Nutella: quanto costerebbe a Ferrero sostituire l’olio di palma

Un'interrogazione parlamentare europea vuole regolare la produzione di alimenti contententi olio di palma, poiché potenzialmente cancerogeno. Ferrero difende il suo prodotto di punta, la Nutella, e dichiara di anon avere intenzione di rinunciare all'ingrediente.

Nutella: quanto costerebbe a Ferrero sostituire l’olio di palma

Ho mangiato un biscotto senza olio di palma e non sono morto.

Potrebbe essere il titolo di un nuovo docu-film alla Michael Moore, con il regista americano che abbraccia un orango in copertina.

O un barattolo di Nutella, il prodotto a base di olio di palma più venduto al mondo.

Sarà questo l’ingrediente segreto?

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Nutella, che rappresenta il 50% circa delle vendite Ferrero, deve la sua consistenza setosa e la sua conservabilità proprio ai grassi ricavati dall’Elaeis guineensis, la palma della discordia.

Preparare la Nutella “senza” non si può, si otterrebbe un prodotto diverso, probabilmente inferiore, come fare un lungo passo indietro inciampando in un barattolo.

Ma quanto costerebbe sostituire l’olio di palma con un altro olio vegetale?

Facciamo un po’ di conti.

L’olio di palma costa 800 dollari alla tonnellata, quello di girasole 845 dollari, quello ricavato dalla colza viene venduto sul mercato a 920 dollari.

Ferrero utilizza circa 185.000 tonnellate di olio l’anno, che in soldoni si traduce in un aumento dei costi di produzione di 8-22 milioni di dollari.

Cifre che fanno passare la fame.

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Sembrava essere passata la buriana del terrorismo alimentare, delle flagellazioni sui social, Ferrero ha addirittura organizzato un convegno scientifico (“Olio di palma: una scelta responsabile, basata sulla scienza“ ), per quanto molto contestato.

Ma è successo, è successo di nuovo.

Un gruppo di 60 eurodeputati ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere a Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, di intervenire sulla faccenda olio di palma a tutela dei consumatori.

Come intende gestire i potenziali rischi dovuti all’assunzione di acidi grassi di palma? Ci sono i margini per regolamentare la presenza di composti pericolosi all’interno di questi oli?

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Sì perché Efsa ha recentemente concluso che “vi sono prove sufficienti che i glicidil esteri degli acidi grassi (contaminanti che si formano durante la lavorazione di oli vegetali raffinati, per superamento del tetto di 200C) sono genotossici e cancerogeni.

I più alti livelli di glicidil esteri degli acidi grassi sono stati trovati negli oli di palma e nei grassi di palma.”

L’ha detto l’Efsa, mica Topo Gigio.

E se da una parte gli scaffali del super si riempiono di prodotti bollati coi “senza”, senza ogm, senza glutine, senza olio di palma (il mercato dei prodotti “senza” vale due miliardi di euro) Ferrero se ne sbatte e risponde a muso duro, argomentando.

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Il diavolo, si sa, sta nei dettagli, e a causare pericolo e sofferenza sarebbero le alte temperature utilizzate per rimuovere dall’olio di palma il colore (rosso di natura) e l’odore.

Ferrero dichiara di adoperare un processo che non supera i 200C incriminati, il tutto combinato con una pressione estremamente bassa, che minimizza lo sviluppo di eventuali contaminanti.

L’olio di palma utilizzato da Ferrero è sicuro, perché ricavato dai frutti premuti a freddo, processati a temperature controllate. E come se non bastasse proveniente da coltivazioni di palma sostenibili, con il benestare di oranghi e Movimento 5 Stelle.

Nutella galleggia placidamente su un mare di grassi saturi.

Non sono bastati l’Efsa, Coldiretti, i distinguo dei più noti marchi italiani che con pedante puntualità precisano “senza olio di palma”. Neanche l’apocalisse e quei dannati nutellotti (i biscotti ripieni di Nutella) che impestano il web.

Ferrero non ha mai smesso di macinare nocciole e guadagni.

Quella di Alba è la sola azienda alimentare che continua, in direzione ostinata e contraria, a usare sfacciatamente olio di palma.

E gli effetti si sono visti: da agosto scorso Nutella ha perso circa il 3% del fatturato.

Ma la campagna pubblicitaria di Settembre, quella dello spot con la musichetta commovente di Little Miss Sunshine, ha riattivato la macchina e fatto risalire le vendite del 4%, segnando una crescita costante del 5-6% annuo.

Il bilancio del 2016 si è chiuso ad Agosto a 10 miliardi di euro, e 2 miliardi del fatturato provengono proprio dalle vendite di Nutella.

Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento, e Ferrero non vuole che Nutella muoia.

[Crediti | Link: Reuters, Il Test, Parlamento Europeo, Dissapore | Immagini : Il Fatto Alimentare | Video: Ferrero]