Voglio bere solo Riesling: 5 etichette italiane da provare

Il Riesling non piace a tutti ma alcuni vini sono davvero unici. Ecco 5 etichette italiane da provare assolutamente

Voglio bere solo Riesling: 5 etichette italiane da provare

L’Italia è il paese con la più grande varietà di vitigni. Tra i 517 attualmente ammessi al commercio, c’è anche il Riesling, o più precisamente, i Riesling.

Perché in realtà nel registro nazionale delle varietà della vite ne sono iscritti due: il Riesling Renano e il Riesling Italico. Il nome condiviso può trarre in inganno. Geneticamente questi due vitigni non sono imparentati.

Il Riesling Italico, infatti, è identico al Welschriesling austriaco o alla Graševina che troviamo in Croazia. In Italia viene coltivato sopratutto in Lombardia, nell’Oltrepò Pavese, dove produce vini spesso di grande bevibilità. La vera sfida con cui misurarsi, rimane comunque il Riesling Renano, il vitigno da cui si ottengono alcuni dei vini bianchi più affascinanti al mondo.

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La sua grandezza si basa su tre fattori fondamentali: il Riesling Renano riesce a trasmettere minuziosamente le caratteristiche del terroir senza perdere la propria identità. Inoltre dà vita a vini estremamente longevi. Nel 2001 un gruppo internazionale di quaranta esperti che aveva assaggiato un Riesling Schloss Johannisberg dell’annata 1862, testimoniò la freschezza e la grande vivacità del vino.

Infine il Riesling gioca da protagonista su tutta la scala del residuo zuccherino, dai vini estremamente secchi fino ai dolcissimi Eiswein.

Probabilmente nato nel Rheingau, dove è documentato dal 1435, dimostra tutte le caratteristiche di un vitigno nordico.

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L’anima più intima del Riesling è infatti la sua acidità, talvolta molto spiccata. Non piace a tutti. Quando però la carica acidula é calibrata, e soprattutto quando è bilanciata da un giusto residuo zuccherino, genera un vino davvero unico.

Di una superficie mondiale di circa 50.000 ettari vitati a Riesling la Germania produce poco meno della metà, seguita dagli Stati Uniti, l’Australia e la Francia. In questo gruppo l’Italia con circa 600 ettari di Riesling sembra un po’ la cenerentola. Per capire meglio questa situazione vanno considerate le condizioni ideali per la sua coltivazione.

Per sopravvivere nel clima rigido della Germania, il Riesling si è attrezzato con un’ottima resistenza al freddo, accompagnata da un germogliamento tardivo per proteggersi dalle frequenti gelate primaverili.

Una buona capacità di reggere periodi di siccità gli hanno comunque permesso successivamente di spostarsi più a sud. Ad una condizione però: per dare il meglio di sé il Riesling ha bisogno di una lenta e prolungata maturazione delle uve sotto un sole presente ma amichevole.

Ed è qui che casca l’asino. Al sud il Riesling deve affrontare due grandi nemici: le temperature estive troppo alte e una forte insolazione. Il caldo eccessivo, infatti, lo priva facilmente della sua tipica spalla acida e un sole cocente favorisce la formazione di sostanze amare nella buccia. Ancor peggio quando la loro duplice azione porta ad uno squilibrio del suo quadro olfattivo. Vediamo il perché.

Il naso del Riesling. Il problema del TDA

I profumi tipici del Riesling d’annata ricordano la mela verde, il limone e la pesca a cui si aggiungono sentori di albicocche quando l’andamento stagionale ha permesso ai grappoli di raggiungere la massima maturità. Nelle zone più calde si possono avvertire anche accenni di rosa e maracuja.

Dopo questa prima fase giovanile, in un periodo che va da tre a cinque anni circa, si percepiscono poi profumi come la buccia di arancia e il miele, nonché odori che assomigliano agli idrocarburi, in particolare il cherosene.

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La molecola che causa l’odore di idrocarburi nel Riesling è il 1,1,6-trimetil-1-2-diidronaftalene, o in breve, TDN. Deriva dalla degradazione dei carotenoidi, pigmenti che si trovano, appunto, anche nelle carote. Nelle zone più calde e con l’esposizioni al sole aumenta la loro concentrazione e di conseguenza anche il TDN.

Finché il sentore di cherosene non copre completamente gli altri profumi del Riesling non c’è niente di cui preoccuparsi; anzi, arricchisce il bagaglio di questo vitigno. Ma purtroppo non è sempre così.

Da lì si spiegano le possibilità limitate di impiantare il Riesling nei vigneti dello stivale. Tanti ci provano. Non tutti ne escono bene.

Tra i Riesling più interessanti vi propongo questi:

Unterortl Castel Juval – Riesling ‘Windbichel’, Alto Adige Valle Venosta DOC 2015

Ci sono molti motivi per venire in Val Venosta. Dal paesaggio mozzafiato ai piaceri del palato questa valle dell’Adige offre davvero tanto. Famosi gli asparagi di Castelbello, la pera Pala, i formaggi di malga e il Paarlbrot, cioè la pagnotta venostana.

Andateci, godetevi tutto quanto ma poi fermatevi all’azienda agricola e distilleria Unterortl Castel Juval. Qui Martin e Gisela Aurich, per conto dell’alpinista Reinhold Messner, producono Riesling che sono la pietra di paragone con cui tutta la produzione italica di questa varietà deve misurarsi.

L’azienda ha nel suo portfolio quattro tipi di Riesling. Il vertice della produzione è il ‘Windbichel’. Un nome, una garanzia: “Windbichel”, infatti, significa ‘cima ventosa’, una descrizione azzeccata per il vigneto da cui si ottiene questo vino.

