Occupy Groupon: 10 modi di usarlo (o non usarlo) per il tuo ristorante

Occupy Groupon: 10 modi di usarlo (o non usarlo) per il tuo ristorante

D’accordo, nessuno qui pensa di comprare la cena della vita col comodo coupon che prevede sconti su spumantino, tagliatella allo scoglio per due, grigliata mista e tortino al cioccolato dal cuore morbido. Ciò non toglie che qualcuno, anche qui, abbia comprato il buono Groupon per cenare al ristorante. Noi compresi.

Non è il caso di scandalizzarsi, ai ristoranti piace il marketing digitale. Compongono una cena standard, Groupon la propone con sconti che vanno dal 30 al 60% attraverso una newletter che si ha sempre qualche difficoltà a eliminare come spam, perché graziosa, stupidina, scritta bene, e trattiene un corposo 50% garantendo i clienti da eventuali disguidi.

Certo che c’è crisi anche al ristorante, ma, conviene? Dipende, per capirci qualcosa abbiamo riletto il pensiero in 10 sintetici punti di Gianluca Diegoli, nostro guru di riferimento.

Prima dell’entrata del cliente.

1. “Gli strumenti non sono buoni o cattivi, dipende sempre da come si usano”. Se pensate che Groupon, Groupalia o Citydeal siano il male, o che una politica di sconti non faccia bene alla vostra immagine, cestinate la newsletter tentatrice. Rolls Royce non ha costruito la sua reputazione sui buoni benzina.

2. “Nessuno strumento è mai completamente salvifico o distruttivo”. I clienti abituali non vi guardano di traverso per un coupon, ma un coupon non è la soluzione alla mancanza di clienti abituali. Se avete questo problema fatevi delle domande.

3. “Nessuno è obbligato a utilizzare nulla che non si voglia: se compravate senza fiatare dai vecchi agenti delle Pagine Gialle non usatelo, credetemi“. Mica Groupon ve l’ha ordinato l’analista. Se così fosse complimenti a loro, nessuno può contare su venditori altrettanto convincenti.

4. “Se siete bravi nel vostro settore, incitate (e incentivate, sì anche tangibilmente) prima i vostri clienti a trovarne di nuovi, lo faranno volentieri”. Chi vi vuole bene è contento di dare una mano, chiedeteglielo. E coccolatelo ogni tanto, sennò si sentirà dimenticato come i vecchi clienti del digitale.

5. “Se proprio volete provare, classificate la spesa in pubblicità pagata in prodotti per provare ad acquisire nuovi clienti duraturi”. I coupon sono un investimento come un altro: confrontarli vi aiuterà a capire se vale la pena sponsorizzare di nuovo la sagra delle gnocche (esiste). O fare pubblicità del cenone di Capodanno su Phon e spazzola vicino alle pillole per dimagrire.

Dopo l’entrata del cliente.

6. e 7. “Se non misurate, come in ogni forma di pubblicità online, non saprete mai se ha funzionato; e non dovete misurare quanti pranzi avete venduto, ma quanti clienti sono tornati”. Non lesinate perché Groupon trattiene il 50%, convincere i clienti-coupon a tornare pagando il prezzo pieno, ecco cosa vi conviene. Bello vendere molti buoni, ma è inutile se non valutate l’altro dato.

8. “Se volete che tornino, quelli che vengono con Groupon dovete trattarli meglio e non peggio degli altri (sembra scontato, ma succede di solito il contrario)”. E’ successo a me: cliente trattata da serie D del curling, con servizio arido e cibo di seconda scelta per contenere i costi. Se pensate che i clienti col buono siano di livello inferiore state svalutando voi stessi: pessima strategia.

9. “Se il bisogno è di distribuire i clienti in orari meno utilizzati, potete farlo anche da soli, abbassando e rimodulando le tariffe, spargendo la voce”. Lo sapete vero, che molti ristoranti propongono prezzi diversi tra pranzo e cena con buon ritorno d’immagine e di cassa? Groupon non è scienza missilistica, questo lo sapete fare anche voi.

10. “Se volete capire come fanno questi di Groupon a vendere i vostri prodotti (online) così bene, e perché voi non ci riuscite, studiatevi i loro testi e […] capite e copiate come fanno a incentivarne la crescita numerica e a diffondere le offerte sui social network”. Facebook e Twitter non servono solo per le fotine dei vip che hanno cenato da voi. Fatevi venire delle idee e usate i social network. Non è spam, e se anche lo fosse, riformulatelo in qualcosa di grazioso.

Per un corso di lingua Groupon ha scritto:  “Metti una festa Erasmus, parte il gioco della bottiglia e tu non sai come si dice limone in portoghese o pietra pomice in tedesco: potresti mai fronteggiare la gogna internazionale?”

[Crediti | Link: Dissapore, Minimarketing. Immagine: Groupon]