Top ten molto pop di piatti letterari contro la tirannia dei 4 salti in padella

Top ten molto pop di piatti letterari contro la tirannia dei 4 salti in padella

Oggi parliamo di letteratura. No, dai non ve ne andate! Bonci, Bonci, Bonci, Bonci, carbonara, Cracco, Masterchef, pizza, crisi, McDonald’s, supplì, gnocco. E pure tette (non si sa mai). Fermata l’emorragia, torno in tema: l’altro giorno pensavo che per quanto celebrato in lungo e in largo dal cinema e dalla pittura, il nostro argomento prediletto ha vissuto notevoli fortune anche nelle pagine di grandi libri, che siano gli scritti di Omero o i romanzi moderni.

Un universo ricco e variegato a cui non saprei dare ordine, ma a rinfrescare la mia memoria vacillante ci ha pensato un vecchio numero de La lettura, inserto letterario del Corriere della Sera. Evocato tra gli aulici versi dei testi originali dei vari Isabel Allende, Fabrizia Ramondino e Ivan Goncarov, emerge un campionario italo-centrico di ragù, formaggi, timballi, torte pantagrueliche a cui mi pare doveroso fare qualche aggiunta.

Ma visto che leggendo l’istinto classificatorio diviene irresistibile, proviamo a fare queste aggiunte tirando giù una top ten molto pop di piatti letterari, classificati per tasso di hipsterismo (o gastrofighettismo), classicismo e nerdismo. Prima di insultarmi datemi la vostra di classifica.

1. il ragù napoletano di Giuseppe Marotta ne L’Oro di Napoli: definito comico e solenne nel testo, è un piatto eroico e commovente con quella preparazione certosina, la lunghissima cottura e la sua ritualità esibita. “Il ragù non si cuoce ma si consegue. Non è una salsa ma la storia di una salsa. Dal momento in cui il tegame viene deposto sul fornello e la cucchiaiata di strutto dubita, si commuove, slitta cominciando a fondersi, fino al momento in cui il ragù è veramente pronto, tutto può succedere”. A Ray Liotta costa la cattura in “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese e come un pezzo di Miles Davis si rifiuta di annoiarti.
Hipsterismo 2,
tradizionalismo 5,
nerdismo 4

2. il timballo di Maccheroni del Gattopardo: “il profumo pare uscire dalle pagine del libro” si sostiene sul Corriere, apostrofando come babelica la pasta al forno descritta da Giuseppe Tomasi. “Dalla crosta erompeva un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto e di tartufi impigliate nella massa untuosa e caldissima dei maccheroncini corti”. D’altronde il timballo è un’istituzione sicula che travalica la coercizione, tanto che sono capaci di proportelo anche durante un uretroscopia perpetuata sulle spiagge di Lampedusa.
Hipsterismo 1,
tradizionalismo 5,
nerdismo 5

3. la torta di mele di Sal Paradiso in Sulla Strada di Kerouac: in giovinezza per qualche turba mai approfondita leggevo saggistica a valanga e magari per posa al contrario mi tenevo alla larga dalla beat generation. Continuo un po’ a pensarla come Bukowski su quei tipi lì, ma la torta di mele è tra i miei dolci preferiti e quelle pagine hanno un’eco molto pungente.
Hipsterismo 5,
tradizionalismo 3,
nerdismo 1,

4. lo stracchino di Renzo in fuga da Milano nei Promessi Sposi: il problema con il romanzo di Manzoni è che te lo fanno odiare a scuola ma è una pietra miliare e il suo stracchino si radica in memoria come un film post-apocalittico visto in adolescenza.
Hipsterismo 2,
tradizionalismo 4,
nerdismo 3,

5. i banchetti degli eroi di Omero: l’istanza buffet(istica) vive nell’Odissea. Anfore di vino dolce, peri, melograni, erbe e farina di frumento a iosa quando si va in zattera. Un po’ come si fa al sud quando si va in trasferta o al mare con valigie di alimenti.
Hipsterismo 2,
tradizionalismo 5,
nerdismo 1,

6. i tagliolini al coriandolo e limone di Van Gogh di Isabelle Allende: dal Cile con erotismo. Non a caso Afrodita ha come sottotitolo Racconti, ricette e altri afrodisiaci. Il cibo è il fulcro del suo romanzo, un po’ come era per Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado del 1966, tanto da far diventare una delusione estetica un impeto sessuale. “Con grazia e destrezza inattese, quell’omino patetico fece ballare i coltelli affettando verdure e frutti di mare per poi farli dorare con mano leggera nell’olio d’oliva”.
Hipsterismo 4,
tradizionalismo 3,
nerdismo 3,

7. Il parmigiano che il dottor Livesey nasconde nella tabacchiera e che Jim Hawkins promette all’ex pirata Ben Gunn nell’Isola del Tesoro. Uno di quegli immortali racconti di formazione che ti fanno sentire a casa, proprio come una forma di parmigiano stagionato. Hipsterismo 2,
tradizionalismo 4,
nerdismo 4,

8. i rognoni di castrato alla griglia in quel libretto che è L’Ulisse di Joyce dove il protagonista Leopold Bloom non perde occasione per addentare qualche interiora.
Hipsterismo 3,
tradizionalismo 5,
nerdismo 2,

9. il gelato all’ananas di Natasha in Guerra e Pace: Leone Tolstoj è un gigante e ha scritto una poco nota descrizione autobiografica che ha caratterizzato la mia esistenza, ma sto gelato non mi scalda mica tanto. Però se ben ricordo prima del gelato arrivava lo champagne!
Hipsterismo 3,
tradizionalismo 3,
nerdismo 2,

10. Carne Plastico di Marinetti, aka polpettoni di carne e verdure con l’aggiunta di miele: il Manifesto della cucina futurista anticipa molta Nouvelle Cousine ma per me “l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana” lo relega in ultima posizione.
Hipsterismo 5,
tradizionalismo 1,
nerdismo 2,

[Crediti | Immagine: Angie Cafiero]