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Trovandosi ad un’altitudine tra i 700 e i 750 metri s.l.m con un’esposizione verso sud, la forte insolazione potrebbe appiattire il corredo aromatico del Riesling. Qui le giornate estive sono davvero calde ma grazie alle correnti d’aria rinfrescanti e agli sbalzi termici tra giorno e notte, tipici del Windbichel, questo non succede. Al contrario.

Il naso rivela un ampio spettro di sentori di frutta matura, ben distinti tra profumi di pesca, mango e buccia di arancia disidratata, tutto incorniciato da eleganti sentori di pietra focaia. Più sapido che fresco è caratterizzato da una disarmante bevibilità. Davvero un grande vino!

Zatti, GEP – Garda Riesling DOC 2014

Questo Riesling mi è stato suggerito da Adriano Aiello, autore di Dissapore, che ne ha parlato su Facebook. Non l’avevo mai assaggiato, il GEP. Anche se i produttori di Riesling in Italia saranno meno di 100, questo mi è sempre sfuggito. Sarebbe stato un peccato non includerlo.

L’azienda si trova nel Valtènesi, la zona tra il lago di Garda e Brescia o, visto da nord a sud, tra Salò e Desenzano sul Garda. Conosciuta perlopiù per il Groppello, il potenziale di questa zona va ben oltre questo vitigno autoctono.

La prima impressione olfattiva è di grande finezza. Note di pesca gialla indicano il vitigno, fiori di sambuco e torta di mele lo rendono particolare. Nessuna invasione incontrollata di idrocarburi che appiattiscono tanti Riesling del sud. In bocca è verticale con un’acidità leggermente aggrumata, poi molto sapido.

Ettore Germano – Hérzu, Riesling Langhe DOC 2015

Il mondo del vino si divide spesso in due categorie: i bianchisti e i rossisti. Non raramente, infatti, il maggiore talento di un vignaiolo per una delle due tipologie è così forte che esercitandosi nella disciplina opposta crea facilmente un vino trans.

Non è il caso di Sergio Germano. Quarta generazione di una famiglia di viticoltori, possiede oggi un vigneto di 18 ettari, di cui 10 ettari a Serralunga, dedicati ai vini rossi e 8 ettari nel comune Cigliè. Qui, a circa 35 km a sud di Bra, ad un’altitudine tra 500 e 550 metri s.l.m nasce il vino Hérzu. Solo 2 ettari ma scelti bene. Fa solo acciaio e nessuna malolattica.

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Profumi di pompelmo e pesca la fanno da padrone in un quadro olfattivo in cui emergono anche sentori di pietra focaia ben calibrati e accenni di miele millefiori e buccia di arancia.

Al palato presenta una buona freschezza, perfettamente bilanciata da un leggero residuo zuccherino. La profonda sapidità che emerge nel finale gli dona una grande bevibilità.

La Palazzola – Riesling brut 2012

Conoscete Vascigliano di Stroncone? Non conoscere questo paese, a pochi chilometri a sud di Terni non costituisce reato. Eppure, è proprio qui che si produce un ottimo Riesling. Stefano Grilli, con l’aiuto di Riccardo Cotarella, dimostra che non sempre i vitigni autoctoni sono la scelta migliore.

In questa zona tra l’Umbria e il Lazio a 300 metri s.l.m, su un terreno argilloso ma ricco di scheletro, il Riesling si sente proprio a suo agio. Per ottenerne uno spumante hanno scelto il metodo ancestrale.

A differenza del metodo classico, il metodo ancestrale prevede che la formazione delle bollicine durante la seconda fermentazione in bottiglia avvenga senza l’aggiunta di zuccheri. Non praticabile in zone climatiche fredde, richiede, infatti, uva perfettamente matura con un grado zuccherino sufficiente a far ripartire la fermentazione.

Si presenta con un perlage fine e di buona persistenza. Avvicinando il naso al bicchiere si avvertono sentori di pietra focaia, melone di Cantalupo e mango prima che si facciano strada accenni di agrumi canditi. Al palato è fresco con bollicine soavi. Media persistenza. Bello e sorprendente!

Planeta – Eruzione 1614, Terre Siciliane IGT, Riesling 2016 (Sicilia)

Planeta è una delle aziende più innovative di tutta la Sicilia. Fondata nel 1995 a Menfi, approda nel 2006 alle falde dell’Etna. Siamo a Passopisciaro, sul versante nord ad oltre 800 metri s.l.m. Qui, in una piccola parcella del vigneto Sciaranuova si trova la culla di questo Riesling davvero splendido.

Nato da una grande voglia di sperimentare, contribuisce anche per un 10% al loro Carricante ma vinificato in purezza dimostra le grandi potenzialità del Riesling nell’ambiente etneo.

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Presentatomi alla rassegna Prowein da Patrizia Toth, la giovane enologa ungherese a cui è stato affidato questo vino, rimasi affascinato dalla decisa eleganza dei profumi di mela gialla e pesca e un quadro ben definito di idrocarburi e zolfo che indica il vitigno e il territorio senza però impadronirsi della scena olfattiva.

Bella l’idea quindi di battezzarlo “Eruzione 1614”, l’eruzione dell’Etna più lunga della storia, ben dieci anni, che si fermò proprio a poca distanza dai vigneti dell’odierna azienda. La vera carta vincente di questo vino però è la sua profonda e prolungata scia sapida. Un sorso tira l’altro e prima che te ne accorgi finisce la bottiglia. Peccato davvero che un aumento della produzione non sia in vista.