Cracco e lo scontrino salato: ora condividerlo su Facebook vuol dire farsi insultare

Cracco e lo scontrino salato: un cliente lo pubblica su Facebook lamentandosi di aver speso 41 euro ma ma la rete lo insulta

Cracco e lo scontrino salato: ora condividerlo su Facebook vuol dire farsi insultare

Troppo caro pagare in un bar 41 euro per tre spremute d’arancia e due bottigliette di acqua minerale?

Non se il gestore è Carlo Cracco, e se il bar (o caffè che dir si voglia) è il locale adiacente al ristorante Cracco in Galleria, piazzato com’è nel lusso di Galleria Vittorio Emanuele II, a un passo dal duomo e con tanto di affitto milionario.

Proprio dove l’ultimo di una lunga serie di indignados della cucina, di quelli che vorrebbero vedere schizzi di sangue metaforico negli algidi ambienti dei ristoranti più costosi, ma per lo più se la prendono con gli obiettivi sbagliati, è andato insieme agli amici per consumare le tre spremute d’arancia e le due bottigliette d’acqua minerale da tre quarti di litro di cui sopra, una di marca Panna e l’altra San Pellegrino.

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Totale: 41 euro tondi tondi. Ognuna delle tre spremute è costata 9 euro, mentre le bottiglie –che in effetti proprio tirate dietro non sono– 7 euro l’una, come riportato da regolare scontrino.

Subito pubblicato –ci mancherebbe– su Facebook dall’arrabbiato cliente, che sperava di gridare la sua indignazione al mondo e, probabilmente, di riscuotere facili consensi da mandrie di follower forcaioli uniti dal grido “Cracco ladro”.

Le cose non sono andate così, la popolarità del post è stata contornata da commenti di altro tenore, a sorpresa tutti pro-Cracco:

“Con tutti i bar dove potevi prendere tre spremute e due acque sei voluto andare da Cracco in Galleria, e poi pubblichi sdegnato lo scontrino: dovevi pagare almeno il doppio”, scrive uno; “Paghi la location e il nome: dov’è il problema? Nessuno vi obbliga ad andarci. Oppure ci andate per poi scrivere un post e godere per tutti i “mipiace” o “condividiseseidaccordo” che ricevete?”, scrive un altro.

E ancora: “Fai una bella cosa: vai a comprarti succo d’arancia e spremuta al Conad e disconnettiti da Facebook, i prezzi sono esposti, se non ti va bene alza i tacchi e vai”.

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Lontani i tempi in cui bastava pubblicare sui social lo scontrino di un ristorante, preferibilmente condotto da uno chef famoso, per gridare allo scandalo e riscuotere il facile consenso di migliaia di utenti, indignados pure loro.

Carlo Cracco continua a dividere l’opinione pubblica per i prezzi del suo nuovo ristorante, ma oggi il vento sembra essere cambiato, dare addosso allo chef rockstar di turno, specie se stellato, popolare e belloccio, è diventato indice di modesto “saper vivere”.

[Crediti: Corriere Milano]