“Eataly commercializza sostanze pericolose per la salute”. Il procuratore Guariniello indaga

Patto non negoziabile con l’elettorato di questo blog: Eataly è il posto oltre il quale non c’è nessun meglio. Ne consegue che, il core-business di questo post, non è “sparare sulla croce rossa”. Troppo facile prendersela con il prediletto supermercato del gusto ora che il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta sulla “commercializzazione di sostanze pericolose per la salute”. Motivo? Un cliente si è accorto che nelle alici appena comprate vagavano alcuni vermi bianchi, vivi, lunghi da 1,5 a 2 centimetri. Il verdetto dell’Asl TO1 non lascia dubbi: ANISAKIS.

L’anisakis è un parassita che abita le viscere di gran parte dei pesci che arrivano nei nostri mercati: tonni, salmoni, sardine, merluzzi, naselli e appunto, acciughe. Per scansarne gli effetti, nausea, vomito, asma e allergie, non basta marinare il pesce con limone o aceto, bisogna cuocerlo (+ di 65°) o congelarlo per 24 ore (-20°). Diciamo che lasciarlo in freezer un paio di giorni prima di mangiarlo sarebbe saggio. Ma non si dice, perché abbiamo questa maledetta fissa che il pesce è buono e fa bene solo se mangiato fresco, “quando ancora si muove”.

Cosa dobbiamo pensare adesso? Il pesce venduto nelle pescherie di Eataly non è fresco? Al contrario, probabilmente non è stato abbattuto (non è passato per l’abbattitore, un congelatore che fa precipitare la temperatura del pesce, uccidendo il parassita). Oppure che il supermercato per gurmé non seleziona gli arrivi attraverso controlli sanitari accurati? Non ce lo vedo, un modello di distribuzione organizzata come Eataly, 130 tonnellate di pesce vendute ogni anno — per un valore di 2 milioni di euro — che si perde dietro a questi aspetti della sicurezza alimentare.

Certo, questa storia insegna a noi gastrofanatici che prima di concedere il bollino esclusivo della qualità a chicchessia è meglio pensarci due volte. E a Eataly che c’è sempre da migliorare, non solo sulla comunicazione come dicevamo ieri. Voi non la pensate così?

[Fonti: La Stampa, L’Espresso Food&Wine, La Gola]