Perché Gigino pizza a metro di Vico Equense è famoso nel mondo

Siamo stati da Gigino pizza a metro di Vico Equense per raccontarvi con parole, immagini e video la storia di un particolare tipo di pizza che ha fatto la fortuna del suo inventore, Gigino Dell'Amura, e dei suoi discendenti

Perché Gigino pizza a metro di Vico Equense è famoso nel mondo

Come sarebbe che non conoscete Gigino pizza a metro?

Ma allora non siete stati a Vico Equense, cittadina popolosa ma tranquilla, ancora autentica, visitabile a piedi partendo da Piazza Umberto o da Corso Filangieri.

Posto di ottimi cuochi, a volte grandi, come Gennaro Esposito del ristorante Torre del Saracino, famoso tra le altre cose per la sua cucina a impatto zero, dove i prodotti nascono nel territorio e finiscono nei piatti, in una specie di scivolo naturale.

Lo stesso Gennaro Esposito che da qualche anno organizza Festa a Vico, la festa dei cuochi, appunto, da dove siamo rientrati non senza essere tornati da Gigino pizza a metro.

 

Il locale deve il nome al suo primo proprietario, Luigi Dell’Amura, detto Gigino ‘o zuzzuso.

Negli anni ’20 del secolo scorso Gigino inventò la pizza a metro. Grande idea, invece della pizza tonda, una pizza rettangolare larga trenta centimetri e lunga un metro che viene servita su teglie posate su carrelli.

Finito il servizio militare Gigino aveva trasformato il forno del padre, in cui aveva lavorato fin da bambino, in una pizzeria che con gli anni era diventata famosa, tanto che i clienti facevano anche centinaia di chilometri in auto per venire ad assaggiare la celeberrima pizza.

Nel video sopra e nelle immagini che seguono Raimondo Cinque, gran capo dei pizzaioli di Gigino Pizza a metro, ci spiega la preparazione passo passo.

Ancora oggi Gigino pizza a metro, ribattezzata nel periodo d’oro, vale a dire gli anni ’90, l’Università della pizza, sforna quotidianamente chilometri di pizza mantenendo buoni livelli di qualità.

I pizzaioli che lavorano a pieno ritmo davanti a tre forni a legna grandi quanto un’intera parete, circondati da un esercito di ragazzini indaffarati a preparare gli ingredienti. A sminuzzare pomodori e fiordi latte, cipolle e scarole, acciughe e capperi. E a trasportare sacchi di farina.

Una specie di holding della pizza italiana, con oltre 200 coperti, spazi enormi, un giardino di glicini e agrumi in un grande locale, non esattamente affascinante.

Impasto e lavorazione prevedono farina 00, sei ore di lievitazione, alta idratazione (70%), panetti del peso di circa 700 grammi assemblati insieme per realizzare pizze dal metro a salire.