Cos’è l’etichetta Nutri-Score e perché l’Italia non la vuole

Cos'è la Nutri-Score, l'etichetta "a semaforo" tanto discussa in UE, cosa cambia rispetto all'etichetta "a batteria" NutrInform, e perché l'Italia non la vuole. Ne abbiamo parlato con il presidente di Federalimentare e l'eurodeputata Alessandra Moretti.

Cos’è l’etichetta Nutri-Score e perché l’Italia non la vuole

Nutri-score o NutrInform? Etichetta “a semaforo” o “a batteria”? Potrebbe essere riassunta così la battaglia che da tempo, e in un sostanziale silenzio generale che accompagna spesso i lavori della Commissione Europea dai quali emergono provvedimenti destinati ad avere effetti sulle abitudini alimentari dei consumatori, si sta combattendo su un sistema di etichettatura alimentare che vede contrapposti Francia e Germania da un parte, e Italia dall’altra.

Il tema non è banale, soprattutto per le ricadute economiche sull’export del nostro paese e su quelle che l’adozione di un sistema piuttosto che un altro potrebbe avere sulla salute dei consumatori. In pratica a scontrarsi non sono soltanto due tipi diversi di etichetta ma due modi opposti di considerare gli alimenti e il loro apporto nutrizionale.

Una premessa: nell’ambito della “Farm to Fork Strategy”, un percorso pensato per condurre verso un sistema alimentare più sano e sostenibile, la Commissione Europea ha inteso proporre un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario, che dovrebbe essere adottato entro la fine del 2022.

Nutriscore vs NutrInform

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Per prima è arrivata la proposta francese, adottata subito dal Belgio e a seguire, nel novembre scorso, dopo un processo che ha visto coinvolto il governo tedesco e i cittadini, dalla Germania. L’etichetta ideata dalla Francia si chiama Nutri-Score e utilizzando appunto l’immagine di un semaforo, assegna un colore, e dunque un “via libera” o meno, ad ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto. Intuitivamente i cibi con semaforo “verde” sono da preferire rispetto a quelli “rossi”.

Contro il sistema di etichettatura franco-tedesco si è schierata l’Italia, sostenendo che le indicazioni “a semaforo” penalizzino la dieta mediterranea e più in generale quindi i prodotti Made in Italy. L’alternativa proposta si chiama NutrInform Battery e valuta non i singoli cibi, quanto piuttosto la loro incidenza all’interno della dieta. L’etichetta è pensata come una batteria e reca l’indicazione di tutti i valori relativi ad una singola porzione consumata. All’interno del simbolo vengono indicate quindi le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalle singole porzioni rispetto alla quantità giornaliera raccomandata. In pratica la percentuale di energia o nutrienti contenuti dalla singola porzione sono rappresentati dalla parte carica della batteria, così da quantificarli visivamente. L’obiettivo è quello di contribuire a definire un metodo per combattere le patologie legate a scorrette abitudini alimentari.

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La messa a punto di NutrInform Battery è stata compiuta da una pluralità di attori: filiera agroalimentare, nutrizionisti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio per la Ricerca Economica Alimentare e i ministeri delle Politiche agricole, della Salute e dello Sviluppo economico.

Il motivo che ha spinto l’Italia (che nel frattempo ha visto affiancarsi alla proposta dell’etichetta a batteria anche Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania, cui potrebbero aggiungersi presto anche la Polonia e Slovacchia) a presentare una contro-proposta è, come detto, in primis economico: l’adozione di Nutri-Score infatti avrebbe un peso che, secondo stime di Coldiretti, ma soprattutto di Federalimentare, l’associazione che riunisce le aziende del settore, potrebbe arrivare fino al 50% dell’export. Anche se – vale la pena precisarlo – sono esclusi da questa etichettatura i prodotti DOP, IGP e STG perché l’apposizione di ulteriori loghi potrebbe creare confusione, impedendo ai consumatori di riconoscere il marchio di qualità.

