Come sta andando Masterchef 6

Come sta andando Masterchef Italia 6? Bene, a giudicare dai risultati, 1.489.804 spettatori hanno visto il terzo e quarto episodio trasmesso giovedì scorso. Il format è ormai consolidato, i giudici sono sempre più bravi, il cibo e la cucina sembrano però un gradevole accessorio

Come sta andando Masterchef 6

Masterchef ormai vive di rendita. O meglio, diciamo che ormai si può permettere questo lusso.

Non si spiegherebbe infatti  altrimenti il milione e mezzo di spettatori1.489.804, per la precisione– che hanno visto il terzo e quarto episodio trasmesso giovedì scorso. Episodi che, nonostante non prevedano ancora il ritmo serrato del programma –  essendo essenzialmente ancora basati  su una carrellata di personaggi ancora sconosciuti  e che presentano trepidanti i loro piatti –  hanno registrato un boom di ascolti.

Giovedì scorso, infatti, oltre al milione e mezzo di spettatori sintonizzati su Masterchef Italia 6, la permanenza media è stata del 90%. Numeri analoghi per la prima puntata (primo e secondo episodio): l’ascolto medio era stato di 1.553.464 spettatori, con una permanenza media dell’’82%.

Inoltre, nella prima serata, rispetto ai corrispondenti episodi dello scorso anno, si è registrato un incremento del 51%.

Lo show è stato anche uno degli eventi più commentati in rete e sui social, dove la seconda serata ha fatto registrare, su Twitter e Facebook, 58.200 interazioni pubblicate da 38.400 mila utenti unici (fonte Nielsen Social), in netto aumento rispetto alla prima serata (+12,9% e +12,6%).

Su Instagram le interazioni sono state più di 46.000 (fonte Social Studio), facendo non solo entrare l’hashtag #MasterChefIt nella classifica dei Trending Topic, ma facendogli guadagnare, e mantenere saldamente per tutta la mattina successiva, la prima posizione.

Numeri e risultati più che soddisfacenti per due serate in cui il programma non è ancora entrato nel vivo della sua narrazione, né il telespettatore ha ancora avuto il tempo di familiarizzare, e quindi di seguire con interesse, le storie e i casi personali dei singoli concorrenti.

Serate quindi basate soprattutto sul grande mestiere dei giudici, e sulla loro abilità di sfottere ed esporre al pubblico ludibrio schiere di umanità varia che tutto potrebbe fare nella vita tranne che il cuoco.


Concorrenti che, tranne una sparuta minoranza, spesso non riescono a cucinare nemmeno un banale purè, nonostante le loro alte mire culinarie; e  allora sono le loro storie personali, che vengono date in pasto a giudici e telespettatori,  per il sollazzo di entrambi.

Solo così si spiega l’ingresso nella cucina di Masterchef di personaggi quali Mariangela, prosperosa avvocatessa penalista di Matera auto-definitasi “splendida quarantenne” (…) che pare una Loredana Bertè versione festa nell’aia, e che ammicca ai giudici, dall’alto delle forme generose, con i suoi involtini di alici ripiene pur essendo “vegetariana da quando avevo 11 anni”.

E così è per Alain, inquietante assicuratore di Ivrea con manie persecutorie che, quando a causa del suo mestiere scopre delle truffe ai danni dell’assicurazione, teme per la incolumità sua  nonchè per  quella del parentame. E non pago di farsi sfottere bellamente dal perfido Bastianich, per il povero Alain la dose viene rincarata quando Cannavacciuolo, commentando il suo piatto a base di tortelli di capriolo con fonduta, gli ricorda che la sua ricetta ben si abbina alla sua persona, perché “sembri proprio un pastore, d’altronde, hai la faccia che ricorda una stalla (!)”.

Ora, non sappiamo se il buon Tonino abbia preventivamente studiato la battuta o se, complice l’ansia da telecamera, abbia fatto una leggera confusione tra i pastori e i ricoveri degli animali, fatto sta che “faccia da stalla”, sinceramente, è un pubblico encomio che difficilmente verrà dimenticato, dagli spettatori così come dallo stesso concorrente. Ma d’altronde, la permanenza nelle cucine di Masterchef val bene qualche sfottò.

E c’è pure il rapper di casa nostra. Che omaggia della sua arte i giudici mentre cucinano. Peccato che la lingua gli si attorcigli tre volte sulla stessa parola (rapper?) e che altrettante volte ricominci la penosa tiritera sotto lo sgurado impietoso dei giudici.

Non poteva poi  mancare l’impiegato delle pompe funebri messo lì apposta per essere deriso a causa del suo mestiere, ma che comunque prepara una pasta, fagioli, cozze e cotiche della nonna che ai giudici non pare affatto dispiaciuta.

E poi c’è il genio che pensa di ripassare il fritto il forno, giustamente eliminato senza pietà alcuna.

C’è Miss Tagliatella buttata fuori senza tanti complimenti dopo la speranza iniziale, e tanti tanti altri personaggi, tra cui i giudici hanno fatto ampia scrematura per arrivare al magico numero di venti, al grido di “puoi continuare a cucinare…ma a casa tua”, che sembra diventato il mantra di quest’ultima edizione.

Ma, competizione a parte, Masterchef si è già riconfermato per ciò che in realtà è: un format di narrazione, un abile storytelling con il pretesto del cibo, uno spettacolo tv a cui partecipa (anche) qualche vero appassionato di cucina.

Un prodotto che nonostante i tempi a volte lunghi e qualche eccesso di recitazione, sia da parte dei giudici che da parte dei concorrenti, resta ben strutturato e sapientemente assemblato.

Con tutte le carte in regola anche quest’anno per ripetere e superare gli ascolti delle passate edizioni, grazie a un format (fin troppo) consolidato, al mestiere dei giudici e all’azzeccata selezione dei concorrenti.

Il cibo e la cucina, invece, sembrano più che altro un gradevole accessorio.