Il 2016 è stato l’anno della nduja

La nduja, il salame spalmabile e molto piccante originario di Spilinga, paese tra l'Altopiano di Poro e Tropea, in Calabria, è molto diffuso nei menu ristoranti d'America, dove sta conoscendo un vero e proprio boom

Il 2016 è stato l’anno della nduja

Il cibo italiano, si sa, è sempre stato apprezzato all’ estero, ma in questi ultimi tempi, complici social e media vari, la passione diventa sovente una mania.

Ora, in particolare, soprattutto negli Stati Uniti, è il turno della ‘nduja, il tipico e piccante insaccato calabrese, così come ha riportato l’agenzia di stampa Bloomberg. La ndugghia, o nnuja, pare infatti abbia completamente conquistato il cuore degli americani.

Probabilmente imparentata con il salame di trippa francese detto andouille e, forse, anche con la sobrasada, tipica soppressata spagnola, la ‘ndjua calabrese è un singolare insaccato molto saporito ed estremamente piccante.

Originaria delle zone del Monte Poro, in Calabria, precisamente di Spilinga, paese tra l’Altopiano di Poro e Tropea, è nato come prodotto povero, realizzato in passato dai contadini per non sprecare le rimanenze di carne suina.

I maiali che servono alla preparazione devono essere nutriti nei sistemi tradizionali, cioè con cereali, ghiande, zucche, barbabietole, e castagne, non a siero di latte.

La ‘nduja è composta prevalentemente da carne di diversi tagli, solitamente i meno pregiati quali fegato, lardo e polmone, finemente triturati e insaccati in budello animale, dopo che l’impasto dalla consistenza molto cremosa è stato aromatizzato con peperoncino calabrese e sale in quantità rilevanti, fino a un quarto del peso totale.

La forma che gli si dà e cilindrica, segue un’affumicatura con legna resinosa e aromatica, la stagionatura dura dai 6 mesi ai 2 anni.

Così ottenuto, l’insaccato può essere conservato anche per un anno, acquisendo sempre maggior sapore con il passare del tempo.

pasta al pomodoro e ndujandujanduja e pizzanduja

La ‘nduja può essere utilizzata in molti modi, ad esempio per insaporire antipasti e stuzzichini, oppure come condimento delle portate principali, dalla pasta alla pizza; ma uno dei modi più diffusi e apprezzati di gustare il prodotto tipico calabrese è quello di spalmarlo su di una bruschetta calda: il calore, infatti, permette al grasso di sciogliersi in una morbida crema, e al peperoncino di sprigionare tutto il suo potente aroma.

La popolarità del salume all’estero è merito soprattutto degli chef nazionali, che hanno contribuito a diffonderne l’ utilizzo proponendolo nelle loro preparazioni e nei loro piatti. Come ha fatto Francesco Mazzei, chef calabrese trasferitosi a Londra nel 2006 e poi a New York.

In valigia, Mazzei, oltre alla sua passione e alla sua competenza, decise di trovare spazio anche per alcuni vasetti di nduja, facendola così conoscere agli americani: prima del suo arrivo, infatti, negli Stati Uniti nessuno ne aveva sentito parlare.

E proprio come vuole la classica tradizione calabrese, all’estero si sta iniziando a spalmare nduja praticamente ovunque: sulla pizza, nelle zuppe di pesce e nei piatti di pasta, ed è facile  trovarla anche sugli scaffali di molti supermercati, tra i quali la catena Max&Spencer, che nel 2015 ha introdotto un sugo pronto al pomodoro e nduja che sta letteralmente andando a ruba.

nduja calabresenduja

Per spiegare quanto la popolarità dell’insaccato piccante sia diffusa negli Usa, basta dire che entro l’anno prossimo è previsto il lancio sul mercato di un primo piatto di pasta già pronto e condito proprio con la ‘nduja. E di recente è stata prodotta una versione “americana” del condimento calabrese, realizzata nell’Iowa dall’azienda italo-americana La Quercia.

Perché ormai della saporita gloria italiana gli americani non possono proprio farne a meno.

[Crediti | Link: Bllomberg]