Il Buonappetito – Il produttore nel menu del ristorante è pubblicità occulta?

Ai nomi dei produttori che gli chef mettono nei menu dei loro ristoranti spesso corrispondono sponsorizzazioni o consulenze. Ma è giusto che oltre al piatto si debba pagare la pubblicità?

Il Buonappetito – Il produttore nel menu del ristorante è pubblicità occulta?

Lo so che il web è il luogo dei pareri tagliati con la motosega, eppure oggi nel Buonappetito mi permetto di essere indeciso.

La questione è: non so se mi piacciono i menu in cui è citato il marchio del produttore d’un ingrediente.

Il caso classico sono gli spaghetti: difficile, oggi, in un ristorante gastronomico non venire edotti sul brand. “Spaghetti De Ciccio con il…”, “Paccheri Frangipane al sugo…”.

Ora. Io capisco che un cuoco usi un prodotto buono e lo dica.

Ma francamente non ne sento il bisogno: sono in un buon ristorante, mi fido dello chef, senza che stia a raccontarmi quale olio, sale, acqua, farina, aceto utilizzi.

“Confido in te – mi verrebbe da dirgli – sono certo che metterai nei tuoi piatti le cose che ritieni più opportune.”

Quando compro una Ferrari –mi capita spesso– mica mi raccontano in quale fonderia fanno l’acciaio.

Il nodo vero della questione, però, che a questi nomi quasi sempre corrispondono sponsorizzazioni. Cioè, il cuoco ha una consulenza con l’Olio Pernacchio e dunque in carta scrive che usa l’Olio Pernacchio.

Non dico che sia pubblicità occulta, però un po’ ci somiglia (non è forse product placement?).

Come Chiara Ferragni che posta “che meraviglia le mie nuove scarpe Succi” perché le scarpe Succi la pagano per dirlo.

La differenza tra la pasta e un post, però, è che per il pubblico il secondo è gratis, la prima lo pago.

Mi devo comprare pure la pubblicità?

Non so. Non sono convinto. Qualcuno mi aiuti.