londra. Rimango molto favorevolmente impressionato da una variazione sul tema spritz: Franciacorta, rabarbaro, Ricard, ciliegia sotto spirito e scorza d’arancia. Fresco e accattivante, con quel contrappunto di amarognolo che gli dona profondità, un sapore tutt’altro che banale per iniziare una serata in modo diverso. E per finirla, il bancone dei distillati è ben attrezzato, ed è bello scorgere in lista nomi come la tequila Ocho o il rum millesimato di Caroni.

SETTEMBRINI. Lo spazio esterno ha il suò perché, permette di mangiare direttamente per strada in una sorta di mercato dell’antiquariato open air, con la sede RAI vicina così come altri uffici da pubblico potenziale in arrivo. L’interno si rifà ad arredi moderni, quasi minimal, toni giocati tra il beige ed il nero. Personale efficiente e sorridente, il che non guasta: bello sentire le scuse da chi ha sbagliato a dire che nell’appetizer c’era la crema di piselli, quando invece era sedano.

CAFFE’ PROPAGANDA. La seconda anima è quella culinaria, e qui dormiamo sonni tranquilli con la supervisione di Arcangelo Dandini a coordinare una squadra di sei giovani. La pasta Garofalo “cacio e unto” (essenzialmente una gricia) ha la firma del suo autore sopra, consistenza e sapidità con il punto esclamativo che ci aspetteremmo da una ricetta di Arcangelo, che da maestro dei fritti lancia “Supplizio”: supplì di riso, crocchetta di patate e mozzarella, crostino di burro e alici Rizzoli. Gli ingredienti sono votati alla qualità totale: salumi e formaggi sono selezionati da Parma & Co (un posto milanese uberfigo che ridefinisce il concetto di salumeria), e scorrendo il tabloid che contiene il menu troviamo spaghettoni di Benedetto Cavalieri, burro di malga, uova di quaresima (qualsiasi cosa esse siano, Google in questo caso non mi è amico) e ingredienti biologici ovunque possibile. La carta dei vini è salomonicamente divisa: vini naturali nella pagina sinistra, gli altri a destra, con una selezione piccola ma intelligente e destinata a crescere, con la facile previsione che la porzione più esigente della clientela costituisca un incentivo a stupire anche su questo livello.

SETTEMBRINI. A pranzo il menu è ristretto, con solo una parte di ciò che è possibile trovare la sera: la palamita con riduzione di lime è perfetta per equilibrio nonostante l’agrume solitamente accentratore. I ravioli di pollo e patate aggraziati ma timidi: nessuna spezia in evidenza, nemmeno un’erba aromatica a caratterizzarli. Pure i tagliolini coprono la quota “minimal”, ma la gamma di sfumature è pià ragionevole e il gioco riesce. Farina e acqua nella pasta, riduzione di acqua di pomodoro nel condimento, fonduta di scamorza a sostenere, slurp, ce n’è ancora?

CAFFE’ PROPAGANDA. La terza anima di Propaganda, quella pasticcera, è la più francese, visto che entriamo nel regno di Stephane Betmon, 36 anni e un curriculum di tutto rispetto che comprende il primo e il secondo nome che vorremmo leggerci sopra, ossia Pierre Hermé e Ladurée. Inevitabile che la proposta di macaron sia messa in primo piano, ma forse quello al peperoncino è un po’ troppo estremo per poterlo usare come termine di paragone; Creme Caramel e zuppa inglese, invece, rivelano una mano elegante e sicura, risultando equilibrati e mai pesanti. Aperto dalle 12 all’una, il locale vuole essere un posto in cui c’è ragione di entrare a qualsiasi ora, per un the (con un assortimento di miscele Mariage Freres), uno spuntino, un drink o un pasto della velocità che si ritiene opportuna.

SETTEMBRINI. Il secondo è da capire, con il vitello cotto nell’olio e servito con patate viola croccanti in superficie e puré come base, talmente buono che si fa preferire alla carne. I dolci sono ben impostati, con la torta di yogurt cremosa ma non barocca, lo strudel profumato con salsa vaniglia (che sarebbe migliore servito caldo). Buona la piccola pasticceria.

CAFFE’ PROPAGANDA. Insomma, questo Caffè Propaganda vuole essere tante cose, ma riuscirà ad esserlo sempre e comunque, anche a locale strapieno? Vedremo, ma può ben darsi, del resto i nomi che ci sono dietro -Maurizio Bistocchi, Richard Ercolani e soprattutto Gianca, fondatore del Goa e del Ketumbar- sono quelli cui affiderei le sorti del pianeta Terra se queste dipendessero dal far funzionare un locale a Roma. Indipendentemente dal tasso di gastrofanatismo, che qui è senza dubbio elevato. Segno dei tempi.

SETTEMBRINI. La carta dei vini è vivace, profonda e curiosa, insinua la voglia di sfogliare e ordinare, difficile che venga abbandonata sul tavolo, malgrado la cordialità del sommelier. Tre portate, a pranzo, escluso vino e coperto che non si pagano, 40 euro.

[Crediti | Link: Caffè Propaganda, Settembrini, Parma & Co, Stephane Betmon, Mariage Freres, testi | Caffè Propaganda: Fabio Cagnetti, Settembrini: Leonardo Romanelli]