Torino prima città vegetariana d’Italia è un abuso

Chiara Appendino, sindaca di Torino, ha inserito nel suo programma per i prossimi cinque anni di governo la promozione della dieta vegana e vegetariana sul territorio comunale. Ma è una decisione illiberale

Torino prima città vegetariana d’Italia è un abuso

Prima Chiara Appendino, neo-sindaca di Torino, si è guadagnata l’attenzione di tutti i siti che parlano di cibo, Dissapore in prima fila. Poi dei maggiori quotidiani nazionali. Quindi ha scatenato orde di opinionisti, giornalisti e varia umanità intervenuta sul tema con un interesse che neanche le recenti purghe di Erdogan.

Dopo si sono scatenate le (giuste) ire di macellai e salumieri preoccupati per la ricaduta economica sul loro settore, che chiedono ora a gran voce l’istituzione di un “sabato del rognone“, o meglio della carne (non è uno scherzo), da contrapporre alla paventata “domenica veg”.

Infine, si è pure guadagnata la “stima” imperitura dei quotidiani esteri, come il britannico The Guardian , che si sono premurati non solo di riportare la succosa notizia, ma anche paro paro, opportunamente tradotti in inglese, alcuni dei commenti di cui è stata omaggiata, via Twitter, la Appendino.

Commenti che resteranno a imperituro decoro e vanto della città di Torino nonché dei suoi governanti.

E quando un quotidiano tra i più liberal e indipendenti arriva a dare un rilievo tale a una semplice notizia su cibo e alimentazione, non si ci si può più trincerare dietro la tipica faziosità italica, no.

Quando la reazione all’inserimento nel vasto programma della sindachessa grillina di un paragrafo sulla “promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale”, intesa come “atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e tutti gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio” è così estesa e immediata, qualche ragionamento lo si deve pur fare.

Il primo ha a che fare non con i diritti degli animali, sui quali non si discute (benché definirli tutti “soggetti di diritto”, “il che impedirebbe persino di cacciare una zanzara molesta per non ledere il suo diritto a succhiarci il sangue”, ha scritto Il Foglio, sembra assurdo) ma rispettando i cittadini.

Soprattutto quando in gioco c’è un tema così delicato come è l’alimentazione e, come stretta conseguenza, la salute pubblica. Se infatti l’alimentazione onnivora da millenni praticata dall’uomo non solo non ha presentato controindicazioni ma anzi, è stata necessaria per sopravvivere ad altre specie ed adattarsi a un ambiente ostile, non abbiamo assolutamente idea di quali sarebbero gli effetti, sul lungo periodo, di una dieta vegetariana o addirittura vegana.

Una ventina d’anni sono troppo pochi per vedere gli effetti a lungo termine di un regime alimentare così selettivo su un campione rappresentativo di popolazione, oltretutto per una parte di mondo, la nostra, che viene da tutt’altra tipo di cultura alimentare.

Ricordiamoci inoltre che, ancora oggi, sulla pretesa maggiore salubrità della dieta vegan-vegetariana rispetto a una dieta onnivora, il mondo scientifico non è affatto concorde ed anzi, i nutrizionisti che abolirebbero tout-court le proteine animali per sostituirle con la magica accoppiata legumi-carboidrati sono ancora in minoranza rispetto agli altri.

Per non parlare degli ancora innumerevoli dubbi causati dalla dieta vegana alla salute dei bambini, che si vedranno servire a pranzo, nelle mense, zucchini e lenticchie al posto di bistecche e uova, con immancabile contorno di dibattiti che plasmeranno le loro abitudini alimentari.

E poco importa se il regime alimentare veg non sia (ancora) stato imposto  dalla giunta Appendino, ma solo consigliato, o meglio “promosso”: gli strumenti che un’amministrazione possiede per influenzare i cittadini sono tali da procurarle non meno consensi di un obbligo vero e proprio.

Ma queste considerazioni sembrano ancora poca cosa rispetto a ciò che traspare dietro il “buon consiglio”, in apparenza innocuo, di alimentazione grillina.

E cioè la percezione dell’elettorato, da parte di chi ci governa, come una massa indistinta da plasmare e indirizzare a piacimento verso le proprie ideologie, piuttosto che una molteplicità di individui con cui condividere un cammino.

Una massa informe di materia prima da utilizzare per conseguire i propri obiettivi, che siano semplici zucchini o vere e proprie fedi.

E’ questo il vero pericolo nascosto dietro il semplice “consiglio”  firmato Cinque Stelle. Un atteggiamento autoritario di cui, nell’attuale momento, non sentivamo la mancanza.

[Crediti | Link: Il Secolo IX, Dissapore, Il Foglio, Guardian]