7 candidati dal gastrocosmo: aiuta il politico bisognoso di rilancio a trovarne un altro

7 candidati dal gastrocosmo: aiuta il politico bisognoso di rilancio a trovarne un altro

Gli amati sondaggi non sono teneri con il Pdl e Silvio lo sa, deve stupire, sbaragliare, essere l’alternativa di destra a Beppe Grillo (che non è di sinistra). Servono facce, storie imprenditoriali, successi guadagnati sul campo e non nei palazzi della politica.

Ci ha colpiti l’attenzione del Cav. per Guido Martinetti, il fondatore di Grom, catena di gelaterie da 30 milioni di euro, sorpreso dal corteggiamento dell’ex premier. E Pierluigi Bersani chi “sondaggerà” per il suo Pd? Oscar Farinetti di Eataly potrebbe essere l’asso nella manica. Un po’ agè in verità, ma c’è sempre la plusvalenza del padre partigiano.

Le celebrity del mondo gastronomico sono pronte ad accogliere offerte di candidature per le prossime elezioni? E in che parte dell’emiciclo potrebbero collocarsi? Abbiamo pensato di semplificare il compito agli scout della politica in cerca di persone spendibili per rilanciare i partiti. Ecco 7 potabili candidati.

1. Gianfranco Vissani. Vabbè facile. C’hanno pure lo stesso nome lui e Fini. Lo chef di Baschi ha cucinato in più di un’occasione alle kermesse politiche di quella che fu Alleanza Nazionale. E’uomo di destra che forse patisce il “nuovo” corso di Futuro e Libertà. Lui, arguto come una lince e maschilista quanto basta (avete fatto caso a come tratta le compagne di scena in tv?), sa che a rammollire il Fini è stata Elisabetta Tulliani, con tutte le menate dei figlioletti, della visita al museo della Shoah in Israele, del voto agli immigrati.

2. Davide Scabin. O come dire il talento con una dose di autodistruzione. Se fossimo agli inizi del ‘900 aderirebbe al movimento dei Futuristi. Oggi trovare un corrispettivo è dura, ma il pensiero vola a Marco Pannella, all’uomo e al politico hipster per eccellenza – pure metrosexual. L’ego radicale è sempra stata una strana bestia con questo palleggio sincopato tra privato e politico. Ha creato dei mostri tipo Daniele Capezzone, ma anche Francesco Rutelli viene da lì. No Davide, non insultarmi. Ti vedo più vicino a Ernesto Rossi o tutt’al più a Emma Bonino. Un pensatore libero, ma così libero da farsi perdonare tutte le albe passate alla Piola (nel retrobottega del tuo ristorante) a bere gin tonic.

3. Davide Oldani.  Pop non è lontano da Ppi che fa rima con Udc, lì vicino c’è pure il Ppe. La vecchia Balena Bianca fa al caso del bel cuoco del D’O. Ero indecisa sulla collocazione, poi ho letto i dieci punti del suo manifesto e al terzo sbadigliavo già. Insomma, è lo stesso effetto che provoca il moderatismo senza nerbo. Dai Davide, sei giovane, piacente, interista e scrivi cose del tipo: “Bisogna valorizzare l’equilibrio dei contrasti, in cucina e nella vita”? Che noia!

4. Gabriele Bonci. E penso subito a Mario Brega in “Un sacco bello” di Carlo Verdone. Al grido “Io so comunista così”, Bonci Bo, che”po esse fero e po esse piuma”, è uno dei tanti orfani del Pci e di Rifondazione. Non crede nella setta dei figli dell’amore eterno e quindi non può passare con Nichi Vendola. Con Antonio Di Pietro manco: il parlamentare di Montenero di Bisaccia mena, Gabriele impasta. Con i grillini peggio che andar di notte: ma te lo ricordi come era bello consumare la pizza rossa in sezione? Ma che ce lo sanno loro cos’è una sezione?

5. Massimo Bottura. Ancora due stelle e ci siamo, il movimento di Grillo è vicino. La fantasia al potere dai! Facciamo un comitato cittadino per la difesa della saraghina, creiamo un gemellaggio Po/Tevere mandando l’anguilla a Roma e i sorci in Padania; coniamo una moneta non moneta (come il bollito) che abbia valore ma anche no. Non esistono ruoli predefiniti. Come quella volta che Bottura, presentando il suo nuovo pasticcere Franco Aliberti sul palco di Identità Golose a Milano, disse: “Lui si occuperà dei primi”.

6. Paolo Lopriore. Non rivelerebbe le sue simpatie politiche neanche sotto tortura. Il più timido degli chef, al ristorante Il Canto, ha fatto dell’ermetismo una cifra stilistica. “Facciamo, mangiamo, perché chiedersi il perché? “. Non cercate la concretezza nelle parole, nei piatti sì, così come nella politica di Nichi Vendola. L’ultima volta che l’ho visto in tv erano le sette del mattino, e il leader di Sel parlava delle assonananze polisensoriali tra Salento e Andalusia. Non so cosa lo spinga ad alzarsi alle sei per andare in Rai a parlare di queste cose, ma so che è qualcosa di molto vicino al “Caviale, liquirizia e mallo di noci” di Lopriore. Ipnosi.

7. L’ultimo lo lascio a voi ed è Teo Musso. Troppo facile dire che è di sinistra: capello scapigliato, faccia gitana su accento piemontese, mastro birraio contemporaneo (è noto che la birra è più di sinista del vino). Dove lo collochiamo? Di certo non in un partito, forse neanche in un movimento. Piuttosto in uno di quei flash mob politici che durano il tempo di una campagna elettorale. Tipo Comitato né né.

Servono facce, storie e altri candidati dal gastrocosmo. Aiuta il politico bisognoso di rilancio, trovane uno anche tu.