Come i cyberbulli volevano rovinare la reputazione di un ristorante su Facebook

Nei gruppi di Facebook l'ultima moda del cyberbullismo è rovinare la reputazione dei ristoranti. E' successo con il Quinoa di Firenze, bersagliato nella pagina Fecebook con oltre 50 recensioni negative

Come i cyberbulli volevano rovinare la reputazione di un ristorante su Facebook

In questi ultimi tempi, web e social si dimostrano essere sempre più, ahinoi, gli ambienti ideali  per schiere di  intrepidi bulli,  che qui  trovano modo di dar  sfogo ai loro  istinti più bassi protetti dall’anonimato di uno schermo.

Inoltre, parallelamente,  c’è da notare che   anche  i bersagli di tali gentiluomini  si sono evoluti, modernizzati e ampliati: sempre più spesso  infatti vengono presi di mira i nuovi idoli e le categorie più popolari, tra cui ovviamente troviamo i ristoratori.

E il nuovo divertimento dei cyber-bulli è ricoprire con palate di letame   i locali da loro non graditi, omaggiandoli da recensioni al veleno e consigli al vetriolo. Tutti, ovviamente, completamente falsi e privi di qualsivoglia barlume di verità o affidabilità.

Ma non solo: da professionisti della diffamazione quali sono, per svolgere al meglio la loro attività, i moderni detrattori si sono coscienziosamente organizzati in appositi gruppi Facebook dove coordinare le azioni:   l’obiettivo è riversare una “tempesta di letame” sul bersaglio preventivamente concordato, intasando poi  Trip Adivisor di recensioni farlocche.

Se n’è accorta anche Selvaggia Lucarelli che, con una schermata condivisa su Twitter e segnalata da Repubblica, ha dimostrato come il ristorante di cucina gluten-free Quinoa, di Firenze –il tapino di turno–  sia stato letteralmente bombardato da “recensioni” al vetriolo, nell’ordine di almeno una cinquantina,  e tutte dello stesso, pregevole tenore. Una miriade di insulti, commenti sprezzanti e volgarità che hanno quasi indotto i titolari del ristorante a rivolgersi alla polizia postale.


“Ieri sera siamo stati vittime di oltre 50 recensioni negative qui su Facebook –hanno scritto i gestori del locale sulla propria pagina–, vi basta dare uno sguardo per capire come i commenti, molti dei quali pieni di volgarità, siano stati messi ad arte e che nulla hanno a che fare con il nostro modo di lavorare”.

La cosiddetta “shitstorm” ha avuto inizio dopo l’appello del gruppo Facebook “Dark Polo Gang 777”, che ha chiamato alle armi intere schiere di diffamatori via etere.

“Purtroppo i gruppi come questo, nati solo per screditare e fare cyberbullismo,  sono ancora tanti – è scritto  in un post sul sito del locale – e vi chiediamo aiuto per segnalarli e farli chiudere al più presto. Anche noi ci muoveremo di conseguenza”.

“Purtroppo Facebook non fornisce nessun tipo di aiuto — aggiunge inoltre Paola Monticelli, social media manager del ristorante– si può solo segnalare. Il nostro rating è sceso da 4.9 su 5 a 3.6”. Con conseguente, notevole danno d’immagine a spese del ristorante.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere, né tutti i novelli “webeti” di mentaniana memoria riescono a portare a termine con successo il loro obiettivo: “Molti dei nostri clienti affezionati o che conoscono come lavoriamo hanno lasciato la loro recensione positiva per aiutarci a recuperare”, dicono i gestori del locale.

A riprova che fino a quando ci saranno persone ragionevoli, i cyber-bulli avranno vita dura. Anche nel silenzio assordante degli amministratori di Facebook.

Crediti | Link: Repubblica Firenze