Contestati sono inoltre anche i tempi e le modalità di discussione: da più parti si sottolinea il tentativo di accelerazione sull’approvazione di Nutri-Score compiuto dalla Germania, approfittando della posizione di presidente di turno dell’Unione europea fino alla fine dell’anno: e i tempi sono effettivamente stretti, visto che all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dell’Agricoltura del 15 dicembre, da cui dovrebbero uscire gli indirizzi di cui la Commissione dovrà tenere conto nel corso del 2021, è calendarizzata proprio la proposta di voto. Nei giorni scorsi, durissima la presa di posizione del Ministro Teresa Bellanova, che durante l’incontro del Coreper (il comitato permanente dei capo delegazione degli stati membri, che ha il compito di preparare i lavori del Consiglio dei ministri agricoli) ha sottolineato che “l’Italia non proseguirà nel negoziato europeo per un testo di conclusioni sulle etichettature alimentari al Consiglio Ue del 15 dicembre”.

Per cercare di comprendere meglio il contesto europeo e le ricadute economiche che l’adozione di un sistema piuttosto che l’altro potrebbero avere, abbiamo intervistato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare e Alessandra Moretti, eurodeputata del gruppo Socialisti e Democratici.

Nutri-Score sarebbe penalizzante per i prodotti italiani

Vacondio

“Alla base dei due sistemi, Nutri-Score e Nutrinform, spiega Vacondio, c’è una differenza fondamentale: Nutri-Score non si basa su un principio scientifico, ma fa perno su profili nutrizionali e su algoritmi che non sono riconosciuti dalla scienza e che puntano a discriminare questo o quel cibo specifico. La più diffusa e consolidata letteratura scientifica, invece, sottolinea che non esistono cibi buoni o cibi cattivi, ma solo diete più o meno equilibrate e che ogni cibo può entrare a far parte di una dieta equilibrata nella giusta misura.

Esattamente su questo assunto si basa il Nutrinform che non classifica nessun cibo come insalubre in sé, ma ne illustra la giusta quantità da prendere giornalmente. Attraverso i numeri esposti nelle caselle e il simbolo grafico della batteria, i cittadini avranno la possibilità di capire facilmente sia la quantità di calorie e di nutrienti che assumono consumando un prodotto, sia l’incidenza di questi nutrienti sulla dieta quotidiana generale. Rispetto a sistemi che si basano sulla valutazione dei singoli prodotti, il Nutrinform punta alla realizzazione di diete variate ed equilibrate, sulla base del concetto che qualunque cibo può far parte di un’alimentazione sana se consumato nelle corrette quantità e frequenze. L’indicazione specifica sulla quantità di nutrienti, inoltre, va maggiormente incontro alle diverse necessità delle persone rispetto all’improbabile giudizio complessivo sul prodotto compiuto dal Nutri-Score, che non consente al consumatore di capire quanti zuccheri, sali o grassi contenga un alimento”.

– In Italia non sono mancate tuttavia delle critiche a Nutrinform, che ne sottolineano la scarsa comprensibilità, il riferimento generico alla “porzione” e un’immagine ingannevole della batteria (più è carica, meglio è). Inoltre mentre in Germania l’adozione è stata preceduta da un confronto con i consumatori, con un sondaggio i cui risultati sono stati resi pubblici, in Italia ciò non è avvenuto.

“Sul cibo è essenziale informare e educare i cittadini: siamo pronti a fare il possibile per spiegare come deve essere letta la batteria affinché non ci siano fraintendimenti ma l’educazione alimentare è parte fondamentale per crescere e formare consumatori consapevoli. Il rischio, al contrario, è che ci siano consumatori che si fidano acriticamente di un bollino che, per quanto semplice, è fuorviante. In Italia il Nutrinform Battery è stato adottato dopo una sperimentazione realizzata presso un campione rappresentativo di famiglie italiane che ha dato ottimi risultati. Il sistema è stato anche messo a confronto con il Nutriscore, superandolo in tutti gli item richiesti: gradimento, comprensione, utilità per gli acquisti e in misura ancora maggiore nell’acquisizione di maggiori conoscenze nutrizionali. Inoltre il governo non è andato da solo ma ha fatto realizzare il Nutrinform da un gruppo di lavoro che comprendeva tre ministeri, rappresentanti dei produttori, dei consumatori, degli agricoltori e del mondo scientifico”.

