Se non muoio mangiando, chi mi salva dalla svolta nutrizionista a DiMartedì?

DiMartedì, il talk politico di Giovanni Floris, ha introdotto un segmento dedicato all'alimentazione. Ma spesso gli esperti, invadono ambiti non di loro competenza, facendo terrorismo alimentare

Se non muoio mangiando, chi mi salva dalla svolta nutrizionista a DiMartedì?

Se non cucinate le polpette al cuore potreste morire. Buono il pesto eh, specie quello vero, ma in quelle piccole foglie di basilico il cancro vi guarda. La salsa di soia è amica del tuo ictus.

Il martedì è il giorno delle perversioni. Perennemente indeciso se aderire a un’orgia condominiale senza parteciparvi, cenare con pane senza glutine, sale, lievito, olio e farina e mais in scatola, ascoltarmi tutti i bootleg di Biagio Antonacci, o sintonizzarmi su Dimartedì scelgo sempre l’ultima ipotesi.

Ieri c’erano:
— Luigino di Maio in chiara afasia intellettuale.
— Floris che muoveva oggetti di ornamento scenografico mentre due magistrati si scontravano bonariamente.
— Il suo vecchio concorrente borioso Massimo Giannini che faceva sempre la stessa domanda sulla politica economica.
— Le solite risposte degli italiani sul futuro della nazione.
— Crozza.

Poi finalmente è arrivata la parentesi gastronomica, il mio guilty pleasure settimanale, un orgasmo di notizie palpitanti, sempre in bilico tra populismo, allarmismo e prevenzione.

Utili per promuovere un’idea dell’esistenza meno avventurosa dei protagonisti di “Malattie imbarazzanti”, mia seconda trasmissione preferita.

Ieri comunque è stato trionfo! Non so perché ma la redazione era un fiume in piena. Si sono sparati tutte le cartucce, aprendo scenari da fantascienza distopica, prima di chiudere con la raffica di domande di Floris all’esperto che smitizza i luoghi comuni.

Il piatto forte sono state le cotture. Come fai sbagli. I batteri sono ovunque, intorno a noi, in molti casi siamo noi (cit.). Se ti salvi da loro, il cancro ti insegue. In pizzeria, nella formaggiera dei ristoranti, nell’olio superati i 200 gradi.

I ristoranti ti fottono

La sai lunga, ti sei salvato. Sei un illuso: al ristorante ti fottono. Ti danno il pesce morto durante la prima finanziaria di Ciampi e il tuo organismo muta in quello di Adriano Galliani. Senti di non farcela.

Il macellaio ti fotte

Non vai più a cena fuori, ma il tuo macellaio ti fotte: gli hai chiesto il magatello e ti ha dato la pezza. Fa schifo. Non solo, tu muori lo stesso.

Rimani a casa e fotti: il dramma è dietro l’angolo

Rimani a casa e fotti tanto. Ci scappa il figlio. Il dramma è dietro l’angolo: si chiama festa con i bicchieri di plastica e le patatine in busta. I batteri proliferano, i piccoli prendono il diabete.

Satolli dello stesso zucchero che vi ha avvelenato al cinese quando avete inzuppato l’involtino nella salsa agrodolce, vi siete accorti che non riescono più a concentrarsi. È finita: vivono male. Pensano alla morte. Che arriva. Inevitabile.

A un certo punto qualcuno si è anche chiesto se vale la pena vivere così. Probabilmente no.

Ma una nutrizionista con il volto scolpito in Photoshop ha detto che l’olio extra vergine fa molto bene. Anche le patate fritte fanno bene se cotte nell’olio extra vergine.

Ma occhio al punto di fumo.

Buon decadimento.