In aereo si beve birra alla spina: com’è stato possibile

Grazie ad un accordo tra la compagnia aerea KLM e Heineken, su alcuni voli selezionati potrà essere possibile godersi una birra alla spina: la spillatura sarà possibile grazie ad una particolare compressione dell'aria e la birra sarà servita in bicchieri di plastica.

In aereo si beve birra alla spina: com’è stato possibile

Chi non ha mai  sognato, durante i lunghi e noiosi viaggi in aereo, gomito a gomito con l’ingombrante vicino di sedile, di poter rinfrancare il corpo e lo spirito con una bionda, spumeggiante, fresca birra alla spina, con quella bella schiuma chiara e frizzante che è già di per sé preludio di ristoro?

Bene, per tutti questi sognatori, la birra appena spillata da sorseggiare in aereo è stata finora un miraggio ermeticamente relegato nel cassetto dei sogni, dovendosi infatti accontentare della più modesta birra in lattina, che tutti sappiamo stare alla birra alla spina come le anonime sottilette stanno alla toma di Murazzano.

Ma a breve, una novità potrebbe allietare i nostri assetati viaggi in aereo.

La compagnia olandese Klm, infatti, ha stipulato con Heineken, in occasione delle Olimpiadi di Rio, un accordo che permette su determinati voli di ordinare una rinfrancante birra alla spina.

Lodevole intenzione, non c’è dubbio, ma dobbiamo ricordare che tra il dire al fare c’è di mezzo il mare, o in questo caso il cielo, e servire una birra alla spina ad alta quota non è così semplice come sembra, presenta anzi una serie di problemi non trascurabili.

Il primo problema si chiama CO2. Infatti, l’anidride carbonica necessaria per spillare la bevanda e farla risalire dalla colonnina al rubinetto erogatore, con tanto di stuzzicanti bollicine, non è un elemento trasportabile in aereo.

Esclusa la preziosa anidride si è utilizzata solamente la pressione dell’aria, già minore a causa dell’altezza, è stato quindi necessario comprimerla ulteriormente per non trovarsi nel bicchiere, invece di una frizzante e spumosa birra, un liquido anonimo e per nulla invitante.

Inoltre, negli angusti spazi di un aereo, era impensabile collocare un qualsivoglia sistema di raffreddamento, con la conseguenza che i barili di birra dovranno essere caricati all’aeroporto di Amsterdam già preventivamente raffreddati; con l’ovvia conseguenza che se la voglia di birra ci cogliesse non subito dopo il decollo ma in dirittura di arrivo, come sarebbe più probabile, l’agognata  birretta potrebbe arrivare alle nostre papille tutt’altro che fresca.

Oltretutto, non si avrebbe nemmeno il conforto di stringere trionfalmente tra le mani il classico boccale o bicchiere di vetro, vietati in aereo per ovvie ragioni di sicurezza, ma ci si dovrebbe accontentare di striminziti  bicchieri di plastica che, uniti alla diversa percezione dei gusti dovuti all’alta quota, potrebbero alterare, e non in senso positivo, il gusto a cui tanto si è tanto affezionati.

Ma sono bastati questi piccoli inconvenienti a frenare l’intraprendenza della compagnia aerea che tanto si è prodigata per migliorare la qualità dei nostri viaggi?

Fortunatamente no, e la singolare iniziativa andrà comunque a buon fine. Starà poi a noi mettere da parte manie di perfezione e pretese esagerate: accontentandoci di bicchieri di plastica e temperature non sempre ottimali affronteremo i viaggi in aereo con il consolante pensiero di poterci gustare una bella birra appena spillata.

Proprio come al bar.

[Crediti | Dissapore, Wired]