– Perché ritenete che Nutriscore sia penalizzante per i prodotti italiani? I prodotti a marchio di fatto restano esclusi dall’etichettatura.

“Stando ai profili nutrizionali, alcune delle nostre eccellenze come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma e persino l’olio d’oliva riceverebbero il semaforo arancione o addirittura rosso. Eppure, l’olio d’oliva è considerato un vero e proprio toccasana per la nostra salute e un “grasso buono”: bisogna valutare non il prodotto in sé ma la quantità di prodotto che si consuma. Quanto ai prodotti a marchio: noi siamo sempre stati contrari a questa differenziazione. L’esclusione di DOP, IGP e STG non è una nostra battaglia. Per Federalimentare, infatti, il Nutriscore è sbagliato per tutti gli alimenti. Questa esenzione, oltre ad essere dannosa, è priva di basi giuridiche e di motivi legati ai valori nutrizionali. I loghi DOP e IGP rappresentano la garanzia di qualità e origine, ma non aiutano il consumatore a conoscere i valori nutrizionali dei prodotti. Per questa ragione questi loghi non possono essere considerati alternativi al sistema dell’etichettatura nutrizionale, che ha lo scopo di informare i consumatori per aiutarli a comporre una dieta sana ed equilibrata di cui peraltro i prodotti DOP e IGP fanno parte a pieno titolo”.

– Quella contro Francia e Germania è una battaglia commerciale, quindi. E la salute dei consumatori non passa così in secondo piano?

“L’Italia all’estero vende molti prodotti, è famosa per le sue eccellenze e su molti dei prodotti che vende ha ampio valore aggiunto. Mettendo un bollino rosso (o arancione) su molti dei nostri prodotti, a risentirne sarebbe proprio il nostro export. A spingere in questo senso è la GDO francese e tedesca che ha tutto l’interesse a vendere i prodotti con l’etichetta a semaforo perché loro stessi ne producono molti a marchio proprio. Noi non scegliamo il Nutrinform perché ci conviene, ma lo scegliamo perché dal punto di vista scientifico il Nutri-Score è sbagliato. Il fatto che danneggi il nostro export è una conseguenza grave ma secondaria rispetto alla salute dei consumatori. Sinceramente, poi, essendo l’Italia l’artefice della dieta mediterranea, considerata la migliore al mondo, non credo che il nostro paese possa essere accusato di non avere a cuore la salute dei cittadini. Il Nutriscore, basandosi su principi non scientifici, fa leva sulla salute dei consumatori e sulla loro paura di mangiare qualcosa che possa fargli male, dissuadendoli così con un semaforo. E secondo me questo è pericoloso e poco educativo”.

Nutri-Score e la salute dei consumatori

Alessandra Moretti

Sulla stessa posizione, che sottolinea da un lato le preoccupazioni per la salute dei consumatori e dall’altro le ricadute commerciali dell’adozione di Nutrinform, anche Alessandra Moretti, europarlamentare Socialisti e Democratici.

“La sfida europea, spiega Alessandra Moretti, è individuare un sistema di etichettatura uniforme per tutta Europa che non sia penalizzante ma che promuova uno stile di vita sano. Gli obiettivi della Farm to Fork Strategy riconoscono chiaramente che la nostra salute comincia dalla qualità del cibo che mangiamo. Promuovere un’alimentazione salutare significa anche fare prevenzione per sconfiggere alcune malattie come l’obesità, soprattutto infantile, il cancro, il diabete. Tuttavia, il Nutriscore parte da una premessa sbagliata: cioè quella secondo la quale ci sarebbero dei cibi buoni e dei cibi cattivi. E, tra questi cibi considerati cattivi, che verrebbero quindi marchiati in rosso, molti provengono dall’eccellenza del Made in Italy: si tratta di un approccio inefficace e ingannevole. Il sistema Nutrinform infatti è stato costruito al fine di informare il consumatore sulla qualità del prodotto alimentare, mettendolo così nelle condizioni di operare una scelta consapevole. Nutrirsi in modo equilibrato non significa rinunciare o eliminare un prodotto, bensì consumare tutti gli alimenti secondo porzioni e frequenze temporali adeguate. L’etichettatura quindi deve basarsi su una serie di evidenze scientifiche e non certo in base ad un algoritmo”.

Moretti condivide inoltre l’idea che alla base della proposta del sistema a semaforo ci siano ragioni commerciali. “Ritengo che la scelta sia ricaduta sul Nutriscore per ragioni di mercato e non per ideali legati alla qualità del cibo. La Commissione Europea sta in realtà promuovendo una campagna importante di educazione alimentare e il Nutriscore non è a mio avviso in linea con questa giusta strategia: questo sistema è in realtà fortemente voluto dalle grandi multinazionali e dalla grande distribuzione francese e tedesca che hanno interesse a promuovere questo tipo di etichettatura che avvantaggia molti prodotti da loro stessi confezionati con marchio proprio. Si tratta insomma di uno scontro economico che vede la politica diventare strumento di battaglia tra i diversi interessi in gioco a discapito della salute dei consumatori. Mi preme ricordare e sottolineare che in questa discussione anche le organizzazioni degli agricoltori e le cooperative europee come Copa, Cogeca, gli agricoltori europei, hanno preso le distanze dal sistema del Nutriscore”.

– Che margini di manovra ha l’Italia in Europa?

“Il Governo italiano, attraverso il lavoro che i deputati europei italiani stanno portando avanti, sta creando un’asse trasversale che ci aiuti ad allargare il fronte contrario al Nutriscore. Sarà strategico coinvolgere la società civile e le associazioni di categoria. Il dibattito e la scelta definitiva dovranno basarsi sulle evidenze scientifiche e non sugli interessi di un singolo Paese, tanto meno sulle richieste di un comparto economico o delle grandi multinazionali. Il nostro lavoro oggi è far conoscere il problema, ridurre il tasso di scoperto ideologico e coinvolgere il più possibile i portatori di interesse prima e i cittadini poi. Al momento siamo impegnati per evitare che durante il prossimo Consiglio Europeo del 15 dicembre venga presentato un documento conclusivo che ignori la posizione espressa da Italia, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania”.

– Lei fa parte di European Food Forum (un forum indipendente, apartitico guidato da membri del Parlamento europeo che mira a promuovere un dialogo aperto sui sistemi alimentari sostenibili tra i responsabili politici, gli attori della filiera alimentare, le organizzazioni della società civile, la ricerca e il mondo accademico e altre istituzioni pubbliche n.d.r): al suo interno non dovrebbero prevalere logiche che sostengano qualità dei prodotti e salute dei consumatori e rivolte ai consumatori? Alcuni componenti dell’EFF si sono infatti schierati apertamente in difesa di Nutrinform. Non si finisce inevitabilmente per difendere interessi nazionali?

“L’European Food Forum è uno spazio di dibattito e confronto pubblico indipendente e apartitico che mira a promuovere un dialogo aperto sui sistemi alimentari sostenibili con uno sguardo attento all’educazione alimentare e alla prevenzione. Un luogo che vede tra i protagonisti i responsabili politici, gli stakeholders della filiera alimentare, le organizzazioni della società civile, il mondo della ricerca e dell’accademia e molte altre istituzioni pubbliche. Penso che sia utile mettere a confronto posizioni anche molto diverse e distanti e cercare di trovare punti di equilibrio utili ai cittadini europei il più possibile lontano dagli egoismi nazionali”.